[imagebanner gruppo=pokerstars] La prima edizione del Global Poker Masters, vissuta in diretta da Malta, ha dato la sensazione di una manifestazione riuscita più di quanto ci si potesse attendere alla vigilia, malgrado alcuni aspetti certamente migliorabili non tanto e non solo nella struttura della competizione.
Personalmente ero non poco scettico al riguardo, prima che si cominciasse a giocare. Quasi tutti i giocatori coinvolti erano infatti professionisti di livello internazionale, certo disincantati e pragmatici a cui la storia dei "mondiali di poker" sarebbe suonata quanto meno naif - mi dicevo - perché gliene potesse importare davvero qualcosa. E invece mi sbagliavo.
A parere di chi scrive, infatti, il successo più netto raggiunto dal Global Poker Masters è stato proprio quello di coinvolgere genuinamente i giocatori, che forse in principio avevano perplessità simili alle mie ma, una volta lasciata la parola alle carte, hanno davvero fatto del loro meglio per ben figurare. Soprattutto si sono divertiti parecchio, malgrado la posta in palio fosse appena più che simbolica, e forse più di quanto non gli accada in tornei ben più importanti.
Le ragioni sono verosimilmente molteplici, e molte sono quelle che ci ha confidato lo stesso Jonathan Duhamel: una formula a squadre che ha risvegliato nei player il loro naturale spirito competitivo e perché no patriottico, oltre al fatto che molti dei protagonisti sono amici e si conoscono da tempo, quindi erano ben felici (per una volta) di sfidarsi soltanto per la gloria e la voglia di prendersi in giro.
E così, c'è il russo che va ai resti col francese in heads-up, con due otto contro due sette, e gli dice: "Mi devo mettere gli occhiali da sole, così quando cadrà un sette non mi vedrai piangere". Poi al turn, su board liscio, dà le spalle al tavolo e si scatta un selfie, venendo graziato anche dal river.
Oppure c'è George Danzer, giocatore tedesco che prima delle semifinali in 6-max - commentando la struttura dove la squadra più corta aveva comunque 300 big blind di stack - dice a Mustapha Kanit: "Tu sei l'unico che può riuscire a far finire tutte quelle fiches in mezzo al piatto". L'italiano ci pensa e risponde: "Ma sì, al river, in qualche modo...".
Uno degli aspetti migliorabili in futuro allora forse è proprio questo: riuscire a trasmettere questa atmosfera in pieno anche a chi osserva la manifestazione da casa, lasciando magari più spazio al table talking che non di rado ha regalato delle perle notevoli e davvero divertenti. In questo senso, un commento più vicino a quello che avveniva in una trasmissione come "High Stakes Poker" - dove non ci si preoccupava di lasciare spazio al silenzio per far parlare il tavolo - potrebbe essere un'interessante direzione verso cui tendere.
Sempre nell'ottica degli spettatori, probabilmente la struttura - che pure nel complesso ha dimostrato di funzionare - andrebbe resa più immediatamente comprensibile, visto che su alcuni aspetti anche gli addetti ai lavori in un primo momento sono sembrati spiazzati nel comprendere certi meccanismi.
Un ultimo aspetto su cui si potrebbe migliorare la promozione dell'evento - considerando che quest'ultimo è pensato per essere rivolto anche a chi il poker lo conosce davvero poco - è nel cercare di far conoscere meglio i protagonisti che vi prendono parte, se non tutti almeno alcuni dei più significativi e commercialmente spendibili, magari con delle brevi interviste video da pubblicare prima dell'evento.
Ad esempio, se una parte rilevante degli spettatori che seguono la diretta streaming su Twitch non sa che Sam Trickett ha distrutto una Ferrari, ha per ragazza una modella bionda, ha vinto milioni di dollari e di tanto in tanto si siede al tavolo da poker con i giocatori del Manchester United ecco che il Global Poker Masters ha perso una facile occasione per promuovere se stesso ed il poker.
Dare per scontato che la totalità degli spettatori sappia tutto questo significherebbe ammettere che il format si rivolge principalmente a chi il poker lo segue già, ma in questo caso verrebbe meno la forza di promuovere il Global Poker Masters come "i mondiali di poker", qualunque cosa davvero significhi (ed ammesso e non concesso che debba significare per forza qualcosa).
L'obiettivo dichiarato del resto è quello opposto, andare a colpire un pubblico e dei media generalisti, e non è affatto detto che con alcuni piccoli, naturali accorgimenti il Global Poker Masters del prossimo futuro non possa davvero riuscirci.