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La storia dell’EPT di Barcellona, da Pagano a Mazzia, passando per Ivey, Antonius e i grandi numeri

Tra i tornei che aprono la nuova stagione del poker live internazionale, il fiore all’occhiello di questi giorni è rappresentato dall’European Poker Tour che ha aperto i battenti questi giorni a Barcellona, inondata da giocatori di tutte le nazionalità. 

La capitale catalana è sempre stata una delle mete preferite dai nostri connazionali, sia per il richiamo turistico che Barcellona esercita, sia per l’organizzazione dei tornei, vero e proprio specchietto per le allodole degli appassionati di poker. 

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La vittoria di Kanit al 10k HR del 2015

Chi ha trascorso l’ultimo decennio, o anche qualcosa in più, frequentando questo tipo di tour, ricorderà con una certa nostalgia i tempi che furono, costellati di risultati a noi favorevoli, oltre che di tavoli finali molto spettacolari formati da protagonisti che hanno segnato la storia del poker internazionale.

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Tornando indietro con la memoria, non ci si può dimenticare di uno dei primi risultati di Luca Pagano che partecipò con profitto alla prima stagione dell’EPT, quando chiuse la sua cavalcata al terzo posto dietro allo svedese Alexander Stevic e all’irlandese David O’Callaghan, costruendosi un vero e proprio trampolino di lancio che gli anni a venire lo portarono a vestire il doppio ruolo di giocatore e organizzatore. 

Daniele Mazzia

Nella seconda stagione si mise in mostra un acerbissimo Dario Alioto, che conquistò un tavolo finale al termine del quale chiuse settimo, alle spalle di, udite udite, due giovani e per allora, aggressivissimi, Patrick Antonius, terzo e Gus Hansen, quinto.

Phil Ivey e Jeff Lisandro misero la loro firma al Main Event della terza stagione, quando, nel 2006, gli iscritti cominciarono ad essere 480, mentre, in quella successiva vinta dalla meteora danese  Sander Lyloff, cominciava ad affacciarsi alla ribalta il nostro Alessio Isaia, pronto a mettere avversari tra incudine e martello e guadagnarsi il soprannome de “Il Fabbro”. 

I 619 iscritti dell’apertura di stagione del 2008, incoronarono il tedesco Seb Ruthenberg, tedesco che vinse precedendo, tra gli altri, Davidi Kitai e Daniele Mazzia, rispettivamente terzo e quarto, mentre in quella successiva, una delle poche in cui Barcellona non inaugurò il tour, gli italiani non si fecero esattamente onore, lasciando la vittoria nelle mani di Carter Phillips.

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Alzi la mano chi si ricorda, invece, Francesco Notaro, ottavo assoluto dell’EPT del 2010, in cui fecero deep run Bognanni e Longobardi, fermatisi rispettivamente al 15° e 16° posto, prima di cadere in altre due stagioni anonime, l’ottava, quando Frederik Jensen chiuse primo senza italiani al Tavolo Finale e la nona, dominata da Mikalai Pobal che sconfisse i finnici Sahamies e Jouhkimainen. 

La stagione numero 10 è già storia recente e, se non è esattamente nella memoria di tutti il primo posto dell’inglese Middleton, forse qualcuno ricorderà l’exploit di Luca Fiorini, quarto, mentre molto più vivo nei ricordi è certamente il quarto posto di Andrea Dato del 2014, quando nacque la stella di Hossein Hensan, recente vincitore del Main Event delle WSOP 2019.

La vittoria di John Juanda della 12^ stagione è ricordata per la fiumana di giocatori che partecipò a quell’evento, 1.694, battuto, almeno come presenze, dai 1.785 dell’anno successivo, quando il giovanissimo polacco Sebastian Malec, si sciolse in un pianto clamoroso dopo la vittoria in heads up sull’israeliano Uri Reichenstein.

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Sebastian Malec (Courtesy PokerStars & Neil Stoddart)

L’ultimo vincitore dell’EPT di Barcellona risponde invece al nome di un altro polacco, quel Piotr Nurzynski che schienò un field di 1.474 players, portando a casa il trofeo dopo l’heads up vittorioso condotto in porto contro il cinese Haoxiang Wang. 

In effetti è da un po’ di tempo che il Main Event non regala gioie ai nostri, per trovarle dobbiamo andare a ravanare tra side event e high roller, ma non possiamo permettercelo per tempo e spazio. Rimane solo la speranza che, dopo il “delirio-Sammartino” dell’estate appena trascorsa, qualche altro giocatore possa farci passare nuove notti magiche. 

"C'è chi pensa che sia impossibile prendere parte a tutti i tavoli finali dei tornei a cui si partecipa. Questo è vero per tutti. Tranne per chi li racconta".
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