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Intervista a "OmarPizzas", l'Isildur1 del poker italiano!

Che Stefano Barbera, in arte “OmarPizzas”, non sia un giocatore di poker qualunque lo capisci fin dalla prima volta che ci parli: “Ho appena spaccato il pc più il televisore, dando un calcio alla sedia dove stava il computer e lanciandolo nella TV – mi dice quando lo chiamo mentre sta risistemando la tastiera – succede, quando dormo troppo”.

Residente a Malta, questo 22enne ha energie da vendere e grinta non da meno, esuberante e a tratti "folle" ma non per questo stupido. Inizia il suo percorso come professionista nel gennaio 2010, prima stackato e coachato e poi in autonomia: dal NL100 in tre mesi è al NL600 e poi in poco più di un mese e giocando sempre cash game heads-up arriva a giocare il NL4000, massando circa 100.000 mani in appena due settimane e vincendo oltre 200.000 €. “Ho sempre avuto una gestione del bankroll piuttosto aggressiva – ammette – ho avuto diversi mesi di sali e scendi, sempre sul filo del rasoio”.

La nottata che segna suo malgrado una svolta nella sua formazione come player è quella in cui gioca per 26 ore di fila cash game heads-up al NL4000, sfidando su quattro tavoli due regular per volta e perdendo una cifra enorme: “Si è trattato di una serata storta, senza senso – ricorda adesso – non riuscivo ad azzeccarne una e dopo aver ricaricato i primi 20 stack quasi non mi rendevo più conto che stavo esagerando”.

Abbattuto per quanto successo ma motivato a tornare là dove sapeva di poter arrivare ancora, riparte dal NL200, sfoderando le sue incredibili doti di grinder infaticabile: il cash game italiano è alle porte, e Stefano non se lo vuole perdere. “Non è semplice ricominciare da livelli molto più bassi a quelli cui si è abituati, ma sono piuttosto slegato dal valore del denaro e questa è al contempo una forza come una debolezza: sapevo che per tornare in cima non avevo altra strada che ripartire dalla base. Per me fare una five-bet all-in al NL10.000 o al NL100 è quasi la stessa cosa. In fondo, è sempre uno stack...”.

Scalando un livello alla settimana arriva nuovamente al NL1000, e così fa la sua comparsa in Italia: “La prima poker room dove ho giocato è stata PokerClub, lì ho vinto circa 50.000 € in tre settimane, ma pur avendo recuperato ormai tutto tecnicamente non mi sentivo appagato, era stato quasi troppo facile”. E' da questo bisogno di confrontarsi contro giocatori del suo livello, dal vivere il denaro quasi come un mezzo e non come un fine che nasce in lui l'idea di proporre una sfida a chiunque sia disposto a sfidarlo in heads-up, ben sapendo che solo i migliori si faranno avanti.

Del resto il talento non gli manca e lo sa, tanto da descriversi come un cretino bravo tanto a fare quanto a distruggere. Quando gli chiedo se a volte non abbia desiderato essere meno bravo a far pur di essere meno bravo a distruggere, Stefano mi risponde così: “Ci ho pensato davvero troppe volte. Mi dicono di essere un duro, ma ci sono dei momenti in cui ti sdrai sul letto, chiudi gli occhi e pensi a come le cose sarebbero potute andare se fossi riuscito a fermarti per riflettere. Del resto la propria indole non si cambia: o si è dei calcolatori razionali o degli istintivi, non è una scelta. Io lo sono nel poker come nella vita”.

Tutto questo gli è valso la fama di essere una sorta di “Isildur1” italiano, ma nonostante il paragone sembri tutt'altro che azzardato “OmarPizzas” non ci tiene più a recitare la parte dell'Icaro del poker: “E' un errore che ho fatto una volta, ora mi sono imposto degli stop loss e chiudo qualsiasi sessione in cui sia in perdita di almeno dieci stack. Non voglio più essere costretto a fare qualcosa del genere, anche perché si tratta di un'esperienza che inevitabilmente si riflette in modo pesante anche sulla tua vita reale. No, Icaro non voglio esserlo più”.

Inizialmente sembrava che alla sua sfida avrebbero partecipato contemporaneamente sia Giacomo “ita.dred” Loccarini che Lucio “Luciom” Martelli, ma poi con quest'ultimo i due non sono riusciti ad accordarsi sui tempi, e ora Stefano dubita che la cosa possa prendere corpo in futuro: “Questo genere di sfide assomigliano a delle scintille, che possono dar vita ad un fuoco oppure no. Con Lucio questo non è successo, mentre Giacomo è probabilmente più simile a me come carattere e ci siamo accordati rapidamente. Capisco la sua voglia di continuare a confrontarsi con giocatori abili al di là dei soldi. Penso che la sua competitività ci porterà in seguito a darci battaglia nuovamente ma in modo sano, perché entrambi vorremo emergere l'uno sull'altro”.

Già, la sfida: 25.000 mani di heads-up al NL1000, con sessioni giornaliere di non più di quattro ore che potranno svolgersi con un minimo di tre e fino ad un massimo di sei tavoli aperti, su PokerStars.it. I due non si fermeranno finché non verrà decretato un vincitore. Entrambi già adesso per avere azione giocano anche e soprattutto 6-max, ma per Stefano in futuro nonostante il field ridotto non porterà i regular a scornarsi fra loro, se non fra quelli più competitivi che sentono continuamente il bisogno di dimostrare qualcosa a se stessi: “Non è importante chi vincerà alla fine delle 25.000 mani, uno aiuterà a migliorare l'altro con entrambi disposti a giocarsi tutto pur di riuscire a vincere fino all'ultima mano”.

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Cercare nuovi stimoli fa parte della natura di entrambi: “OmarsPizzas” però non sembra troppo interessato ad essere riconosciuto a tutti i costi dal grande pubblico come uno dei migliori nella sua specialità. Spiega infatti: “Sicuramente farebbe piacere, ma sinceramente è meglio essere considerato un gran giocatore da pochi che conoscono bene il poker piuttosto che da molti che non sono in grado di capirlo davvero. Non mi interessa che un amatore mi consideri fra i più forti d'Italia, ma che abbiano rispetto di me e della mia persona, visto che mi sono sempre comportato correttamente. In fondo, è normale che approdando al .it i più forti giocatori del cash game rimasti nell'ombra fossero destinati a suscitare attenzione”.

Il nickname con cui si presenterà su PokerStars è “Fishunterz”, in dote dalla piattaforma .com e in disuso da tempo. Parlandone Stefano ha detto che lo aveva scelto quando era ancora un ragazzino convinto di poter spaccare il mondo, e così gli chiedo che cosa di quel ragazzino crede sia ancora rimasto in lui, dopo tutto quello che gli è accaduto: “Certamente l'ambizione di voler primeggiare, ma in modo diverso. Il mondo non lo si può spaccare, ed anche se so che potrò far bene a differenza che in passato so pure che molto probabilmente non potrò mai giocare al $500/$1000 contro Tom Dwan. Ho corretto le mie vedute, anche perché mi sono reso conto che se anche ce la facessi non avrebbe nessun senso, mentre a diciotto anni era diverso”.

Non solo in questo è cambiato Stefano. Resosi conto che certi sbagli costano davvero troppo, sembra aver deciso di essere un po' meno cicala e un po' più formica, nella gestione del suo denaro: “Sento che per guadagnare ho ancora del tempo, ma onestamente adesso ho una vita sentimentale felice, e alla mia ragazza piacerebbe vivere in modo un po' più tranquillo e con qualche sicurezza in più, vorrei  presto poter comprare una casa. Se fosse dipeso da me forse sarei sempre e comunque rimasto cicala, ma volendo invece rendere conto alle persone a cui si vuol bene e che si hanno vicino è giusto utilizzare il proprio talento e la propria fortuna pensando anche agli altri, condividendo quel che si ha per il piacere di farlo”.

(clicca qui per ascoltare l'intervista integrale a Stefano Barbera, n.d.r.)

E la prossima onda da cavalcare è ormai vicina: sistemati gli ultimi dettagli, la sfida fra il coach di PokerMagia e Stefano Barbera prenderà il via i primi giorni di settembre, ed AssoPoker la seguirà passo dopo passo ospitando il tifo dei sostenitori di entrambi in questa discussione e facendo dopo ogni sessione un report che aggiornerà tutti gli appassionati sull'evolversi del testa a testa.

Un confronto, quest'ultimo, che comunque vada finirà col divertire anche e forse soprattutto quelli che saranno gli attori protagonisti: due ragazzi di vent'anni che non hanno forse scelto la strada più semplice ma certamente quella più bella per loro, una volta tanto alla faccia di quel che sarebbe EV+.

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