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Phil Hellmuth: altre storie dalle WSOP del 2008

Un tell appreso dal libro di Joe Navarro, Read’em and Reap, avrebbe potuto permettere a Phil Hellmuth di salvare almeno 100.000 in chips dal suo stack. Ma scopriamo insieme cos’è accaduto esattamente durante un torneo alle World Series of Poker di qualche anno fa.

“Voglio raccontarvi una mano interessante capitata alle WSOP del 2008. Mentre ero al tavolo della ESPN, durante il day 4 del torneo, me la stavo vedendo davvero brutta. No, non avevo perso con KK contro AA oppure con set vs overset; semplicemente, nelle ultime 4 ore di gioco avevo open-raisato in almeno 20 piatti trovando la 3-bet di qualcuno in ben 19 occasioni, dovendo poi foldare tutte le volte.

Potevo andare all-in e vincere qualcuno di quei piatti? Sicuramente, ma potevo anche farmi eliminare prendendomi un rischio forse non necessario. In fondo, non avevo alcuna mano legittima per provare il colpo, solo roba che poteva mettermi nei guai come AJ, KJ, KQ, QT e A-x suited.

Alla fine, ricevo comunque JJ e rilancio da late position. Indovinate un po’? Il big blind mi 3-betta e decido soltanto di chiamare. Il flop è K-Q-7, lui punta ed io butto via i miei "ganci" girandoli sul tavolo. Ragazzi, il livello di frustrazione aveva raggiunto l’apice. Voglio dire, come è possibile foldare 19 volte su venti e poi dover abbandonare la mano anche con i pocket jacks? Wow!

In un’altra mano contro lo stesso avversario, guardo le mie carte e trovo 8 8 . Apro al solito e lui mi chiama mentre tutti gli altri foldano. Il flop porta j 9 2 : punto ancora e lui calla di nuovo. Sul turn arriva un 8 che mi regala il set ma sul board si crea un draw di scala. Faccio check per slowplayare la mia mano e l’oppo punta solo 35.000 che io ovviamente chiamo. Il river è infine un 4 e questa volta metto subito nel piatto 60.000 che Mister X rilancia fino a 155.000. Non posso che fare call e lui mostra q 10 per la scala.

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Ok, rivediamo insieme la mano. Ho fatto slowplay al turn per due motivi: volevo tenere il piatto basso in caso al river fossero arrivate altre carte utili ad un flush o straight draw e volevo fingere debolezza in modo da indurre l’altro a puntare forte.

Ora, la maggior parte dei giocatori avrebbe bettato invece forte con lo scopo di proteggere il tris di 8, ma io ritenevo che lui pensasse che ero weak e che quindi avrebbe provato a bluffarmi sul river. Ecco perché ho leadeato sull’ultima carta comune e poi ho chiamato anche il suo rilancio. Sapevo di poter battere un sacco di mani come un set di 2 o 4 e qualsiasi doppia coppia.

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Detto ciò, esisteva anche una buona possibilità che il mio avversario avesse qualcosa di molto forte, e per questo ringrazio Joe Navarro ed il suo libro “Read’em and Reap” per avermi fatto scoprire un tell.

Il motivo per cui non ho rilanciato al river è stato perché avevo notato che l’altro aveva unito le mani come a formare una guglia. Secondo Navarro, ciò rappresenta un sicuro segno di forza ad un tavolo da poker. Per cui ho colto la giusta informazione ma non l’ho utilizzata a dovere.

Avessi prestato maggiore attenzione, anche prendendomi 20 secondi di più prima di puntare, avrei potuto salvare almeno 100.000 chips. Avrei dovuto checkare ed almeno lasciarmi la possibilità di foldare il mio set di fronte ad una sua grossa bet.

Fortunatamente, sono riusciuto a sopravvivere al day 4 e ad andare avanti. Meno male che avevo uno stack cospicuo e la struttura del torneo era tra le più lente nella storia delle WSOP. Questa è un'ottima cosa perchè permette a giocatori skillati come me di avere tutto il tempo per giocare con pazienza aspettando che il novizio agisca in maniera affrettata e si scavi la fossa da solo."

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