La vicenda, sicuramente ai limiti dell'assurdo, arriva dal Pakistan: otto giocatori di hockey su prato, di cui quattro ex atleti olimpici, sono stati arrestati per aver giocato d'azzardo in quel di Lahore e sono comparsi in tribunale domenica scorsa.
L'ufficiale della polizia, Nasir Hammed, ha dichiarato che gli otto sono stati tratti in arresto la sera di sabato e portati davanti al giudice direttamente la domenica pomeriggio. Dice: che mai avranno fatto? Avranno organizzato una bisca clandestina? Accettato scommesse per conto della mafia russa?
Secondo quanto riportato dal poliziotto, i malcapitati sportivi sono stati fermati mentre si trovavano in un hotel di Lahore, trattenuti in custodia e interrogati. E non è finita qui: dopo la loro prima comparsa in tribunale, saranno interrogati nuovamente per le prossime due settimane, prima di apparire davanti alla Corte.
Quello che Hameed non dice, però, è la natura del crimine commesso. Vero, il gioco d'azzardo in Pakistan è illegale, ma esiste comunque un giro di scommesse decisamente grosso attorno alle partite di cricket. Molto probabilmente, dunque, gli otto giocatori di hockey sono stati pizzicati mentre scommettevano.
Gli ex olimpici arrestati rispondono al nome di Qamar Ibrahim, Kamran Ashraf, Danish Kaleem e Anjum Saeed. Di questi, i primi tre facevano parte della spedizione pachistana che ha vinto i Mondiali di hockey su prato in Australia, nel 1994.
Ibrahim, inoltre, era stato recentemente nominato allenatore della squadra juniores del Pakistan, mentre Kaleem e Ashraf in passato hanno ricoperto il medesimo ruolo per varie squadre nazionali. Gli altri (Mohammad Irfan, Irfan Zia, Rana Zaheer e Sohail Ashraf) svolgono attualmente diversi ruoli per la Pakistan Hockey Federation.
Per noi sono nomi che dicono poco o nulla - anzi, forse solo nulla - ma in Pakistan l'hockey su prato è uno degli sport nazionali. Questo paese, infatti, ha vinto per tre volte le Olimpiadi e per quattro volte i Mondiali in questa disciplina, anche se negli ultimi anni il movimento è andato un po' in crisi.
Per forza, se pensano prima a scommettere che a giocare!