Vi avevamo parlato della possibile legalizzazione del poker online in Russia: il Cremlino aveva incaricato a giugno, il Ministro delle Finanze di redigere una relazione sulla fattibilità del progetto.
PokerNewsReport ha pubblicato delle anticipazioni interessanti: dopo aver ascoltato anche il parere dell’associazione dei poker pro russi, il Governo sembra in procinto di classificare il poker come un skill game, per differenziarlo da casinò e scommesse, ritenuti gioco d’azzardo.
L’esecutivo sta pensando ad un prelievo del 20% sul profitto lordo (rake) delle poker rooms e (novità assoluta), un 13% sui prelievi (cash out) effettuati dai giocatori. In questo modo, le entrate fiscali vengono stimate tra i 2 e i 3 miliardi di rubli (da 58 a 87 milioni di dollari USA) nel primo anno, per toccare quota 5 miliardi di rubli, dopo 4 anni.
Il prelievo che sarà applicato alle rooms è in linea con gli standard europei: il 20% sul rake è come in Italia per il cash game (in Gran Bretagna è al 15%, in Spagna il 25%).
La novità assoluta, nel panorama del poker online mondiale, è rappresentato dall'aliquota applicata sui prelievi effettuati dai players che, di fatto, verrebbero tassati due volte (alla fonte e sulle vincite). Un sistema difficilmente sostenibile per i giocatori che dovrebbero rispettare anche altri limiti (potrebbero giocare solo un numero massimo di partite al giorno).
Vi è poi un altro problema: la maggior parte dei russi grinda su rooms occidentali (già oscurate dal Governo) e la crisi in Ucraina ha reso molto tesi i rapporti tra Russia, Europa e USA, a tal punto da mettere a repentaglio gli interessi commerciali delle multinazionali del Vecchio Continente a Mosca e dintorni. Con questo clima politico, difficilmente verrebbero rilasciate licenze a gaming company europee, favorendo - a maggior ragione - le rooms locali che hanno però uno scarso appeal.