Lo scorso anno, di questi tempi, chiudeva il Main Event WSOP con una spaventosa chipleading, guadagnandosi stupore, fama improvvisa, e qualche sghignazzo: pochi mesi dopo Darvin Moon fu capace di onorare a pieno il proprio final table, dovendo cedere solo di fronte a Joe Cada e vincendo 5.182.000 $. Ma lui pare proprio non essersene accorto.
Il boscaiolo più famoso degli Stati Uniti continua a lavorare nella propria compagnia del Maryland, vivendo sempre nella stessa casa con la propria moglie, che a propria volta ha continuato a portare avanti il suo lavoro. Berretto calato in testa e polo casual, se non fosse per quanto accaduto lo scorso anno Darvin Moon nelle sale del Rio passerebbe completamente inosservato.
Di certo, il mondo del poker è abituato a ben altri personaggi, mondani e capaci di concedersi nei modi più disparati, ma lui è di tutt’altra pasta e lo si era capito fin da subito: in questa edizione delle WSOP ha giocato solamente il Main Event, ed anche nel corso dell’anno lo si è visto pochissimo. E' uscito nella notte, mandando i resti con top pair su un flop monotone e trovando l'avversario con AA: poco male, il torneo della vita lui l'ha già vissuto.
Ha investito parte del denaro vinto in alcuni immobili, ma è tornato a lavorare assieme ai suoi operai – seppure non tanto quanto prima – con cui ha diviso le proprie fatiche per 25 anni e che non si è sentito di lasciare senza lavoro, abbandonando tutto. Non sarà un grande giocatore, ma Darvin Moon sembra un uomo col cuore al posto giusto, o più semplicemente una persona capace di avere priorità e desideri diversi da quelli suggeriti dal mondo.
Non lo voleva neppure giocare quel Main Event – vinto in un satellite live da 130 dollari – perché 10.000 dollari per lui erano una cifra importante: ha avuto coraggio, moltissima fortuna, e adesso è in grado di raccontare tutta un’altra storia. O forse no.
Perché pare che ci siano davvero persone che il denaro – quello vero, sognato e rincorso da molti e solo nei sogni da tutti raggiunto – non riesce a cambiare come ci si aspetterebbe, come forse cambierebbe anche noi. E Darvin Moon – giusto o sbagliato che sia, davvero poco importa - pare essere una di queste.