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Andrea Dato: ‘non mi sento il numero uno in Italia’

andrea-datoE’ un momento positivo per Andrea Dato che a Parigi ha ricevuto uno dei riconoscimenti più prestigiosi: il GPI Player of the Year 2012 per l’Italia. Per onorare al meglio il premio, il pro di Glaming ha giocato da protagonista il Main Event del Russian Poker Tour di Kiev, bollando il final table a seguito di un maledetto scoppio.

Dall’Ucraina Andrea fa un bilancio personale: “E’ una grande soddisfazione ottenere un premio del genere. E’ una sensazione curiosa, è una cosa molto differente rispetto alla vittoria in un torneo. Vincere un award non è proprio lo stesso, preferisco primeggiare in un evento live… lo dico perché ci sono arrivato sempre molto vicino, ma ancora non sono riuscito a strappare la vittoria finale”.

Certo, essere riconosciuto a livello internazionale come il migliore italiano del 2012 è senza dubbio una tappa importante della tua carriera?
“Il Global Poker Index è un indice molto affidabile e come potrei – commenta in modo scherzoso - dire il contrario? E’ un algoritmo che tiene conto di vari fattori importanti: l’entità del buy-in, il numero dei giocatori e calcola il trend degli ultimi tre anni. Penso che sia anche molto utile per il mondo del poker avere un ranking, sono numeri depurati dalla varianza”.

Ti senti il più forte nei tornei live?
“Non penso di essere il miglior giocatore italiano, però il premio me lo prendo volentieri”.

Chi reputi il migliore negli Mtt?
“Se parliamo di live ce ne sono tanti: Rocco Palumbo è un ottimo giocatore di tornei, Castelluccio, Mustacchione… non mi piace fare nomi. Non credo sia plausibile paragonare due giocatori. A mio avviso esiste una prima, una seconda e una terza fascia. Penso di meritare la prima ma di non essere il migliore”.

I tuoi ultimi dodici mesi sono stati molto buoni, soprattutto se parliamo del 2012 e c’è questo decimo posto a Kiev per iniziare al meglio il 2013…
“I risultati del 2012 sono positivi, soprattutto nei primi sette mesi ma poteva essere un trend ancora migliore e lo dico in ottica risultati. Non guardo all’aspetto economico in questo momento della mia carriera: voglio vincere ed inoltre non ho guadagnato così tanto come può apparire. Nel live i costi di viaggio sono importanti ed i guadagni sono molto più esigui”.

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E’ difficile fare il pro in questo momento nel live?
“Senza sponsorship è dura: anche se sei un fenomeno la varianza ti uccide e i costi accessori sono infiniti. Devi giocare online oppure avere uno sponsor, in questo momento sono le uniche strade”.

In Italia, come li valuti gli high stakes nel cash game? E’ cambiato qualcosa?
“Il livello oramai è molto competitivo, tra tutti i regular forti che giocano negli high stakes nessuno ha molto edge sull’altro. Il giocatore che vince di più è quello più costante che riesce a mantenere un buon livello di gioco nel tempo, ma sarà sempre più difficile. Rimane sempre la sfida di giocare contro i migliori, ma i guadagni saranno minori”.

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Hai partecipato per la prima volta al Russian Poker Tour, le tue impressioni?
“Il field è super accessibile, il livello veramente basso rispetto a quello italiano. Non ho voluto forzare molto l’azione, è difficile portarsi via piatti uncontested. E’ più facile aspettare valore e farselo pagare bene. La consiglio come esperienza pokeristica: torneo bello e semplice, trasferta perfetta. E poi amo visitare posti nuovi”.

Giri tutto il mondo, ma qual è il torneo che ami di più?
“Le WSOP hanno un fascino imbattibile: l’atmosfera delle sale del Rio non è paragonabile a nessun altra poker room. L’adrenalina la senti nell’aria”.

Rimpianti e obiettivi?
“Nel 2012 ho fatto circa 40 tornei, mi è successo di alzarmi poche volte e dire: ‘sono soddisfatto per come ho giocato’ ed è quello che vado a cercare a prescindere dal risultato. C’è sempre qualche imperfezione, penso all’IPT di Campione: sono uscito nel day 2 dopo un cooler, ero però soddisfatto, non avevo notato errori in quella circostanza. Nel day 1 del Russian Poker Tour ho fatto troppi errori”.

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Tipo?
“Ho fatto una puntata che non è profittevole a sé stante, ma lo diventa se punti anche al turn e non l’ho fatto… I cambi di marcia in corsa non vanno mai bene”.

Il tuo rapporto con Glaming si sta rivelando vincente: nella trasmissione ‘Come giochi’ oramai sei diventato il professore cattivo…
“Purtroppo o per fortuna, non mi sforzo molto a fare quella parte: mi riesce molto naturale. Voglio solo essere oggettivo  ma non sono cattivo: i concorrenti, nella maggior parte dei casi, sbagliano. Cerco di condire un po’ le cose e rendere il tutto più televisivo, non è un esame universitario ma deve essere qualcosa di divertente. La partnership con Glaming va avanti anche quest’anno, così la trasmissione. Tutto molto positivo”.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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