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Perchè i coinflip sono tutti uguali, ma anche no [VIDEO]

Tra i momenti di "climax" per eccellenza, nel poker, ci sono gli allin preflop in cui si parte in coinflip. Coppia per noi versus due overcards dell'avversario o viceversa, ma con un denominatore comune: metà delle volte il destino ci sorriderà, mentre nei rimanenti casi ci volterà le spalle.

Un saggio del poker italiano come Flavio Ferrari Zumbini lo ripete da sempre: "un coinflip è sempre tale, indipendentemente dal fatto che si decida al flop, turn o river". Da un punto di vista concettuale è un'affermazione inappuntabile, perchè l'azione si è già chiusa e la sorte seguirà - nel lungo periodo - quelle percentuali.

La conseguenza più immediata del ragionamento di Flavio è che bisogna - per quanto possibile - assumere un atteggiamento "zen", accettando con serenità quello che arriverà dal board.

coin_flip

Tutto questo sarebbe semplice, se di mezzo non ci fosse la beffarda varietà con cui la sorte si presenta dinanzi a noi. In altre parole, la "trama" che la dea bendata ha ideato per questa piccola porzione del nostro destino pokeristico.

Nella mente del giocatore, un q q vs a k con a a faccetta sul flop e il nulla cosmico a seguire sarà percepito come molto più sopportabile, rispetto a board come q 10 7 8 2 .

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Tuttavia, sappiamo bene che sono entrambe possibilità comprese nella metà del mazzo che ci è sfavorevole. Non è facile da accettare ma è così, anche se a volte la sorte sembra accanirsi con maggiore crudeltà rispetto ad altre.

Certo ci sono coinflip che si dimenticano e altri che sono più difficili da far cadere nell'oblio. Ad esempio, Tuan Lam starà ancora sognando la notte questi turn e river:

[youtube]https://youtu.be/RX9uIEOmBlo[/youtube]

Il colpo era di quelli che potevano cambiare la storia del torneo, perchè se non si fosse concretizzata quella rocambolesca scala runner runner la situazione tra i due sarebbe tornata in sostanziale equilibrio. Difficilmente avrebbe potuto cambiare la storia del poker, perchè una vittoria di Tuan Lam non avrebbe aggiunto molto al nulla (o quasi) che il trionfo di un "eroe per caso" come Jerry Yang ha significato per il texas hold'em contemporaneo: un campione WSOP destinato a venire ignorato persino da Google, che nelle ricerche gli preferirà sempre e comunque il fondatore di Yahoo.

Jerry Yang
Jerry Yang: un predestinato, anche all'oblio

Non a caso, dall'anno successivo le WSOP avrebbero introdotto la novità dei "november nine", che aggiungeva una forte componente di storytelling e di battage pubblicitario, limitando al massimo i problemi derivanti dall'approdo all'atto finale di personaggi poco interessanti.

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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