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Black-friday: Lederer e Ferguson non si difenderanno

chris-fergusonHoward Lederer, Ray Bitar (l’amministratore delegato), Chris Ferguson e Rafe Furst sembrano intenzionati a non impugnare l’atto di citazione presentato  dal Dipartimento di Giustizia (Doj) di New York nei loro confronti. Tutti e quattro i membri del board di Full Tilt Poker dovrebbero, ad ore, depositare una rinuncia formale ai loro diritti di difesa, in merito all’inchiesta del black-friday.

La strategia – secondo il magazine inglese EGR – da parte dell’intero consiglio della red room è quella di evitare le onerose spese processuali. Con questo atto formale, i quattro amministratori possono esimersi dal presentarsi dinanzi alla corte durante il processo.  Sembra una resa in sede civile da parte dei legali di Full Tilt Poker ma potrebbe essere anche una mossa politica per agevolare l’accordo formale tra i procuratori di New York e Bernard Tapie: i francesi hanno ottenuto verbalmente il semaforo verde dal Doj. Mancano pochi dettagli, seppur si è in leggero ritardo rispetto la tabella di marcia.

E’ probabile che la posizione degli azionisti di Tilt rientri in un accordo a 360 gradi con i procuratori, siglato proprio dagli avvocati di Tapie. D’altronde Preet Bharara aveva accusato i consiglieri di aver distribuito dividendi, senza le riserve in bilancio necessarie per garantire il denaro dei giocatori. Con il rimborso delle vittime, le accuse (in sede civile) potrebbero essere ritirate. 

I procuratori federali contestano le seguenti somme ai quattro accusati:
- $40.954.781,53 Bitar
- $41.856.010,92 Lederer
- $25.000.000,00 Ferguson
- $11.706.323.96 Furst

E’ molto probabile che nell’accordo di Tapie, sia inserita una clausola che preveda la parziale restituzione dei dividendi illeciti ai players statunitensi da parte degli azionisti stessi. Come noto, ai quattro membri del board sono state mosse accuse solo in sede civile. L’unico alla sbarra, che rischia anni di reclusione, è Ray Bitar, il quale - con l’imminente rinuncia - ha formalmente accettato la giurisdizione della corte statunitense.

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Nel frattempo il procedimento continua: il Doj ha reso nota la propria posizione in merito alle memorie difensive dei due intermediari finanziari che agivano per conto di Full Tilt Poker e PokerStars.com: Chad Elie e John Campos che hanno presentato ai giudici una teoria molto chiara. Per loro il poker è un gioco d’abilità e non d’azzardo e pertanto non dovrebbe essere applicata la normativa UIGEA per le fattispecie contestate. I procuratori sostengono il contrario - sempre secondo Elie e Campos - in base ad una normativa del 1800.

Nelle 52 pagine appena depositate, la risposta del Doj è apparsa intransigente a prima vista, ma molto vulnerabile sotto il profilo dei contenuti: Preet Bharara e i suoi collaboratori sono convinti che il poker sia un gioco determinato solo dal caso, a differenza del betting. Per i procuratori, nelle scommesse sportive vi è un elemento di abilità, nel texas hold'em no. Se le premesse sono queste è molto probabile che dinanzi alla corte newyorkese se ne vedranno delle belle nei prossimi mesi...

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Editor in chief
Iscritto all'ordine dei giornalisti da più di 25 anni, vivo a Malta dal 2012, laureato in giurisprudenza, specializzato nello studio dei sistemi regolatori e normativi del settore dei giochi nel Mondo e nella comunicazione responsabile nel mercato legale italiano alla luce del Decreto Balduzzi e del Decreto Dignità (convertiti in legge). Forte passione per lo sport e la geopolitica. Fin da bambino, sfogliando il mitico Guerin Sportivo, sognavo di fare il giornalista sportivo, sogno che ho realizzato prima di passare al settore del gaming online. Negli anni universitari, ho iniziato anche il lungo percorso da cronista in vari quotidiani e televisioni. Dai primi anni 2000 ho lavorato anche nel settore delle scommesse e nel 2010 sono entrato nella grande famiglia di Assopoker per assecondare la mia passione per il poker texas hold'em.
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