Il primo a sostenerlo fu Isaac Haxton, e adesso anche Alex Millar sembra confermarlo: nonostante i 3.700.000 dollari dilapidati su Full Tilt Poker nel giro di appena qualche mese, il misterioso "MalACEsia" non sarebbe poi così scarso, o almeno non quanto in molti credono.
Pensarlo, quando ai tavoli più alti compare un giocatore sconosciuto e che per di più sembra risiedere a Macao, appare legittimo, e l'inglese conferma che è proprio quello che è successo in un primo momento: "Tutti erano convinti che si trattasse di un cattivo giocatore - ha dichiarato a CardPlayer.com - perciò era difficile prendere posto al tavolo con lui - ha confermato - ma credo che le sue perdite fossero dovute da diversi fattori".
"Kanu7" ha infatti notato che nel corso delle partite "MalACEsia" stava migliorando sensibilmente, un punto che evidentemente non è sfuggito anche ad altri frequentatori abituali di quei limiti: "Poco prima che smettesse di giocare capitava di giocare three handed con lui, senza che nessun altro volesse aggiungersi. Mi è anche capitato di giocarci per un po' in heads-up senza che riuscissimo a far partire il tavolo".

Alex Millar è "IReadYrSoul" su Full Tilt Poker
Una situazione apparentemente paradossale ma che, secondo l'inglese, segue una propria logica: "E' molto probabile che lui come altri giocatori che si affacciano online e provengono da Macao siano vincenti nelle partite live, dove è possibile che siano abituati a limiti ancora più elevati. Credo che per loro sia un modo per migliorare, in modo da guadagnare di più ai tavoli di cash game cui siedono abitualmente. Poi certo, esistono anche i giocatori puramente amatoriali che semplicemente desiderano confrontarsi contro i più forti".
Il pro di PokerStars offre anche un interessante spaccato di che cosa significhi, almeno per lui, essere un giocatore di cash game high stakes: "Bisogna essere pronti ad entrare in azione a qualsiasi orario, io sono molto motivato a battere quei giocatori che ancora mi sembrano più forti di me, come Daniel Cates, ma questo richiede un grosso investimento in termini di tempo".
Non è quindi facile bilanciare il tempo dedicato al gioco, ed allo studio di questo e degli avversari, con tutto il resto, ma Millar non sente certo di potersi lamentare: "E' una mia scelta, potrei anche decidere di giocare meno e rinunciare ad una parte dei miei guadagni, o addirittura smettere, ma per il momento quello che faccio mi piace troppo, si tratta solo di trovare un equilibrio. La cosa difficile è sapere che oggi potresti perdere una grossa somma, senza avere magari l'occasione di recuperarla per mesi, ma so che fa parte del gioco ed ormai è un aspetto che ho imparato ad accettare".
Anche perché, se così non fosse, probabilmente già da tempo si sarebbe dovuto "trasferire" a limiti più umani, dove una sessione storta non rischia di costarti letteralmente una casa...