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Patrick Antonius: "non ho mai perso l'istinto dei primi anni, ma ora è difficile"

È stata una figura tra le più presenti del poker che fu per nuove e vecchie generazioni di giocatori; uno di quelli il cui nome non manca mai quando si parla di innovazione del gioco moderno. 

Patrick Antonius, finalndese, 38 anni e solita faccia da super bello del panorama pokeristico mondiale, le cui sfide online di qualche anno fa sono state oggetto di discussione tra chi ha cercato di svelare le dinamiche di un gioco dove le informazioni sono fondamentali, è tornato a far parlare di sè dopo un periodo non esattamente foriero di soddisfazioni. 

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Patrik Antonius (photo courtesy of PokerNews)

Il suo ritorno nelle scene internazionali è coinciso con un nuovo feeling ritrovato coi tornei High Stakes. 

Le capacità pokeristiche del bell’Antonio sono sempre state accostate più al cash game che ai tornei, quelle che abbiamo osservato per tanto tempo nei passaggi televisivi e online di trasmissioni come Poker After Dark, in cui venivano riprese a larga mano sfide con altri giocatori conosciuti, Gus Hansen, Mike Matusow, Doyle Brunson e un Daniel Negreanu d’annata, per citarne solo alcuni.

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I tornei hanno smesso di avere un ruolo importante nella carriera pokeristica di Antonius fino all’inizio del 2018, quando, allo start di una sorta di crescendo rossiniano, il finlandese ha messo a segno colpi per circa 5 milioni di Dollari, molto vicini, nell’arco di un anno e mezzo, ai 7 milioni guadagnati prima della sua decisione di abbandonarli, quasi del tutto, per dedicarsi al cash game, intorno al 2014.

C’è da considerare, va da sè, il periodo storico che il gioco sta attraversando: la possibilità di giocare i tornei High Stakes è decisamente aumentata ed è più facile raggiungere certe cifre rispetto a un tempo.

Dall’altra parte è proprio il finlandese, intervistato da CardPlayer.com, a riconoscere che, rispetto a qualche anno fa, i giocatori di ogni disciplina hanno una caratteristica innovativa: fanno parte di un field estremamente eterogeneo. 

Secondo Antonius è più difficile inquadrare il gioco dei suoi avversari in quanto, a parte che lo studio e l’analisi si sono fatti più serrati e quindi le partite sono molto più cerebrali e complicate di un tempo, i rivali non sono mai gli stessi come capitava qualche anno fa.

Questo è visibile soprattutto nelle partite online: il field è più duro rispetto al live dove qualcosa di “morbido” di può ancora trovare scegliendo accuratamente partite e tornei a cui si partecipa. 

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Eppure la caratteristica di reinventarsi del finnico sembrerebbe non avere fine. È lui stesso ad affermare che le teorie di studio più moderne vengono sempre affiancate a quelle istintive che si porta dietro fin dagli inizi.

 

Uno dei passaggi più interessanti dell'intervista al finlandese, è stata la curiosità cresciuta attorno all'introduzione di un clock particolare al torneo organizzato proprio da Antonius, un challenge che porta il suo nome, peraltro vinto da lui stesso. La particolare funzione di questa tipologia di "Timing", permette ai giocatori di utilizzare frazioni di tempo sempre maggiori mano a mano che il colpo si sposta verso il river.

Potrebbe essere un'innovazione interessante da utilizzare anche nei circuiti maggiori.

Staremo a vedere.

"C'è chi pensa che sia impossibile prendere parte a tutti i tavoli finali dei tornei a cui si partecipa. Questo è vero per tutti. Tranne per chi li racconta".
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