Ci risiamo. I campionati italiani di "dagli addosso al poker" sono ricominciati. Non sono bastati un parere del Consiglio di Stato e una - ancorche' severa - circolare del Ministero degli Interni. Non e' bastata la regolamentazione del poker online. Non sono bastati (e nessuno si illudeva in merito) i recenti e continui successi di giocatori italiani in eventi di rilievo internazionale, a testimonianza di un movimento in crescita costante.
Come se nulla di tutto questo fosse successo, l'altro ieri il deputato leghista Massimo Poliedri ha presentato un emendamento, all'interno del DL "Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale". Tale emendamento richiede di inserire il texas hold'em nella tabella dei giochi proibiti all'interno del famoso TULPS, il Testo Unico Sulle Leggi Di Pubblica Sicurezza.
La richiesta dovrà ora essere discussa, anche se appare chiaramente in controtendenza con i recenti orientamenti palesati da Consiglio di Stato e Viminale. Anzi, i sempre più disorientati operatori del poker "live" stavano aspettando la circolare che sancisse i limiti entro i quali il poker è da considerarsi attività lecita, dando quell'orientamento univoco per tutte le Questure d'Italia, come esplicitamente auspicato dal Consiglio di Stato.
Invece arriva una nuova, seppur apparentemente solitaria, crociata anti-poker. La solita crociata miope, che finge di non vedere quanto lo Stato stesso cerchi di invogliare il cittadino-utente a spendere i propri soldi nei vari lotto, enalotto, bingo, grattaevinci...Tutti giochi "legali", ma nessuno dei quali richiede alcuna abilità, essendo basati esclusivamente sull'alea.
Quando però l'argomento è il poker (meglio se "dal vivo"), allora ecco che riaffiorano espressioni altisonanti e gravi come "attentato all'equilibrio della famiglia", "pericolo di dissolvimento patrimoniale" e altri rischi sociali che sembra si paventino solo con il texas hold'em, paradossalmente l'unico gioco - tra quelli menzionati - in cui l'abilità può avere la meglio sulla fortuna.
Intanto è dell'altro giorno l'ennesima notizia da prima pagina di un blitz in un circolo torinese, con sequestro di chips, soldi e denunce a tutto spiano. Nelle prevedibili sintesi giornalistiche, anche questo circolo è stato definito "bisca". Ma a questo punto ci e vi chiediamo: se lo Stato non fissa un chiaro confine - come a più riprese auspicato da tutti - definendo ciò che è lecito e ciò che non lo è, quante persone rispettabili dovranno vedersi ancora trattate come criminali della peggiore risma?
E' innegabile che si sia qualche mela marcia in giro. E' però altrettanto vero che la stragrande maggioranza delle persone che si riversano nei circoli per giocare un torneo di poker sono individui assolutamente normali, legati da una passione che è anche importante occasione di aggregazione sociale. Ma in una siffatta situazione di "vacuum legis", è davvero irreale la percentuale di persone che potrebbero beccarsi una ridicola denuncia per gioco d'azzardo.