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Ari Engel, top player antidivo e girovago che sta alla larga dagli high stakes

A percorso netto sarebbe stato senza dubbio l'uomo del giorno, essendo chipleader del tavolo finale di un torneo molto importante. Ma la presenza di Samantha Abernathy - e il fatto di avere il 28,5% di chance di vedere per la prima volta una donna vincere l'Aussie Millions Main Event - ha messo in secondo piano la prestazione di Ari Engel. Poco male, per uno che la ribalta non l'ha mai amata....

Come raccontavamo già lo scorso anno, Engel è un professionista che ha faticato non poco per fare accettare questo lavoro alla sua famiglia, essendo il padre un rabbino ortodosso. La sua carriera è dunque stata sempre caratterizzata da qualcosa da dover dimostrare, naturalmente improntata verso la moderazione in un ambiente che certo non la facilita.

Difficilmente infatti vedrete mai Engel nei super high roller, live come online. Il perchè lo ha rivelato in una recente intervista lo stesso player: "Ho avuto un'educazione sobria, conservativa, sono stato allevato alla parsimonia perciò evito di spendere denaro che non ho."

Non che la sua sia una carriera aliena da errori, ma alcuni sbagli nei primi tempi sono bastati per riportarlo sulla retta via: "Persi gran parte del mio guadagno giocando partite high stakes. Oggi gioco livelli più bassi, e preferisco giocare con giocatori di livello inferiore rispetto a quanto potrei ambire, ma questo mi protegge dall'andare rotto".

Tradotto in termini pratici, questo atteggiamento ha portato Engel a un piccolo record: con 7 anelli è al secondo posto nella speciale classifica di più tornei vinti nel WSOP Circuit, circuito satellite delle World Series che frequenta regolarmente.

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Engel in un evento di qualche anno fa al Borgata di Atlantic City
Engel in un evento di qualche anno fa al Borgata di Atlantic City

I primi soldi li fece spillando bevande durante le partite dei Chicago Cubs, quindi il poker diede una svolta alla sua giovane vita, che è sempre stata itinerante. "Essendo papà un rabbino impegnato in giro per il mondo, ho girato molto fin da bambino. Sono nato in Canada ma ho vissuto in Australia e Israele." Oggi Ari, che è provvisto sia della cittadinanza USA che di quella canadese, continua con quello spirito nomade che ricorda un po' quello di Faraz Jaka: "Da tre anni vivo con uno zaino e due trolley sempre pronti, giro di hotel in hotel e prendo auto in affitto."

Oltre al gioco, Engel è stato ed è un eccellente coach, ma non crede che questo tipo di attività abbia poi contribuito così tanto a indurire il field: "Sì, un po' mi preoccupa il fatto che la competizione si sia indurita, ed è capitato che qualche mio ex allievo mi abbia buttato fuori da qualche torneo, ma questo fa parte del gioco. Ho tenuto diversi camp e aiutato diversa gente a migliorare, ma non l'ho fatto per beneficenza! Il poker non dà garanzie in senso stretto, mentre il coaching ti consente un'entrata fissa. E poi molti ragazzi che ho coachato sono passati dal perdere molto a perdere poco all'anno, ma non sono così preoccupato. Ero un giocatore migliore di tutti quelli che ho coachato, ci sta che un paio di questi siano diventati migliori di me".

Intanto, Ari si prepara all'appuntamento più importante della carriera. Ad oggi, la sua migliore vincita live è di 177mila dollari, ottenuti con una vittoria in un torneo a Punta Cana, nel 2014. Domani partirà da chipleader dei 7 rimasti a caccia di un titolo che vale 1,6 milioni di dollari australiani, ovvero poco più di 1,13 milioni di bigliettoni verdi americani. In senso stretto, gli basterebbe arrivare sesto per ottenere la più alta vincita in carriera. Ma anche un ragazzo cresciuto a "pane e parsimonia" di certo non si accontenterebbe, arrivato a questo punto...

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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