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Scommesse: la giovane promessa del tennis Oliver Anderson ammette di aver truccato un match

Come abbiamo già visto in un articolo dettagliato, la pratica del match-fixing è estremamente diffusa nel mondo del tennis. Ci sono partite truccate a tutti i livelli, dai tornei Futures a quelli del Grande Slam, ma è soprattutto nei Challenger che si assiste a match molto sospetti. Coloro che partecipano a questo circuito, infatti, devono cercare costantemente un modo per finanziare la propria carriera di tennista, dal momento che i montepremi sono molto più bassi rispetto a quelli dei tornei più prestigiosi dell'ATP.

Superare il primo turno di un torneo Challenger significa ricevere una ricompensa monetaria che non basta neanche a coprire le spese di trasferta. Questa situazione spinge molti tennisti ad accettare le insistenti richieste delle organizzazioni criminali, disposte a pagare bene per truccare una partita.

L'ultimo caso in ordine di tempo è ben rappresentativo di questo fenomeno, perché ha per protagonista una giovane speranza del tennis australiano. Si chiama Oliver Anderson ed è stato il campione degli Australian Open juniores nel 2016.

Dopo il prestigioso successo ottenuto in casa, Anderson aveva tutte le carte in regola per iniziare una carriera ricca di soddisfazioni e successi. Come spesso accade, però, un infortunio ha subito frenato le sue ambizioni. Anderson è stato fermo per diversi mesi e (come da contratto) ha dovuto restituire al suo sponsor una parte dei soldi che aveva ricevuto. Ritrovatosi in difficoltà finanziaria, il giovane tennista non ha resistito alla tentazione di guadagnare soldi facili con il match-fixing.

Anderson lo ha ammesso la scorsa settimana di fronte ai giudici: nel 2016 ha perso volontariamente il primo set di una partita del Challenger di Traralgon. Il suo avvocato ha aggiunto che non sapeva precisamente quanto avrebbe guadagnato e che alla fine non ha intascato un centesimo dalla combine.

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Il match in questione era contro il connazionale Harrison Lombe. Le quote prima dell'inizio erano fortemente sbilanciate a favore di Anderson, quotato appena 1.08. D'altronde, all'epoca, aveva un ranking di ben 900 posizioni più alto rispetto al suo avversario.

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Anderson era stato contattato il giorno precedente al match da un'organizzazione criminale di Londra. Gli è stato chiesto di perdere il primo set volontariamente, per poi dare il massimo nel secondo e nel terzo e portare a casa l'incontro. Lombe non era coinvolto nella combine, pertanto i match-fixers si aspettavano semplicemente che nel secondo e nel terzo set Anderson mettesse in campo la sua superiorità.

Poco prima del match, uno scommettitore ha provato a piazzare una puntata da $10.000 sulla vittoria di Lombe nel primo set, quotata a più di 5. Il bookmaker ha rifiutato l'importo, accettando invece una bet da $2.000. Successivamente, lo stesso scommettitore, ha provato a puntare $13.000 sul risultato esatto 2-1 in favore di Anderson. Questa volta il bookmaker ha rifiutato la scommessa. I responsabili del sito hanno immediatamente contattato le autorità dello stato australiano del Victoria per segnalare un possibile match-fixing.

In campo, Anderson e il suo avversario hanno mantenuto il servizio fino al 4-4. A questo punto l'ex campione degli Australian Open juniores ha iniziato a commettere errori grossolani. Nel nono game del primo set ha effettuato solo una prima di servizio in campo e ha commesso due doppi falli (di cui uno mentre era in vantaggio per 40-30). Lombe è riuscito a breakkarlo e a portarsi sul 5-4. Nel game successivo ha mantenuto il servizio e ha vinto 6-4.

Come da copione, perso il primo set, Anderson è tornato a giocare davvero. Nel secondo parziale ha battuto Lombe con un clamoroso 6-0. Nel set finale ha dominato e vinto per 6-2. In questo modo ha conquistato la partita e l'accesso al secondo turno, dove ha perso da sfavorito contro John-Patrick Smith.

Le indagini sulla possibile combine sono partite subito dopo il match. Inizialmente Anderson ha negato ogni coinvolgimento, ma alla fine ha ammesso tutto. In sede penale è stato condannato a pagare una multa di $500 e a mantenere una buona condotta per due anni. Ora, però, arriverà con ogni probabilità la stangata del giudice sportivo, che potrebbe bannarlo per diversi anni, ponendo fine a una carriera già molto difficile: da quel Challenger incriminato dello scorso ottobre, Oliver Anderson non ha più giocato alcun torneo.

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