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Caso Leicester: le quote sballate hanno sdraiato i bookies non solo nell'antepost. Le volpi hanno garantito ROI del 67%

Il caso Leicester è meritevole di analisi e attenzione per comprendere e capire fino in fondo il mercato delle scommesse. Ranieri oltre ad aver sconvolto gli equilibri tecnici e tattici della Premier, inconsapevolmente, ha rivoluzionato anche il mercato del betting.

Il fatto è uno: in genere la vittoria degli underdogs fa ricchi i bookies che non sono costretti a pagare sui favoriti (dove si registrano i volumi più alti).

Se il portavoce di Coral Eurobet è arrivato a dire che "le quote non saranno più come prima", vuol dire che qualcosa di grosso è successo. Si, è successo: perché una quota sballatissima (ma non solo una) ha fatto ricchi pochissimi punters, solo un ristretto manipolo di fortunati (qualche centinaio) ma ha comportato un esborso pazzesco.

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Noi piccoli e ingenui scommettitori della domenica, siamo cresciuti con il mito che gli allibratori erano imbattibili e che avevano una gestione del rischio perfetta, molto spesso gestita da software che in base ad i volumi bilanciava le odds. Sbagliato?

Con il Leicester, l'avidità ha preso il sopravvento, così come la superficialità, almeno per alcune società di scommesse. Nel precedente articolo però abbiamo citato nomi di bookmakers importanti che sono finiti sotto di brutto. 

LE CAUSE DEL CRACK: QUOTE SBALLATE NELL'ANTEPOST

Abbiamo avuto il privilegio di poter esaminare le perdite ufficiali nette di alcuni grossi bookmakers britannici. Il sistema è stato messo in crisi, per la prima volta, da pochi scommettitori, per via di una quota totalmente sballata (5.000 a 1). Ma l'errore si è ripetuto perché i bookies hanno continuato a perseverare, accettando gioco fino ad ottobre con quote pazze (fino a 2.000 a 1, su stessa ammissione di Coral) sempre sul mercato antepost.

Molti allibratori non si sono poi coperti su Betfair scaricando il rischio: Betfred e SkyBet ad esempio, Coral l'ha fatto solo in parte e c'è mistero su William Hill e Ladbrokes. In questo modo l'industria del betting britannica si è trovata a dover pagare un conto salatissimo.

OGNI WEEK END FESTA PER I BETTORS: ROI 67%

La cosa più grave non è solo quella di aver sottovalutato così (l'entità delle quote è pazzesca) il team di Ranieri nel mercato antepost Premier League, quando avere offerto quote totalmente sballate ogni week end, almeno fino ad un mese fa, quando si è capito che le foxes facevano sul serio.

Vi cito un numero che vi farà capire molte cose. Se uno scommettitore avesse puntato sempre sulla vittoria del Leicester avrebbe avuto un ritorno del 67% del denaro rischiato. Si, avete letto bene, un ROI del 67%, in base a nostri conteggi calcolati sulle quote pre-match offerte nel mercato italiano.

Se ogni settimana un tifoso del Leicester avesse puntato 10 euro sulla vittoria di Vardy e compagni, avrebbe vinto ben 670 euro netti, a testimonianza di come le quote siano sballate. Ci sono alcuni scommettitori professionisti che riescono a campare con un roi del 3%-4%. In questo caso stiamo parlando del 67%!

ODDS PAZZE IN PREMIER LEAGUE

Per farvi capire come il mercato abbia sottovalutato le foxes, vi cito alcuni fatti, citando quote offerte non in Inghilterra ma addirittura in Italia, dalle nostre società autorizzate.

Dopo un inizio sprint in testa, nel quale Morgan e soci dimostrano di essere in palla, alla 16esima giornata a Leicester arriva il Chelsea in piena crisi. Vincono gli uomini di Ranieri con una quota pari a 3,2 volte la posta (!).

Incidente di percorso? Neanche per scherzo. Il delirio dei quotisti prosegue.

Passano alcune giornate, i blues vivono un momento di transizione, pareggiano in casa con il Manchester City nel recupero (per la cronaca la vittoria era data a 4,33!) e si presentano al White Hart Line: vittoria per 0-1 con altra quota assurda, pagata 5.25 la posta.

Dopo due settimane si ripetono in casa contro il non irresistibile Stoke City (2.10) e il Liverpool (2.63) e poi di nuovo contro il Manchester City in trasferta. Vincono 3-1 dominando la partita ed anche in questo caso le quote sembrano del tutto sballate: in lavagna troviamo 1.60 l'1, 4.2 l'X e 6.2 la vittoria in trasferta.

In poche parole se scommettevate 10€ sulla vittoria della prima in classifica, vincevate 52 euro netti (62 lordi). Quale campionato vi offre un'opportunità del genere?

Ma anche fino ad un mese fa le odds sembrano generose: vittoria con il Cristal Palace in trasferta pagata a 2.50, 3 punti guadagnati in casa con il Southampton offerto a 2.25 e altri tre punti raccolti a Sunderland sopra la pari (2.15).

Il particolare che lascia pensare è che tutto il mercato del betting ha capito poco del Leicester, non si tratta di un singolo errore, ma di una catena di errori clamorosi che hanno condizionato tutte le società di scommesse mondiali.

EFFETTO LIQUIDITA'

In parte queste quote sono state condizionate anche alla scarsa liquidità sul Leicester (leggi qui l'effetto liquidità nelle scommesse). Per questo motivo, in alcuni casi le quote sugli underdogs offrono leggero valore e quelle sulle favorite no (pensiamo al Barcellona).

Ma se leggiamo questi numeri al contrario capiamo che i bookies con la squadra di Ranieri hanno perso sempre, domenica dopo domenica.

Leggiamo altre statistiche. Chi ha voluto puntare sempre sulla sconfitta delle foxes si è fatto male, perdendo l'87% del denaro scommesso. Anche da questo dato si capisce quanto il banco abbia sofferto.

In genere le quote di apertura vengono stabilite dai bookmakers asiatici e poi replicate su Betfair (la borsa dove vengono scambiate le quote) e sui mercati europei. Nessuno è mai voluto andare contro le logiche tecniche, pur di rinunciare a raccogliere gioco (purtroppo per loro vincente) sul Leicester. Forse i mercati sono troppo uniformi e piatti e si fanno quasi sempre condizionare dalle quote di apertura. Nessun quotista sceglie altre strade (c'è anche il rischio arbitraggio e delle speculazioni) più coraggiose, i mercati sembrano incatenati l'uno con l'altro e nella maggior parte dei casi, le quote vengono copiate e leggermente riadattate in base ai volumi raccolti.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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