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Perché noi che sogniamo di tornare a giocare a poker live dovremmo metterci comodi

Lo scoppio della bolla a un vecchio EPT Sanremo è un modo severo (ma giusto) per ricordarvi che certe scene non le rivedremo per un bel po' (courtesy Manuel Kovsca)

D'accordo che siamo tutti ansiosi di tornare alla normalità o a qualcosa che le somigli. D'accordo che il poker live ci manca tantissimo e che l'online, seppure alternativa validissima e sicura sotto il profilo sanitario, manca fatalmente di alcune caratteristiche proprie del poker dal vivo. Le interminabili ore passate al tavolo, l'incrociarsi degli sguardi, il crepitio delle chips che si sfregano una con l'altra creando quel rumore di fondo così unico, il dealer che urla "SEAT OPEN!" ricordandoci che c'è un avversario in meno da battere.

Tuttavia, tra questi elementi che compongono il fascino del poker live, si celano anche i peggiori deterrenti a una sua ripresa. In quanto "gioco sociale" in cui si condividono spazi stretti, carte e fiches, il poker live necessita di parecchi accorgimenti, prima che venga dato un ragionevole via libera.

Intorno all'interrogativo "quando si torna a giocare live?" c'è una enorme confusione e le notizie dagli USA (ma anche dall'Italia) confermano che di certezze, al momento, ce ne sono davvero poche. E quelle che ci sono, non giocano a nostro favore.

Poker live, la situazione in USA

Al momento, negli USA il panorama è piuttosto frastagliato. Mentre ancora si fanno le stime dei danni derivanti dalla chiusura di tutti i casinò statunitensi e di business giganteschi come quello di Las Vegas, si torna a giocare a macchia di leopardo.

Un'improbabile quanto inguardabile soluzione in plexiglass, adottata in Florida

In Florida sono apparse le prime foto di tavoli da 4 giocatori e i separatori in plexiglass tra un posto e l'altro, al casinò di Hialeah, per degli standard piuttosto rigidi che dovrebbero venire adottati a partire da questo fine mese.

C'è chi ha già riaperto ma ha già dovuto richiudere. Ad esempio è il caso del Towers Casino di Grass Valley, in California. La casa da gioco aveva annunciato la riapertura con un'offerta di gioco che comprendeva tavoli di blackjack e di poker cash game. Parliamo di tavoli 9-handed, quindi totalmente fuori da quegli standard che si stanno delineando per il live post-coronavirus. Le foto raccontano di un approccio quantomeno imprudente di staff e giocatori, infatti la riapertura non è durata neanche due giorni: le forze dell'ordine hanno fatto irruzione nei locali, ordinandone l'immediata chiusura.

Sempre dalla California ecco un'altra esperienza imbarazzante. Il portale brasiliano Codigopoker ha pubblicato alcune foto provenienti da Alpine, precisamente dal Casinò Viejas, a testimoniare quanto lunghe siano le file per entrare in questo casinò appena riaperto. Parliamo di uno stato (la California, appunto) in cui ad oggi si registrano otre 81mila contagi e circa 3mila e 300 decessi.

Social distancing nun te temo (courtesy Associated Press)

Una diversa esperienza sembra arrivare invece dal South Dakota, precisamente da Deadwood. Lì il 7 maggio scorso le autorità hanno deciso di riaprire i casinò presenti in città., quattro dei quali con poker room annesse. Le partite offerte inizialmente sono state di $3-50 Spread Limit H0ld'em (una sorta di via di mezzo tra Limit e No Limit).  Proprio oggi le autorità sanitarie hanno reso noto che in tutta la contea di Lawrence (quella a cui fa capo Deadwood) non c'è stato nemmeno un nuovo caso di COVID-19, nelle ultime due settimane. Non si hanno dati relativi all'affluenza nei casinò riaperti, ma è comunque una buona notizia.

E in Italia? Che posto può mai avere il poker live nella Fase 2?

Detto dei tentativi in atto negli Stati Uniti, prima di chiudere diamo uno sguardo alla situazione in Italia. La situazione del poker live nei casinò italiani era già molto problematica ben prima che si scatenasse la pandemia. Circoli e sale hanno invece osservato in maniera pressoché inappuntabile le indicazioni del lockdown.

Adesso è iniziata la fase 2, che per un paese in ginocchio come l'Italia significa provare a rialzarsi e, sulla via del ritorno alla normalità per le vite di ciascuno di noi, dare una spinta per far ripartire l'economia. Molte attività commerciali hanno già riaperto o stanno aspettando di riaprire. Il timore è ovviamente quello di un eccessivo ottimismo, che potrebbe portare o accelerare un'eventuale seconda ondata di contagi. Anche qui nessuno sembra avere la verità infusa, ma in qualche modo bisogna provare a ripartire.

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Due fardelli che il poker italiano è condannato a portare con sé

La voglia matta di lasciarsi alle spalle tutto questo riguarda ogni settore della società e dell'economia. In tal senso anche chi ha business relativi al poker live e al gioco ha diritto a sognare e pianificare una ripartenza. Tuttavia noi che orbitiamo intorno al poker italiano da molti anni sappiamo di non potere ignorare due storici fardelli che siamo condannati a portarci dietro.

Il primo è il vuoto legislativo in materia di poker live fuori dai casinò, auspicato e annunciato un numero indefinito di volte, ma sempre senza risultato.

Il secondo, direttamente collegato con il primo, è relativo alla reputazione che il mondo del poker si porta dietro. Sappiamo bene quanto il poker sia un bersaglio facile e capro espiatorio persino scontato, quando esponenti politici o media generalisti vogliono attaccare il settore del gioco facendo leva su una serie di cliché ancora molto diffusi.

Test clinici dimostrano che fare un titolo anti-poker "triggera" gli anti-gioco come poche altre cose

Per le ragioni appena esposte, leggere notizie di circoli che annunciano la riapertura in questi giorni mette un po' in allarme. Da un lato infatti è legittimo che chiunque sia stato lavorativamente fermo per due mesi abbia smania di ripartire il più presto possibile, e ciò riguarda di fatto anche chiunque abbia o gestisca una sala da poker. "Di fatto" perché comunque i circoli si muovono in un terreno grigio, ma proprio per questo la massima prudenza sarebbe l'atteggiamento più saggio. Se malauguratamente, nonostante tutte migliori intenzioni e le giuste precauzioni prese, un nuovo focolaio dovesse originarsi proprio in un torneo di poker, per il nostro movimento potrebbe essere la pietra tombale. Lo scontato auspicio è che tutto vada liscio e che non si creino nuovi allarmi, ma se proprio ciò dovesse verificarsi, è meglio che accada in altri settori. Detto in altre parole, se per tragica fatalità un nuovo focolaio dovesse originarsi da un evento di poker live, potremmo scordarci qualsiasi riforma o sogno di regolamentazione almeno per i prossimi 50 anni.

Noi pokeristi dovremmo essere maestri di strategia, nei confronti di chi non mastica l'Hold'em. E allora non è forse il caso di foldare e attendere spot migliori?

Un tavolo di Craps, variante dei dadi molto popolare in USA

Il poker, fanalino di coda obbligato

L'amara verità qualcuno sembra averla definitivamente capita. Secondo quanto si legge oggi, nell'ottica di una prossima ripartenza, i casinò della Strip di Las Vegas riapriranno (inizialmente) senza poker. Essendo infatti la priorità assoluta quella della salute pubblica, verranno inizialmente proposti soltanto giochi che favoriscano il distanziamento sociale, a discapito di altri che invece sono più pericolosi, o meglio che rendono più difficile il rispetto dei protocolli richiesti. Il Poker live è tra questi, ma a forte rischio di esclusione iniziale sono anche altri giochi a forte componente sociale, come ad esempio i Dadi e il Baccarat. Così è, se vi pare (e anche se non vi pare).

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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