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Se abbiamo lettura sui nostri avversari non è necessario sfidare la fortuna

Da giocatori conosciamo tutti in quale misura abilità e fortuna possano incidere nel nostro modo di interpretare il poker e, soprattutto, quanto esse possano concorrere a farci diventare giocatori di poker più o meno bravi.

Chip Riffle

Fortuna vs skill

Occorre, come sempre, impostare il pensiero suun determinato periodo di tempo che, qualora fosse congruo,  faremmo riferimento alla parte più “skillata” delle nostre decisioni, se invece la nostra idea è quella di rapportarci a un periodo di breve o brevissima durata, la fortuna avrebbe un ruolo decisamente preponderante.

C’è un modo per provare ad amplificare questo tipo di “legge” non scritta, ed è quello di attendere che i nostri avversari si complichino la vita da soli commettendo i loro errori più comuni, senza doverci affidare alla fortuna soprattutto nelle prime parti del nostro torneo.

L’efficacia della lettura dei range

La prerogativa più importante per poter monetizzare questo vantaggio, è quella di possedere una certa dimestichezza con il riconoscimento dei range avversari. 

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Una buona parte dei giocatori di fascia medio alta, magari quelli che viaggiano con un ROI discreto ma non esagerato, spingono in modo eccessivo determinate mani contro giocatori “faceuppati” per poi dare la colpa alla sfortuna nel momento in cui perdono. 

Chi non capisce che in quei casi è sempre meglio prendersi tutti quei piccoli vantaggi che ci serviranno per un profitto meno immediato ma continuativo, sarà sempre e comunque “del gatto”. 

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L’esempio dei 20X

Un esempio che può far pensare a questo tipo di aggiustamento è fornito da tutte quelle dinamiche in cui decidiamo di pushare 20+ BB con una mano leggermente superiore a quella con cui il nostro avversario ha aperto prima di noi e con la quale.

Questa è una mossa che non ha alcun senso se pensassimo che con una semplice 3-Bet,  ci guadagneremmo il diritto di giocare il colpo in posizione. Se abbiamo la lettura a cui abbiamo accennato in precedenza, porteremo facilmente il piatto a casa, o potremo salvarci da eventuali colpi sfortunati semplicemente leggendo il board in relazione alla lettura che abbiamo del nostro avversario.

Si badi bene, entrambe le mosse sono corrette nel long term, ma perché rinunciare a quella parte di EV che ci viene fornita dalla conoscenza del gioco del nostro avversario e dalle nostre particolari letture e soprattutto, perché affidarci esclusivamente alle carte che scenderanno sul board e che non dipendono dai nostri ragionamenti e dalle nostre decisioni?

 

 

"C'è chi pensa che sia impossibile prendere parte a tutti i tavoli finali dei tornei a cui si partecipa. Questo è vero per tutti. Tranne per chi li racconta".
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