In base alle ultime e recenti indiscrezioni sulla bozza del regolamento del poker live, il rake previsto sarà del 3% più una ritenuta alla fonte a titolo di imposta del 20% sul montepremi netto, effettuata dal concessionario. Ci sono inoltre le spese dell’organizzazione che sono extra.
In questo modo, il conto rischia di essere molto salato per i giocatori. Come abbiamo analizzato nella giornata di ieri, non è solo il buy-in elevato a 100 euro, il motivo principale della bocciatura del Consiglio di Stato (CdS) ed il regolamento così concepito difficilmente potrà rendere il mercato funzionante.
Lo stesso organo amministrativo ha criticato apertamente l’impianto dell’articolo 7, comma 1 del regolamento: “nel condividere il favorevole avviso circa l'applicabilità alla fattispecie in esame della ritenuta alla fonte a titolo di imposta, prevista dall'articolo 30, secondo comma del DPR n. 600/73, non può sottacersi comunque la perplessità derivante dalla constatazione circa l'obiettiva differenza che verrebbe a crearsi con l'aliquota di imposta prevista per i giochi di abilità a distanza, fissata in misura pari al tre per cento della somma giocata ai sensi dell'articolo 38, comma 1 del d.l. n. 223/2006 convertito dalla legge n. 248/2006”.
Una stoccata pesante da parte del Consiglio di Stato nei confronti del testo del futuro regolamento. In questo modo i giocatori verrebbero penalizzati, considerando anche le spese dell’organizzazione. L’articolo 7, secondo le indiscrezioni di GiocoNews, prevede come detto “un compenso per il concessionario pari al 3% della somma dei diritti di partecipazione acquistati dai singoli giocatori per ogni torneo”, specificando che “sulla parte rimanente destinata ai primi assegnati ai vincitori, è applicata una aliquota del 20% quale ritenuta alla fonte a titolo di imposta effettuata dal concessionario”.
Inoltre desta molti dubbi il seguente passaggio: “l'importo del compenso del concessionario non comprende le spese sostenute per l'organizzazione del torneo”. Proprio per questo motivo il Consiglio di Stato suggerisce: “potrebbe essere opportuno un approfondimento sul limite massimo percentuale delle spese sostenute per l'organizzazione del torneo, eventualmente definendolo nella stessa concessione”.
Ma sono anche altri gli aspetti da valutare: difficile che una poker room possa sopravvivere organizzando solo un torneo al giorno con buy-in massimo a 30 euro, senza la possibilità di ospitare sit-and-go e side events. In questo modo le spese per l'organizzazione di ogni singolo evento sarebbero ingenti. Il legislatore ha voluto escludere il fine di lucro ma in questo caso per giocatori e concessionari il bagno di sangue è annunciato, ancor prima di partire. Il regolamento è figlio di una legge (la Comunitaria) che si muove su presupposti sbagliati in toto e questo peccato originale rischia di rovinare in maniera definitiva il mercato.
Luciano Del Frate