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Voulgaris: ‘Non investire in Full Tilt mi è costato 10.000.000$’

Haralabos Voulgaris, di origini chiaramente grecheHaralabos Voulgaris da noi rischia di essere confuso col nome di una pianta officinale, eppure stiamo parlando di un giocatore di poker che in passato con le scommesse sportive ha accumulato una fortuna, togliendosi anche lo sfizio di piazzarsi numerose volte a premio nel circuito WPT, vincendo in tutto al tavolo verde circa due milioni di dollari.

La sua fortuna tuttavia è anche più consistente, tanto che nel 2004 – ma lo rende noto soltanto oggi – è stato molto vicino ad acquisire una quota di minoranza di Full Tilt Poker, affare poi saltato per la pessima impressione che all’epoca gli fece Ray Bitar.

Parlai con Howard Lederer, e mi venne offerto fino ad un 3%. Decisi che sarebbe stato opportuno parlare anche con Ferguson e Bitar, che incontrai parlandoci assieme a cena per tre ore”. Ma il risultato per il canadese fu sconfortante.

Non dimentichiamoci che Bitar era il CEO di Full Tilt Poker, il numero uno almeno in teoria, eppure a Voulgaris diede l’impressione di uno che si trovava a passare lì per caso, se non peggio: “La sua mancanza di perspicacia non era neppure il vero problema, il fatto è che mi fece proprio l’impressione dello stupido, non so se usai proprio questa parola ma ricordo che non sapevo come dirlo con delicatezza a Lederer. Alla fine decisi di non investire in quella che era tutt’al più una compagnia che operava in una zona grigia con a capo un pagliaccio, per quanto duro lavoratore“.

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Nonostante i fatti di neppure due anni fa sembrano avergli dato ragione, in realtà a conti fatti non è detto che le cose stiano esattamente così: “Con gli anni che passavano e gli azionisti che cominciavano a spartirsi i dividendi, fui ampiamente ridicolizzato per la mia decisione, tanto da alcuni dei proprietari che da diversi altri soci”. Ed a conti fatti, non avevano tutti i torti.

Voulgaris stima infatti che non aver investito in Full Tilt Poker gli sia costato un mancato profitto di circa dieci milioni di dollari, e confessa che al netto dello scandalo e in qualche modo del “sollievo” che questo gli abbia procurato, la sua si sia rivelata una decisione finanziariamente sbagliata: “Adesso non ho soldi bloccati sulla poker room, ma uno dei proprietari mi deve comunque una grossa somma di denaro”.

Haralabos però non fa nomi, perché nonostante il curioso cognome che porta è un uomo educato e con stile, che sa bene come sia opportuno raccontare il peccato ma non il peccatore…

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