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Poker online USA: le accuse del Dipartimento di Giustizia

preet-bhararaLa clamorosa notizia sulla confisca da parte del FBI dei domini dei principali siti di poker online degli Stati Uniti ha fatto il giro del mondo e nella notte, il Dipartimento di Giustizia ha reso noti i motivi dell’ offensiva giudiziaria mossa nei confronti dell’industria dell’egaming nel Nord America. Secondo il New York Times, due persone sarebbero già state arrestate nella giornata di venerdì. Gli indagati sarebbero undici.

PokerStars.com, a poche ore dal blitz,  ha deciso di sospendere l’accesso al gioco ai players americani per quanto concerne i giochi real money. Il problema riguarda principalmente le transazioni bancarie negli Stati Uniti e la violazione delle norme UIGEA. In tutti gli altri paesi del mondo non si sono riscontrate problematiche (se non l’oscuramento della home page dei siti) ed i players hanno continuato a giocare  in modo regolare sulle piattaforme, accedendo alla lobby senza alcun ostacolo.

Nessun problema per mercati regolamentati come quello italiano e francese, ben lontani dalle vicende americane e svincolati dalle logiche del circuito internazionale dei siti .com.

dipartimento-giustiziaRitornando invece negli Stati Uniti, in base alle tesi dei procuratori, i proprietari dei tre maggiori web-site di poker, sarebbero accusati di frode bancaria, riciclaggio di denaro e reato di gioco d’azzardo. Accuse che andranno provate nelle sedi competenti. D’altro canto è nota da tempo la posizione dei siti online che sostengono che il poker non sia gioco d’azzardo, come riconosciuto a livello legale dai Governi di molti paesi occidentali, tra cui proprio l’Italia e la Francia.

Non a caso, queste room non hanno mai allargato il loro business ai casinò online o altri giochi di sorte, ritenendo solo il poker uno skill game. Furiosa la reazione di Alfonse D’Amato, presidente della PPA (associazione dei players): “A nome dei milioni di giocatori di poker in tutto il paese, siamo scandalizzati dall’azione intrapresa dal Dipartimento di Giustizia contro le compagnie dell’online e continueremo a lottare affinché gli americani abbiano il diritto di giocare. Il poker non è un crimine e non deve essere trattato come tale. Al momento stiamo raccogliendo tutte le informazioni disponibili per elaborare un’analisi dettagliata”.

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La battaglia legale sta per iniziare. Nel frattempo, il procuratore di Manhattan Preet Bharara sostiene che “queste società hanno ingannato le banche statunitensi, facendogli credere che i flussi di denaro fossero regolari. Da anni è in vigore negli USA una legge che vieta a questi siti di raccogliere denaro, ma non è mai stata rispettata”.

dollari-poker-onlineSecondo il teorema accusatorio “le società di poker online accettavano i versamenti dai giocatori americani, giustificandoli con le banche, come semplici transazioni commerciali o di servizi”. In realtà era il ‘segreto di Pulcinella’ per tutti, non a caso la normativa UIGEA, approvata nel 2006, è stata effettivamente applicata solo nel 2010.

Già nel 2009 però qualcosa era cambiato secondo il Dipartimento di Giustizia: “Le banche al tempo hanno iniziato a rilevare la presunta frode e, a questo punto, le società di poker online – sempre secondo la tesi dei procuratori di New York – hanno cambiato strategia ed iniziato a lavorare con piccoli istituti, in difficoltà finanziarie. In questo modo, le room garantivano ingenti finanziamenti per svariati milioni di dollari, in cambio di una collaborazione effettiva nelle transazioni di gioco”. Il Dipartimento ha citato l’esempio di un piccolo istituto di credito dello Utah, il SunFirst, che avrebbe accettato le operazioni, in cambio di un investimento di 10 milioni di dollari da parte di una poker room. 
Al momento nessun responsabile delle società coinvolte ha rilasciato dichiarazioni ufficiali. Si attendono sviluppi nelle prossime ore.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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