Bella presa di posizione da parte di Phil Galfond, circa la discussione nata in questi giorni all'Aussie Millions su come sia più opportuno comportarsi per rendere il gioco del poker più divertente e interessante per il grande pubblico: l'analisi di "OMGClayAiken" parte dal confronto fra gli esponenti della vecchia e della nuova generazione.
Secondo lo statunitense, sia i professionisti della "old school" che quelli affermatisi negli ultimi anni hanno delle colpe, che si fondano su un presupposto: il rancore reciproco. "Molti dei giovani professionisti trovano frustrante che poker player che sentono molto inferiori a loro ricevano tutta l'attenzione ed il rispetto del pubblico, mentre a loro non ne tocca affatto. I giovani vogliono che la loro abilità venga riconosciuta, ed è anche per questo che una volta ad un tavolo televisivo cercano di dimostrarla".
Un risentimento da cui la vecchia guardia non sarebbe a sua volta aliena: "Noi abbiamo avuto l'opportunità di migliorare molto in fretta, grazie anche alla tecnologia. Molti professionisti della old school si sono accorti che i nuovi professionisti sono diventati più forti di loro nel No Limit Hold'em ed il Pot Limit Omaha, e questo non gli piace".

Secondo Galfond è da rigettare la tesi che vuole i giovani giocatori interessati unicamente al denaro, e lui stesso crede di esserne un esempio: "Questa estate sono arrivato secondo nel torneo 6-max da 25.000 dollari, e la differenza fra il primo ed il secondo posto era di 350.000 dollari. Non posso neppure contare le volte che ho perso una cifra maggiore in un solo giorno giocando online, e di solito ci passo sopra in fretta. Quel secondo posto invece mi ha braccato, per almeno due mesi mi sono tormentato su alcune mani, e ancora oggi ogni tanto mi capita di pensarci. Volevo quel braccialetto cento volte più di quanto volessi i soldi".
Galfond poi ammette una debolezza fra i suoi coetanei: la maggior parte di loro sono degli introversi, "o se preferite dei nerd". Non sarebbe nella loro natura essere spigliati ad un tavolo televisivo, e crede che in questo debbano essere gli esponenti della vecchia generazione a metterli a loro agio: "Quando ho partecipato ad High Stakes Poker avrò avuto 23 anni, e mi trovavo al tavolo con leggende che non conoscevo ed avevo visto in TV. Prima delle riprese non mi fu data occasione di parlare un po' con loro, e così al tavolo finii per offrire un pessimo spettacolo. Aspettarsi qualcosa di diverso da me, allora e in quelle condizioni, sarebbe stato assurdo".
Phil crede quindi che gli esponenti della "old school" debbano mettere a parte i giovani della loro saggezza, ed allo stesso tempo ritiene che i più giovani debbano mostrare più rispetto: "Un giovane laureato in fisica oggi ha una comprensione della materia probabilmente migliore di quella di Isaac Newton. Cosa voglio dire con questo? Che chi ha saputo vincere per vent'anni in questo mondo merita un sacco di rispetto, in quanto sono i migliori esponenti della loro generazione, ed il fatto che un 24enne oggi possa batterli in heads-up nulla toglie a questo".
Per Galfond, quindi, i giovani possono essere degli ottimi protagonisti degli show televisivi e quindi buoni testimonial per il poker, a patto che vengano rispettate alcune condizioni. E che soprattutto vengano invitati a parteciparvi.