Il Big One Drop si giocherà a Montecarlo dal 13 al 17 ottobre come vi avevamo anticipato due settimane fa. Guy Laliberte ha voluto cambiare location: sarà l'evento più costoso e ricco di sempre, considerando che il buy-in da 1 milione sarà in euro e non in dollari.
Ma la novità più importante non è lo spostamento della sede (da Las Vegas al Principato di Monaco), bensì l'esclusione dei giocatori professionisti dal torneo più in vista in questo momento. Senza dubbio i media generalisti (anche europei) daranno grande risalto a questo super evento benefico, dove i ricconi della Terra si sfideranno.

Laliberte ha affermato che l'evento sarà "chiuso", ovvero si potrà partecipare solo dopo aver ricevuto un invito. D'altronde si tratta di una manifestazione privata.
I professionisti saranno accolti lo stesso a Montecarlo, ma potranno partecipare solo ai ricchi side events o coachare i partecipanti del Big One Drop che sarà aperto solo ai ricchi appassionati di poker: businessmen, filantropi, celebrità.
E' giusto escludere i professionisti?
E' molto probabile che la presenza di ricchi giocatori amatoriali aumenti. E' così divertente per loro prendere parte ad un tavolo seduti tra Fedor Holz e Dan Colman? E' vero che il player alle prime armi sogna di sfidare i migliori ma oramai molti benestanti regular amatori hanno più volte sperimentato sulla loro pelle (e sul loro bankroll) questa emozione nei numerosi high rollers che ogni anno vengono organizzati. Di occasioni per incrociare le armi con i top mondiali c'è quasi una volta al mese. Il Big One Drop deve essere qualcosa di unico.
Per molti di loro quindi non è un elemento di novità sfidare i campionissimi: è divertente per un giocatore occasionale trovarsi con 6, 7 professionisti al tavolo che martellano ad ogni mano?
Laliberte sembra avere la risposta pronta ed è certo che il numero di players casuali aumenterà senza pro. Stiamo d'altronde parlando di uno dei players più perdenti della storia del poker high stakes online. Con i suoi soldi Phil Ivey si è fatto la sua villa a Vegas (minimo).

Da Macao a Hollywood
Non è un caso che negli home games di Hollywood o nel Big Game di Macao, i giochi siano aperti solo a pochi eletti, per lo più gamblers.
I divi del cinema ed i ricconi californiani fanno qualche volta qualche rara eccezione ma è difficile, come ha raccontato Dan Bilzerian ed ha anche scritto Molly Blom nel suo libro scandalo. Phil Hellmuth ad esempio è stato accolto dai magnati della Silicon Valley, con estremo piacere, ma solo dopo molti anni di attesa. E sabbiamo che il cash game high stakes non sia il Main Game di Poker Brat.
Stesso discorso a Macao: possono sedersi solo coloro che mettono le loro fiches al centro del tavolo con una certa facilità (Tom Dwan su tutti). Squali come Patrik Antonius non sono graditi.
Criteri per gli inviti
Di sicuro vedremo un'action al One Drop meno tecnica ed un livello più basso ma non meno divertente, soprattutto per chi gioca. Per Barry Carter, editorialista di PokerStrategy, ci saranno anche più giocatori amatori stakati: l'assenza di professionisti può facilitare questo processo. La domanda legittima che si pone il giornalista inglese è quali saranno i criteri per stabilire se un player è un pro o meno. Ad esempio, il finanziere Dan Shak è da considerarsi tale? Phil Galfond invece è oramai più un imprenditore (con la sua scuola di coaching) che un player.
In tutti i casi, concordiamo Carter, che questo evento (così strutturato) possa essere un elemento di novità positivo per il mondo del poker che necessita di rivedere alcuni equilibri ed il rapporto tra giocatori professionisti e amatori.
Secondo voi è giusto riservare il Big One Drop solo agli amatori? Siamo curiosi di conoscere la vostra opinione in merito!