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Gli italiani nel poker: si può e si deve crescere

Michele Di Lauro, secondo alle WSOPE 2011Il recente EPT di Campione non ha mancato di riaprire l’annoso dibattito sul livello dei giocatori di poker italiani in confronto ai loro avversari stranieri.

Lo spunto lo ha concesso un tavolo finale dove, nonostante vantassimo oltre il 40% degli iscritti, l’unico italiano presente era Stefano Puccilli, che ha chiuso poi al settimo posto.

Che i giocatori italiani, presi nel loro complesso e quindi al di là delle singole eccellenze, denotino ancora un gap nei confronti di Nord Americani e Scandinavi è opinione diffusa al punto da suonare scontata, ma volendo provare ad esaminarne le ragioni potremmo scoprire che di tutto si tratta fuorché di una questione “genetica”.

Anzitutto, il Texas Hold’em è stato sdoganato in Italia con sensibile ritardo rispetto ai Paesi con cui spesso lo si confronta. Inoltre spesso il terreno di questa analisi è stato il poker live, dove le caratteristiche del regular italiano – sempre parlando in generale – sembrano piuttosto diverse rispetto al suo omologo di oltre confine.

Inizialmente, infatti, chi giocava con regolarità tappe del circuito internazionale e non? In buona parte, sponsorizzati ed amanti del gioco, questi ultimi spesso con buona disponibilità economica ma con una tecnica ancora troppo acerba per potersi imporre a quei livelli.

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Pagare dazio nei confronti di chi ha un solido background derivante da anni di pratica nel poker online appare quindi, il più delle volte, inevitabile date queste premesse.

Del resto, cominciare da zero, formarsi, costruirsi un bankroll e iniziare a sedersi ad un tavolo EPT o WSOP richiede tempo, con i primi frutti della nuova generazione di giocatori che non hanno però tardato a mostrarsi.

In questo senso, come non ricordare i secondi posti maturati alle WSOPE da Gianluca Speranza e Michele Di Lauro, piuttosto che il tavolo finale del Partouche Poker Tour raggiunto da Mustapha Kanit o le prove alle WSOP ed al Big Game di Massimiliano Martinez? E questa è solo la punta di un iceberg…

Sicuramente le nuove leve sono in parte frenate, nella loro crescita, dal non potersi scontrare online contro avversari stranieri, ma non si può dire che i primi segnali di un cambiamento non ci siano già stati: diamogli tempo e di certo non rimarranno isolati.

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