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Enrico Berlinguer

Enrico Berlinguer e la sua salvifica partita di poker

La partita di poker di Berlinguer. In più di un’occasione, anche e soprattutto all’interno del portale che state leggendo in questo momento, abbiamo parlato della passione per il poker che ha investito alcune delle menti più eccelse del nostro passato.

Politici in prima fila

Non parliamo ovviamente del solo territorio italiano e di chi ha provato, in prima fila, a renderlo migliore rispetto al giorno prima, ma di tutta una serie di personaggi piuttosto in vista, che hanno fatto la storia in tutto il mondo.

I primi che ci saltano all’occhio sono gioco forza alcuni dei Presidenti degli Stati Uniti. Da Dwight Eisenhower, a Richard Nixon, fino ad arrivare a tempi più recenti, durante i quali Barack Obama non ha mai nascosto la propria passione per il poker.

In campo europeo, udite udite, anche l’ex Primo Ministro tedesco Angela Merkel, non ha disdegnato qualche partitina qua e là, seguita in questo da Paolo Gentiloni, attuale commissario europeo per l’Economia e coordinatore dell’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile nel contesto del semestre europeo.

Se invece vogliamo sconfinare uscendo dalla politica, vogliamo menzionare almeno altre due personalità di spicco del mondo non prettamente pokeristico.

Scomoderemo, senza riportarne un numero infinito, Sergio Marchionne, chief executive officer della FIAT negli anni della rinascita, nonché una delle menti più brillanti e geniali del mondo imprenditoriale nostrano e Fëdor Dostoyevsky, scrittore celestiale che diede vita ad uno dei romanzi più belli che un poker player può leggere in vita sua, “Il giocatore”.

Berlinguer e la giovinezza

Uno dei politici italiani più amati e capaci di sempre, è invece stato Enrico Berlinguer, forse la figura più importante di una sinistra che ha perso via via il valore sociale che ha avuto negli anni in cui il sassarese ha indicato la via.

Berlinguer nasce proprio a Sassari, dove comincia la sua carriera politica piuttosto giovane. Gli studi all'”Azuni” del capoluogo sardo, Ginnasio/Liceo dal famigerato prestigio.

L’anno di nascita è il 1922 e Berlinguer passa la sua infanzia e la sua adolescenza tra le reminiscenze della Prima Guerra Mondiale e i poco confortanti venti che ne preannunciano la Seconda.

Intorno al 1940 si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza ed eccelle come studente, anche morso da sentimenti di voglia di cambiamento, nonostante i brutti presagi di un nuovo conflitto bellico.

L’arresto e il carcere

Alla fine della guerra, all’indomani della caduta di Mussolini, Berlinguer è uno dei più attivi sul fronte della famosa rivolta sassarese. La guerra, infatti, non si è quasi mai interessata della città del Nord Sardegna, almeno per quanto riguarda bombardamenti e distruzione.

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Sassari però esce con le ossa rotte per altri motivi. In città resistono le figure più importanti di stampo fascista, dai gerarchi fino ad arrivare al Prefetto stesso. Come scrive Ivan Paone sul bellissimo “Speciale Berlinguer“, uscito martedì 22 maggio 2022, sull’Unione Sarda in occasione dei 100 anni trascorsi dalla nascita dello statista sardo, Sassari in quei tempi è attraversata da imponenti cortei di protesta.

Durante uno di questi Berlinguer viene arrestato, il 17 gennaio del 1944, considerato dai carabinieri come uno dei fomentatori più attivi.

La partita di poker di Enrico Berlinguer

Passeranno 100 giorni da quel 17 gennaio, alcuni dei quali trascorsi nella Caserma Gerolamo Berlinguer, istituita in onore di uno dei suoi avi.

Il processo fu piuttosto breve e, nonostante Berlinguer chiedesse con veemenza di raggiungere i suoi compagni e continuare a lottare con loro, seppur dentro le patrie galere, Enrico fu assolto per una coincidenza curiosa.

Frequentatore assiduo di un Circolo sassarese, peraltro ancora oggi attivo, venne fuori che Berlinguer fosse presente in quel circolo proprio nella serata dell’arresto, a giocare una partita di poker, diventata l’alibi per la sua scarcerazione.

Il resto è una magnifica vita dedicata alla politica.

"C'è chi pensa che sia impossibile prendere parte a tutti i tavoli finali dei tornei a cui si partecipa. Questo è vero per tutti. Tranne per chi li racconta".
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