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Gus va matto per il calcio

Al Bellagio sta dando spettacolo. Come sempre. Gus Hansen è fra i chip leader del World Poker Tour Championship 2008, il torneo che si svolge al Casinò di Las Vegas dove giocano i più forti del mondo. Gus domina, con il suo stile aggressivo e mai banale. È una delle stelle mondiali del Texas Hold’em, anche se gli manca ancora un braccialetto alle World Series. Ma lui per ora non ci pensa. A tutto marzo 2008 le sue vincite ammontano a 5.410.926 dollari, cifra che gli permette di attestarsi al 27esimo posto nella classifica dei guadagni di tutti i tempi. Mica male…


Hansen, prima di diventare professionista di poker è stato un campione di backgammon. Ci sono caratteristiche o aspetti tecnici che l’hanno aiutato nel poker?

"No! Sto scherzando… In effetti ci sono degli aspetti in comune in questi due giochi che mi hanno aiutato a trasferire le mie abilità dal backgammon al poker: ci vuole una certa mentalità matematica, il saper calcolare le percentuali di un certo evento, ci vuole molta analisi del gioco, molta esperienza e una profonda capacità di concentrazione. Negli ultimi 15 anni ho giocato molto backgammon e moltissimo poker, e questo mi ha aiutato molto"


Il suo stile è unico: crede di aver condizionato il modo in cui si gioca oggi a texas hold’em?

"Beh, sono conosciuto come un giocatore piuttosto eccentrico. A dire il vero credo sia stata la televisione a voler dare di me questa immagine, cioè di quello che giocava con carte come 4-2 off-suited (non dello stesso seme, ndr.). Ed è vero, mi è capitato di giocare con quelle carte, ma erano situazioni particolari in cui la giocata era corretta. Oggi il gioco è molto diverso rispetto a prima, molto più aggressivo. La gente gioca molte più mani, forse perché hanno visto me farlo con successo in tv, ma sicuramente anche grazie al boom di internet: i ragazzi che giocano online vedono che a volte conviene giocare anche mani che non sono un granché, ma sempre in maniera piuttosto aggressiva. Ecco, vedendo me hanno imparato a essere più aggressivi"


Quali sono i giocatori che rispetta di più, o che teme?

"Non credo di aver paura di qualcuno in particolare. Ci sono sicuramente alcuni giocatori che rispetto per il loro gioco. Phil Ivey è molto bravo in tutte le sfaccettature del poker. Stimo anche Patrick Antonius, ma gli manca ancora qualcosa nei tornei. Tutti commettiamo degli errori ovviamente, ma Patrik può migliorarsi molto nei tornei"

Credi che sia importante studiare sui libri per diventare davvero bravi?

"Come detto prima, l’esperienza è un fattore molto importante. Quando si gioca è poi fondamentale analizzare le mani che abbiamo giocato, prendere spunto dai libri, dagli altri giocatori, e quindi trarre vantaggio anche dall’esperienza altrui. Ci sono moltissimi libri in circolazione e io non condivido tutte le idee che in questi vengono espresse. Non farò nomi, ma alcune di queste idee sono quantomeno “opinabili”, per cui non mi esprimo sul vantaggio che si possa avere nel leggere alcuni libri. A volte sarebbe molto meglio analizzare personalmente le situazioni: sedetevi con un vostro amico e guardatevi le mani che avete giocato. Cercate sempre di capire cosa avreste potuto fare di meglio in una determinata situazione per ottenere un risultato migliore di quello che avete ottenuto. Detto questo, sta arrivando un libro veramente molto buono (ride, ndr.). Si tratta di “Gus Hansen – Every hand revealed” . E’ un libro per tornei dal vivo. Si tratta dell’analisi di un torneo dal suo inizio alla fine: ho portato con me un piccolo registratore e descrivevo ogni mano a cui prendevo parte. Da 750 giocatori a uno solo, e fortunatamente quel giocatore ero io (si tratta dell’Aussie Millions di Melbourne 2007, ndr)! La cosa innovativa di questo libro è proprio l’analisi diretta delle mani in cui ero coinvolto con i miei ragionamenti a caldo: a volte corretti, a volte stupidi ma comunque sempre originali e dritti al cuore della questione, con un’analisi profonda delle situazioni. Credo sia un libro adatto sia per i principianti che per i giocatori più esperti".

Perché ci sono in giro così tanti ragazzi scandinavi in gamba nel poker?

"Penso sia un discorso simile al backgammon, dove la Danimarca è forte. In Danimarca il backgammon è una tradizione, quasi tutti ci giocano e sono forti. Molti giovani giocano, studiano, analizzano, e questo è un buon modo per migliorare. E la stessa storia col poker: in Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia, ci sono molti giovani che giocano e diventano forti. Ovviamente ci sono giovani bravi in tutto il mondo. Ma ci sono molti scandinavi che amano studiare, giocare, analizzare, migliorarsi, muoversi nelle giuste direzioni. Ed è questa la ragione per cui ne vediamo sempre tanti fare bene nei tornei".

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Nella sua carriera manca un braccialetto alle world series. Quanto darebbe per averlo?

"E’ sempre bello vincere un torneo. Per me, che si chiami WSOP, WPT o EPT non fa molta differenza. E’ un torneo di poker. Ti siedi, vedi un sacco di facce conosciute, molte altre nuove, e come ogni altro torneo vi prendi parte per vincerlo. Quindi, vorrei fortemente vincere un torneo WSOP, ma allo stesso modo mi sarebbe piaciuto vincere un EPT come l’ultimo di Montecarlo. Ma non investirei nulla per un braccialetto WSOP, piuttosto che un EPT o un titolo WPT. Io voglio giocare tornei, farlo bene, prendere le giuste decisioni, arrivare al tavolo finale. Che poi sia per vincere un trofeo, un braccialetto o un orecchino non fa molta differenza per me".


Il suo sito, Theplayr.com, è ora online anche in italiano. Quale è il suo rapporto con gli italiani e l’Italia?

"Il mio italiano fa schifo! Non capisco una parola, cerco di bluffare… non so se capisci cosa intendo… ma non ci azzecco quasi mai! ThePlayr.com nasce in Danimarca, da ragazzi danesi, e io ne sono il contenuto principale… riporta molti dei miei pensieri, segue dove gioco, come vado nei tornei. Quido consigli, pongo domande e quiz sul forum,a cui la gente può rispondere e molto altro, per cui il mio rapporto con l’Italia è ok. Non so se dovrei dirlo, ma io negli anni 90 tifavo Milan. Spero che questo non faccia arrabbiare altri tifosi: mi piace il calcio, mi piace guardarlo e giocarlo. So che in Italia si è pazzi per il calcio per cui questo è già un buon inizio no?"


Qual è il tuo consiglio ai giocatori italiani?

"Ho visto alcuni giocatori italiani che sicuramente hanno bisogno di migliorare e giocatori italiani forti, come Luca Pagano che fa già molto bene. Il boom del poker è arrivato prima in Scandinavia, e ora sta esplodendo in Italia. Come tutte le cose all’inizio c’è bisogno di fare esperienza, il poker è un gioco di esperienza, si deve imparare un po’ di matematica, analizzare gli avversari, fondamentalmente si devono giocare molte mani di poker, leggere un gran bel libro… Questo è un modo per migliorare e vincere. Ci sarà molto poker nel futuro dell’Italia, ne sono sicuro!".

Fonte:gazzetta.it

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