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Poker online: due italiani su tre non rinunciano alle .com

A qualcuno sembrerà la scoperta dell'acqua calda, ma il dato che vuole oltre il 65% dei giocatori italiani continuare a giocare a poker online sulle .com è qualcosa che non sorprende nella sostanza, quanto nelle proporzioni.

Certo, il nostro ultimo sondaggio non vuole avere pretese pari alle rilevazioni demoscopiche effettuate su larga scala, ma se i due terzi dei 4368 votanti ammettono di continuare tranquillamente a giocare sulle .com, allora bisogna cercare di scomporre ed interpretare questo dato.

La netta maggioranza degli utenti che hanno risposto al nostro sondaggio "Quanti conti di gioco hai online?" (2564 pari al 58,7%) afferma infatti di possedere più account di gioco, divisi tra poker rooms italiane regolarmente licenziate AAMS e le altre, che si suole genericamente indicare come .com e che non hanno alcuna autorizzazione da parte dello Stato, seppur tra di esse vi siano aziende storiche del settore che hanno costruito nel tempo una valida reputazione sul mercato internazionale. Ma questa è un'altra storia...

Il dato sopracitato, sommato a quello relativo alle risposte "solo uno e su .com" (3,7%) e "diversi e tutti su .com" (3,3%), dice che il 65,7% del totale dei giocatori - per dirla in estrema franchezza - se ne infischia di divieti, oscuramenti e tutti i deterrenti messi finora in atto dai Monopoli di Stato per cercare di arginare il fenomeno del cosiddetto "mercato sommerso".

D'altra parte, il rovescio della medaglia dice che il 93% dei giocatori italiani ha almeno un conto su una poker room italiana, dato anch'esso abbastanza eloquente. La possibilità di giocare con la tutela di un regime concessivo e con la sua regolamentazione alle spalle, è dunque un qualcosa a cui nessuno intende rinunciare. Pur con tutti i suoi difetti (che significa margini di miglioramento, ndr), indubbiamente il modello italiano è un esempio che sta facendo scuola in diverse parti d'Europa, e le vicende legate al black friday ci dicono che un certo tipo di mercato ".com" - come si è visto fino ad oggi - ha fatto il suo tempo, e dovrà giocoforza fare i conti con una nuova serie di istanze e di compromessi con gli Stati nazionali.

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In questo senso forse la verità sta nel mezzo, e forse la crescita dei vari mercati nazionali (trainati anche dall'esperienza italiana) porterà alla ricerca di sinergie e - perchè no? - al più volte vagheggiato regime tassativo unico europeo che dia il "la" alla creazione di un mercato ".eu" il quale, con la crisi di fatto del versante americano, potrebbe diventare facilmente il mercato principale del pianeta. Sogni, per ora.

Se vuoi vedere nel dettaglio dei risultati, vieni nella pagina dei nostri sondaggi, e magari rispondi anche al nostro ultimo in home page: "Se ti dovessero regalare una "lezione di poker" quale argomento preferiresti?"

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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