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Jared Tendler: “Il potere del pessimismo”

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I giocatori di poker credono spesso che il mio lavoro di mental coach consista semplicemente nell’aiutarli a pensare in maniera più positiva. Qualcuno critica la natura del mio lavoro perché credono, come me, che un’attitudine positiva non sia sufficiente per avere successo nel poker. Come leggerete in questo articolo, la ricerca ha provato che alcuni giocatori traggono effettivamente beneficio dall’avere un’attitudine positiva, e che questa migliori le loro prestazioni. Ma al contrario di quanti molti possano pensare, l’ottimismo per alcuni giocatori può essere anche un problema.

Il problema dell’essere troppo spesso positivi è che si tende a non pensare a tutte le cose negative che esistono. Le persone hanno un problema con la negatività: pensano che sia – scusate il gioco di parole – negativa. Tuttavia si possono trarre grandi vantaggi dal pessimismo e dalla comprensione che le cose negative siano reali. Il problema è che molti pensano che le cose negative siano permanenti piuttosto che come qualcosa che può essere migliorato, e per questo tentano di eliminare ogni pensiero negativo dalla propria mente.

Se avete qualche debolezza nel vostro gioco, essere ottimisti non basterà a migliorarla. Potrebbe aiutarvi ad aumentare la vostra concentrazione, ma se non lavorate sui lati negativi, l’ottimismo rimarrà soltanto un’illusione.

Non riesco a pensare a giochi nei quali l’ottimismo può essere più distruttivo che nel poker. A causa della varianza, è molto difficile avere feedback accurati nel breve periodo, e questo porta le persone a credere ciò che vogliono. Possono catalogare le sconfitte come sfortuna, e credere di aver battuto un livello quando stanno runnando bene. Se vi affidate troppo ad un pensiero positivo, e questo viene seguito da un periodo particolarmente fortunato, non ci vorrà molto prima che iniziate a credere che pensare positivamente abbia un’influenza sull’esito delle mani che giocate – e questo vi predisporrà ad una pesante ricaduta emotiva quando le cose non gireranno più in vostro favore.

Recentemente, ho iniziato a lavorare con alcune persone che credevano davvero che, se avessero iniziato a pensare positivamente, i loro risultati sarebbero stati migliori. Assumevano erroneamente che la qualità del loro umore fosse la causa diretta delle loro vittorie. Questa attitudine è l’equivalente del pregare gli dei del poker. Il vostro stato emotivo non è direttamente correlato ai vostri risultati. Se lo fosse, per vincere bisognerebbe solo sentirsi bene, e le abilità non conterebbero.

Nonostante quanto detto, l’umore influenza il vostro gioco. Ad esempio, essere troppo di cattivo umore potrebbe portarvi a giocare troppo chiusi, mentre essere di ottimo umore potrebbe indurvi a giocare troppe mani. Allora, qual è l’umore ideale? Dipende. Qualcuno gioca meglio quando si sente leggermente ottimista, qualcun altro beneficia di un pensiero un po’ più pessimista.

Un recente studio ha dimostrato che alcune persone riescono ad avere prestazioni migliori quando pensano in maniera pessimista. Dopo aver completato un sondaggio, i partecipanti sono stati divisi in due gruppi: da un lato quelli che affermavano di avere una visione ottimista, dall’altro i quelli che avevano una visione più pessimista. Ad entrambi i gruppi è stato insegnato a giocare a freccette. I “partecipanti ottimisti” hanno fatto meglio quando gli venivano fornite istruzioni incoraggianti e di supporto (ovvero, positive), rispetto a quando gli venivano forniti feedback negativi. Il risultato dei “partecipanti pessimisti” è stato l’esatto opposto. Quando ricevevano istruzioni che sottolineavano statistiche reali e criticavano i difetti della loro tecnica, tendevano a fare meglio rispetto a quando ricevevano feedback ottimisti.

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I risultati hanno dimostrato che essere positivi non è la chiave di volta di una buona prestazione. Al contrario, può portare alcune tipologie di persone a rendere meno di quanto potrebbero. Possiamo allora dire che essere ottimisti funziona per alcune persone, ma non per tutti. Come dico sempre, visto che ogni persona è unica e diversa dalle altre, se pensare positivamente vi aiuta, fatelo; ma se dopo un po’ smette di funzionare, forse il pensiero positivo è parte del vostro problema. I pessimisti accettano la loro negatività e la usano per migliorare. “Essere pessimista” non suona bene come “essere ottimista”, ma alla fine quel che conta sono i risultati. Se essere pessimisti vi aiuta ad ottenere risultati migliori, perché dovrebbe essere considerato come qualcosa di negativo?

I pessimisti sono in genere più realisti. In un gioco come il poker, essere pessimisti può essere di grande aiuto nella gestione della varianza. Non importa quanto ottimisti possiate essere, non riuscirete a fermare un downswing di 20.000 mani, indipendentemente da quanto bene possiate giocare. Uno dei problemi più grandi che devo affrontare è come i miei clienti gestiscono la varianza, ed i giocatori con troppa sicurezza di sé sono sempre quelli che la gestiscono peggio, perché credono che non debba mai arrivare.

Un giocatore pessimista gestisce i downswing molto meglio, perché sanno che prima o poi toccherà anche a loro, e reagiscono andando a cercare le loro debolezze per migliorarle e minimizzarne gli effetti. Non sto affermando che dobbiate essere troppo negativi, o che dobbiate cercare di cambiare il vostro umore prima di iniziare una sessione – ad esempio ripetendo nella vostra mente che perderete – perché un’attitudine troppo negativa può essere distruttiva tanto quanto una troppo positiva. Ciò che sto cercando di dire è che dovete essere più realisti per eliminare l’errata convinzione che pensare positivamente sia tutto ciò che serve per vincere a poker.

Il potere del pensiero positivo è reale per alcune persone, ma per altri nasconde grandi debolezze. Ciò che faccio con i miei clienti è aiutarli a identificare, analizzare e risolvere i problemi che non possono essere risolti con il solo pensiero positivo.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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