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“Non ho mai avuto un talento naturale per il poker”

[imagebanner gruppo=gazzabet] Quando pensiamo a giocatori professionisti che da anni hanno avuto un successo davvero rilevante, è facile immaginare che questo sia accaduto a causa di una particolare predisposizione al gioco, di un talento in qualche modo innato: benché questo sia certamente vero in una serie di casi non è sempre così, e Jonathan Little crede di far parte di queste eccezioni.

“Ho imparato molto grazie agli altri, non penso affatto di aver avuto un talento naturale per il poker, anzi, all’inizio credo fosse vero il contrario – ha ammesso a PokerListings.com – in questo senso fare del coaching mi ha aiutato, capisci di aver sempre qualcosa da imparare e il gioco ti appare sempre un po’ più stimolante”.

E riguardo alle difficoltà che oggi un professionista incontra rispetto al passato afferma: “Non consiglieri a qualcuno di cominciare oggi da zero, ma lo stesso farei con qualcuno che voglia avvicinarsi agli scacchi, e per lo stesso motivo – afferma – l’elite ormai è troppo superiore ad un principiante, ma questo non significa che il gioco sia imbattibile. Sta diventando troppo duro per alcune persone, ma il punto è che per alcune persone è sempre stato troppo duro. Magari dieci anni fa vincevano un 20% dei giocatori, oggi un 5%, ma finché riesci ad essere in quest’ultimo gruppo non cambia molto”.

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Ed in questo senso, neppure i recenti sviluppi come la comparsa di Cepheus sembrano impensierirlo più di tanto: “Il Limit Hold’em era comunque morto da un bel po’ di tempo – sottolinea – ed è un gioco significativamente più semplice del No Limit Hold’em, quindi era normale che prima o poi venisse risolto. Il punto è che non si può considerare un problema, il fatto che venga risolto un gioco a cui nessuno ormai si interessa”.

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Infine, ci tiene a sottolineare quanto nel suo terreno di caccia preferito – i tornei dal vivo – un approccio exploitativo rimanga ancora preferibile in tutta una serie di circostanze: “Mi capita di foldare mani che secondo la teoria dei giochi sono semplicemente troppo forti per gettarle via – spiega – tuttavia non c’è alcun bisogno di fare giocate neppure vicine allo standard, se pensi che un avversario in una determinata situazione sia completamente sbilanciato, in un senso o nell’altro”.

E c’è da dire che in ogni caso lo statunitense ha sempre portato avanti altri interessi capaci di garantirgli un certo “reddito passivo”, come i numerosi libri che ha pubblicato e su cui continua a lavorare: di certo non lo renderanno milionario, ma male non fanno…

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