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Speranza dopo la vittoria all’EPT: “Volevo evitare il delirio di onnipotenza e Byron Kaverman!”

Il colpo di coda che non ti aspetti. Con la vittoria in extremis del 25K High Roller, Gianluca Speranza ha risollevato il bilancio dell’ItalPoker in una tappa EPT Montecarlo che, fino a quel momento, era stata davvero avara di gioie per i nostri colori.

Dopo aver assistito alle eliminazioni di giocatori del calibro di Steve O’dwyer e Byron Kaverman, Speranza si è trovato al testa a testa conclusivo contro Bruno Lopes. Stretto un deal con il francese che lasciava 40.000€ per il vincitore, Gianluca ha messo le mani sul trofeo e su 853.000€ di premio.

La vittoria ha cambiato i suoi programmi. Al termine della trasferta a Montecarlo, Speranza sarebbe dovuto tornare a Vienna, dove vive ormai da diversi anni per giocare (con estremo profitto) sulle piattaforme internazionali.

“Ma avevo perso il volo e così ho deciso di fare un salto dai miei – ci ha detto Gianluca un paio di ore fa. Adesso è a L’Aquila dove resterà un altro paio di giorni per condividere in famiglia la gioia di questo straordinario successo.

AP: Chipleader alla prima pausa, chipleader al tavolo finale non ufficiale, chipleader al tavolo finale a sei: si può dire che questa vittoria è arrivata sul velluto?

GS: Di sicuro si può dire che poteva andare peggio. Ho iniziato il Final Day con un milione di chips con il chipleader che aveva 1,3 milioni. Ho vinto le prime due mani che ho giocato su tre, poi con la quarta sono salito subito a 1,4-1,5 milioni diventando chipleader. Non ci sono state mani assurde, tutte abbastanza normali. Da due tavoli left in poi le dinamiche sono state inevitabilmente condizionate dall’ICM anche perché c’erano diversi corti. Con tutte quelle chips in dote era un gioco in cui mi trovavo abbastanza a mio agio, è andato tutto bene.

AP: Al tavolo finale in tornei di questi buy-in si trovano sempre avversari ostici. C’era qualcuno che temevi più degli altri e che ti ha spinto ad adottare qualche aggiustamento particolare?

GS: C’erano diversi giocatori di livello ma se dovessi dirne uno sceglierei Byron Kaverman. Avevo un bel vantaggio in chips su di lui ma in quel momento era il più fastidioso al tavolo, anche perché lo avevo a sinistra. So che non ha la tendenza a foldare molto e mi ha dimostrato che non aveva paura a giocarsi i soldi anche se al tavolo c’erano giocatori più corti di lui. Non volevo dargli spot per rientrare, non volevo cedergli una chips, ma nello stesso momento non volevo neanche favorire troppo i corti.

AP: Come hai gestito la chipleading?

GS: Ho espresso un gioco abbastanza regolare cercando di mettere pressione agli stack più in salute e di evitare i più short. Soprattutto ho cercato di evitare il ‘delirio di onnipotenza’ che può prendere a un tavolo finale quando hai montagne di chips e gli avversari sono tutti più corti. Secondo me è sbagliato voler vincere tutti i colpi perché dai agli avversari la possibilità di risalire. Ci sono stati almeno due o tre player out, non eliminati da me, che sono stati eliminati perché io deciso di foldare mani che avrei potuto rilanciare. Mi viene in mente l’eliminazione di O’Dwyer in nona posizione che ha pushato A-J dopo l’apertura di Kaverman con coppia di re. Se io avessi aperto Kaverman mi avrebbe tribettato e a quel punto O’Dwyer avrebbe messo sotto.

AP: C’è stato un momento in cui hai creduto che la vittoria fosse in tasca?

GS: Ovviamente la vittoria è un chiodo fisso, alla fine si gioca solo per quello, io ogni volta che gioco un torneo voglio arrivare più in fondo possibile. E’ chiaro che quando avevo tutte quelle chips il pensiero della vittoria mi ha sfiorato, ovviamente non è che fossi convinto di aver già vinto però sapevo che avrei avuto buone chance.

AP: Quali sono le considerazioni che ti hanno portato a stringere il deal in heads-up?

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GS: Diciamo che Bruno è quasi un amico, ci conosciamo e ci vediamo da tanto tempo, mi sta simpatico ed è una brava persona. Sapevo che vincere contro di lui non sarebbe stato semplice perché c’è tanta rivalità. Così come io tenevo molto alla vittoria sapevo che ci teneva tanto anche lui, anche perché i giocatori sponsorizzati hanno dei benefit per le vittorie. Ero in vantaggio di chips ma avendo io giocato heads-up una vita sapevo che coi blinds scesi a mezz’ora di durata lui avrebbe foldato poco contro di me, e quindi sapevo che sarebbe arrivato il momento di gamblarsela. Visto che il payout era molto verticale e c’era la possibilità di abbattere un po’ la varianza con un accordo, abbiamo dato una ritoccatina al payout e abbiamo lasciato 40k per il vincitore.

AP: Con questa vittoria hai superato il muro dei quattro milioni e mezzo di dollari in vincite live. Adesso dal podio della ATML Italia ti separano 170 mila euro: è un obiettivo scalzare Max Pescatori dalla top tre?

GS: Ah non lo sapevo! Sicuramente ci daremo da fare… Ovviamente non è che sto facendo la rincorsa a Max, il mio focus è nel cercare di arrivare il più in fondo possibile in ogni torneo che gioco. La top tre nella All Time Money List Italy sarebbe una cosa che viene di conseguenza. E’ un traguardo simbolico ma che fa comunque piacere.

AP: Quali sono le prossime trasferte in programma?

GS: Sicuramente Las Vegas per le WSOP dai primi di giugno. Non ho ancora uno schedule dei tornei che giocherò, non lo faccio mai. Vedrò di giorno in giorno a seconda della voglia di giocare e se sono dentro ad altri tornei. Alla fine dei conti a Las Vegas ci sono tornei tutti i giorni e a tutte le ore, se non vuoi giocare le WSOP puoi andare al Wynn, al Venetian o negli altri casinò della città, e se proprio non vuoi giocare un torneo c’è sempre il cash game. L’importante è dosare bene le energie e non stressarsi troppo perché c’è sempre il rischio di arrivare a fine trasferta stremato – e giocare il Main Event stremato non è una cosa buona.

AP: Quanto hai giocato nel periodo pandemico?

GS: Parecchio, forse anche troppo! Penso che non sono l’unico che non vedeva l’ora di tornare a giocare dal vivo. Prima del lockdown ho sempre alternato live e online, è un mix sano, che fa bene. Giocare solamente online senza mai uscire e senza mai confrontarti dal vivo non è la cosa migliore. All’estremo opposto, giocare solo live non ti permetterà mai di imparare come un giocatore online che muove determinati volumi. Dopo che siamo stati rinchiusi in casa per due anni è normale che ci sia tanta voglia di live e questa cosa mi fa piacere perché prima del lockdown il poker live aveva dei segnali di discesa.

AP: Qui in Italia ormai sei considerato nel gruppetto dei più forti torneisti online al mondo: quali sono i tuoi traguardi adesso e stai continuando a studiare il gioco?

GS: Di sicuro in passato ho studiato molto più di quanto non stia facendo adesso. Da un po’ di tempo a questa parte quello che più studio è come si adattano gli avversari oggi. Coi nuovi software che aiutano a ragionare molti hanno cambiato stile di gioco. Il problema è che molti di questi adottano uno stile prevedibile e calcolabile, giocano come il PC, in modo scontato e automatico e a volte non riescono a interpretare bene la situazione, o si aspettano che anche tu, come loro, agisca al tavolo verde in modo automatico. In questo periodo il focus dei miei studi è come si sta evolvendo il gioco e come le persone vi si adattano e aggiustano i loro range. Da questo punto di vista l’esperienza sulla piattaforma internazionale di PokerStars sicuramente mi ha aiutato a crescere, in fin dei conti è logico che se incroci le carte tutti i giorni contro avversari fortissimi qualcosa impari. Adesso non dico che mi sento arrivato ma di sicuro ho imparato molto. Molte volte vedo che sui tornei ne so più di persone che ne hanno giocati tantissimi.

Dopo anni passati a scrivere di altro, in un periodo sabbatico mi sono appassionato al poker e dal 2012 è diventato il mio pane quotidiano. Intanto ho scritto un paio di libri che niente hanno a che vedere col nostro meraviglioso gioco.
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