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Phil Hellmuth: 34 anni di carriera e non sentirli… il suo segreto? Una donna…

Il poker è un mondo di meteore ma anche di poche (ma longeve) stelle polari. Punti di riferimento che rimangono in vetta per decenni. Chi si è garantito questo status è Phil Hellmuth Jr.

Si può affermare con certezza che la  sua carriera ha avuto inizio il 26 ottobre del lontano 1987 in un torneo No Limit Hold’em a Reno, in Nevada. Il ragazzone di Madison era uno sconosciuto 22enne (due anni dopo vinse il Main Event) che riuscì a classificarsi in the money.

Nel 2021, a 2 settimane dall’inizio delle World Series of Poker, possiamo affermare che Poker Brat sia ancora uno dei giocatori più attesi, visto che è anche il recordman indiscusso della manifestazione con 15 braccialetti vinti.

Insieme a Erik Seidel è senza dubbio il player più longevo tra il lotto dei giocatori vincenti.

Nel 2019 ha chiuso le WSOP Europe al secondo posto nell’high roller €25.500 Mixed Games Championship. E’ stato l’ultimo torneo di livello mondiale targato World Series disputato prima della pandemia, a testimoniare che – al di là dei luoghi comuni che accompagnano il personaggio – sono passati più di 30 anni ed è sempre a lottare tra i più forti nel mondo. Non a caso in quel final table erano presenti Daniel Negreanu e Dzmitry Urbanovich, non proprio il primo gambler che passa per la strada.

Il falso mito di Phil Hellmuth incline al tilt

Non ci vuole molto per capire che bisogna avere una tenuta mentale di ferro per riuscire per 34 lunghi anni a confermarsi a questi livelli.

Un torneista è consapevole che il suo nemico principale sia la varianza e, non è affatto facile, dal punto di vista psicologico, convivere con i violenti swings monetari tipici dei live tournaments. Negreanu, per esempio, non vinceva un torneo da 8 anni. Solo nel 2021 si è sbloccato, eppure è uno dei più vincenti di sempre.

Figuriamoci Poker Brat che gioca ancor meno tornei live del canadese.

Eppure, nell’immaginario collettivo Hellmuth è un giocatore permaloso, con continui scatti di nervi ai tavoli dopo uno scoppio o una mano persa. In 34 anni, incidenti del genere possono accadere però i fatti dicono il contrario: Phil Hellmuth ha una bella corazza mentale o non sarebbe sopravvissuto per 3 decenni.

Alla fine gli apparenti tilt rientrano nella narrativa del personaggio, nulla di più. Non fatevi ingannare.

Il mental game

Il mental game è un termine che va di moda nel poker, ma più di 30 anni fa era utopistico solo pensare di avere un sostegno psicologico per un gioco che, agli occhi della società, era visto come gioco d’azzardo al 100%. Si associava la parola poker solo alle bische e al gambling. Dallo specialista andava chi aveva problemi di dipendenza.

Il punto di vista è cambiato, almeno negli Stati Uniti e tra i players più forti al mondo. Il poker è visto come uno skill game e un gioco puramente competitivo, ma anche come un mental game, una sfida contro gli altri e contro se stessi (la challenge più dura).

Chi è più forte tecnicamente e mentalmente, nel lungo periodo emerge rispetto agli altri. Ed è quello che è successo a Hellmuth.

Come è riuscito Phil Hellmuth a garantirsi un mindset così duraturo?

Il player di Palo Alto era già avanti anche da questo punto di vista più di 30 anni fa e forse sono stati gli episodi della vita (matrimonio con la persona giusta) a metterlo su questa strada in modo inconsapevole.

Chi lo conosce bene, sa che uno dei suoi punti di forza la stabilità mentale nel lungo periodo (ripeto: non fatevi ingannare dalle apparenze e dai tilt teatrali ai tavoli, quelli rientrano nel personaggio televisivo) garantita dalla sua famiglia ed in particolare, da 30 anni a questa parte, da sua moglie: Katherine Sanborn, ritenuta una sorta di mental coach fin dai primi giorni della sua carriera nel post titolo mondiale.

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Phil Hellmuth (photo courtesy of Pokernews)

Sapete cosa fa nella vita la Signora Katherine Sanborn Hellmuth? La psichiatra e la professoressa.

Laureata alla University of Wisconsin Medical School e dopo aver completato il suo percorso nel dottorato alla prestigiosa Stanford University School of Medicine, è oggi ha una cattedra in psichiatria in una delle Università più prestigiose al Mondo.

Phil e Kathy si sono incontrati quando studiavano entrambi nell’ateneo statale del Wisconsin alla fine degli anni ’80, e si sono sposati nel 1990.

La Signora Katherine è oggi Professore Associato in Psichiatria e Scienze Comportamentali proprio a Stanford. La coppia ha due figli e due vite molto impegnate. Come in molte unioni, in 30 anni, ci sono stati anche momenti dificili. Ma alla fine il rapporto si è rivelato molto più forte delle tempeste passeggere

Il rapporto speciale con la moglie, il suo mental coach

A Las Vegas sono convinti che la moglie sia il motore di Phil fuori e dentro i tavoli.

Poker Brat ha ammesso in parecchie interviste di confidarsi spesso con la moglie e di parlare di poker in famiglia.

Lo sappiamo che ha la bocca larga ed ha rivelato parecchi aspetti personali nel suo rapporto di coppia. “non ho mai tradito mia moglie e ne sono molto orgoglioso di questa cosa”.

Ha anche ammesso che ci sono stati dei momenti molto difficili in questi lunghi 30 anni nel libro Poker Brat: “nel 2001-2002 stava per lasciarmi”. Ha rivelato – in una vecchia intervista a Pokernews – di essere stato male psicologicamente in un momento di crisi coniugale e di soffrire di sindrome dell’abbandono. Ma Phil ci ha abituato di essere sempre uscito fuori dalle tempeste più forte di prima.

“Per 27 anni siamo stati super felici” e Phil ha ammesso di aver trovato grazie alla moglie una sua stabilità psicologica importante anche per il poker.

“E’ – ammette Phil – un medico di grande successo e non può stare sempre con me o occuparsi della sua famiglia e dei suoi pazienti. Io l’ho messa su un piedistallo ed ora c’è molta stabilità tra di noi. Quando lavori bene sulla tua relazione coniugale, diventi un uomo migliore ed intelligente”. Una relazione che ha garantito 31 anni si successi per entrambi.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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