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Cosa è la sesta strada nel poker: “avevo quasi vinto”

La sesta strada nel Texas Hold’Em. Nei giorni scorsi mi sono imbattuto in un pezzo scritto da Robert Woolley, che al tempo, parliamo del 2016, aveva dato sfoggio a tutto il suo talento comunicativo per Pokernews.

Il pezzo al quale mi riferisco, fu scritto per mettere in risalto una delle caratteristiche principali che devono fare di un pokerista, un BUON POKERISTA, lo spirito di osservazione.

Lo spirito di osservazione

Ovviamente la maggior parte di coloro che stanno leggendo questo pezzo, avranno pensato immediatamente a tutte quelle dinamiche che portano il giocatore a osservare ciò che accade durante le mani, durante la partita, deciso a pescare qualche tell qua o la, oppure capire quali tipi di frequenze di size utilizzano i proprio avversari.

Ma siete cascati male. Oggi parleremo di ciò che accade immediatamente dopo la conclusione di una mano.

Sembrerebbe poco importante, ma i commenti dei protagonisti al termine di un colpo, sono decisivi. Soprattutto se abbiamo la capacità di codificarli.

Ecco le parole di Woolley.

L’episodio concreto e “la sesta strada”

Mentre giocavo a poker durante il mio recente viaggio di ritorno da Las Vegas, ero alla ricerca di mani, storie e osservazioni di cui avrei potuto scrivere una volta tornato a casa. Per questo motivo, un’osservazione di un giocatore, che normalmente avrei ignorato, mi ha fatto scarabocchiare delle note.

Il commento era abbastanza innocuo e diceva con un sorriso: “Se quel sei fosse stato un sette, saresti stato nei guai“. È arrivato durante quella che Tommy Angelo ha soprannominato “sesta strada“, cioè quel momento ricco di informazioni subito dopo la fine di una mano di hold’em, quando molti giocatori improvvisamente si aprono su cosa hanno fatto e perché.

Il giocatore in questione avrebbe fatto la scala nut con un {7-} al river, ma il {6-} che è effettivamente cascato in ultima strada, lo ha invece tenuto con una piccola coppia che poco poteva fare contro il set floppato dal suo avversario.

Quel tipo di commento ha avuto uno sviluppo agli occhi del tavolo, piuttosto chiaro. Intanto ha fatto capire a tutti quali carte private avesse e inoltre ha messo in evidenza il suo modo di giocare un draw di scala in quelle situazioni.

Penso che sia stata la sensazione che abbia quasi messo a segno una grossa mano, in una situazione potenzialmente redditizia, a far scattare il suo amichevole pensiero “se“. Forse anche la somiglianza visiva del sei e del sette ha avuto un ruolo: per una frazione di secondo, avrebbe potuto pensare di aver effettivamente hittato il suo nuts. Se quella carta fosse stata un asso, avrebbe probabilmente continuato a giocare senza fiatare e dare info al tavolo.

Il bersaglio “mancato di poco”

C’è una profonda psicologia dietro questo fenomeno. Per molte cose nella nostra storia evolutiva, era di fondamentale importanza sapere “quanto” sei stato vicino al bersaglio.

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I piccoli mammiferi, noi compresi, sono dotati di una serie di speciali algoritmi neurali che utilizzano i sensi dell’olfatto e del tatto per individuare la fonte del latte delle loro madri. Ciò richiede di determinare se si sta avvicinando o allontanando e spostandosi di conseguenza. Imparare a cacciare con una lancia richiede un graduale miglioramento della precisione, che può essere ottenuto solo discernendo tra i lanci che si sono avvicinati al bersaglio e quelli che erano gravemente fuori strada, e quindi perfezionando il proprio obiettivo.

Quindi non sorprende che il nostro cervello reagisca in modo diverso quando percepiamo di essere vicini a un oggetto desiderato rispetto a quando siamo decisamente fuori bersaglio. Il problema è che questo importante strumento mentale può anche trarre in inganno noi stessi.

Il pezzo di Rosengren

In un articolo di John Rosengren, si discute a lungo della psicologia dei “quasi incidenti” nei Casino e nelle slot machine. Spiega come il controllo a microprocessore dei rulli meccanici o virtuali delle moderne slot machine abbia “abilitato una caratteristica deliberatamente fuorviante, il “quasi mancato”. Questo è quando un simbolo del jackpot appare direttamente sopra o sotto la payline. L’intento è quello di dare al giocatore l’impressione di aver quasi vinto, quando, in realtà, non è più ne lontano e nemmeno vicino sia andato dal bersaglio se il simbolo del jackpot non fosse apparso per nulla nel mulinello delle strisce vincenti. Non ha vinto e basta.

Il pezzo continua raccontando quanto le slot machine di alcuni Casino siano programmate per raggiungere tale risultato, più spesso di quanto farebbero se operassero per puro caso”. Pensando di aver quasi raggiunto il jackpot, “l’impatto psicologico può essere potente, portando i giocatori a pensare che ero così vicino. Forse la prossima volta…“.

La sesta strada nel poker

I giocatori che sono fuorviati dall’esperienza di un’apparente vicinanza ad una vittoria, che in realtà è solo casualità, si paleseranno da soli se stai prestando attenzione. Faranno commenti post-mano su come hanno quasi raggiunto il punto vincente. Alcuni di essi saranno portati a prendersela con la sfortuna e gireranno le carte del loro draw mancato senza un’effettiva ragione.

Ti racconteranno di come hanno quasi fatto una grande vincita alla roulette, ai dadi o alla lotteria, ma in realtà non hanno vinto assolutamente nulla, che è il vero punto focale della loro storia.

Quando senti un tale suggerimento, prova a pensare a quali carte sta giocando il nostro eroe e scoprirai che, nella stragrande maggioranza dei casi, un giocatore più perspicace le folderebbe.

Se è così, probabilmente hai a che fare con un pedissequo cacciatore di progetti di scale e di colori, e ti dirà lui stesso come estrarre più soldi da lui quando si mette le mimetica e imbraccia il suo fucile virtuale…

"C'è chi pensa che sia impossibile prendere parte a tutti i tavoli finali dei tornei a cui si partecipa. Questo è vero per tutti. Tranne per chi li racconta".
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