Garry Kasparov, indiscusso campione del mondo di scacchi dal 1985 al 1991 per l’allora Unione Sovietica e poi ancora fino al 2000 sotto la bandiera della Russia, è recentemente tornato a parlare della sua esperienza con i diversi software messi a punto nel corso degli anni per rendere i personal computer giocatori più forti di quelli in carne ed ossa.
Ed ammettendo che i programmatori fallirono nell’intento perchè non riuscirono a creare un’applicazione in grado di pensare come un essere umano, la sfida ora sarebbe invece passata al poker - fenomeno di carattere mondiale perchè capace di attirare milioni di nuovi giocatori grazie alla semplicità delle regole di base.
“Tutti i sogni di creare un’intelligenza artificiale, che potesse arrivare a comprendere anche le più piccole sfaccettature degli scacchi, sono stati definitivamente abbandonati. La produzione di software continua comunque, ma l’approccio rimane sempre uguale a quello sviluppato tra gli anni 60 e 70, ossia di arrivare a scegliere la mossa più adatta rovistando in un database di milioni di possibilità precedentemente inserite.”
Ma Kasparov è anche conscio del fatto che la domanda di mercato per un simile prodotto è ormai alquanto bassa e che, in fondo, programmi con sistemi “a forza bruta” - che utilizzano cioè un algoritmo di risoluzione di un problema che verifica tutte le soluzioni teoricamente possibili fino a trovare quella effettivamente corretta – vanno più che bene per le esigenze attuali. Perchè investire altro denaro per qualcosa che funziona egregiamente? Nuovi stimoli, verso lo studio della riproduzioni elettronica di fenomeni di pensiero umano, potrebbe allora arrivare direttamente dal Texas Hold’em o da alcune delle varianti al gioco principali.
“Attualmente il poker è ovunque. Il sogno di molti di poter vincere premi milionari o di finire in TV costituisce una spinta troppo forte verso questa ormai popolare forma d’intrattenimento. E mentre gli scacchi hanno la peculiarità di essere un gioco a informazioni complete, e quindi facilmente suscettibile di elaborazioni al computer, il poker invece ha carte nascoste e stack variabili. Presenta dunque elementi di aleatorità che ne farebbe un’attività basata sostanzialmente sulla psicologia umana e quindi apparentemente invulnerabile alle incursioni dei software per il gioco automatico.”
Ma in realtà, avverte Garry Kasparov, menti geniali come ad esempio quella di Jonathan Schaeffer – inventore del programma per risolvere il gioco della dama – sarebbero già da tempo al lavoro sul poker, con prototipi di giocatori computerizzati in grado di destreggiarsi sempre meglio anche contro gli avversari umani più forti.
“E se quindi con gli scacchi si è ormai persa ogni volontà di creare e rinnovare, ben venga allora il poker se può aiutare alcuni ad imparare di nuovo che per ottenere certi risultati bisogna necessariamente correre dei rischi e non semplicemente rifarsi a quelle che sono le esigenze di mercato.”