Avere di fronte, in un torneo di poker, un avversario particolarmente abile è una seccatura non di poco conto, che può avvicinarsi ad essere una maledizione se quello stesso giocatore sembra non perdere davvero mai.
Concentrandosi solo sui tornei live, sappiamo quanto l'abilità non basti per affermarsi ai più alti livelli. Le ragioni sono sempre le stesse: field numericamente ampi quando non smisurati, campione ridotto per poter essere davvero significativo anche nell'arco di un'intera vita.
Eppure c'è chi ad ogni torneo a cui partecipa riesce ad arrivare spesso e volentieri fino in fondo: nonostante la loro abilità sia tanto assoluta quanto conclamata, proprio quest'ultima rischia di oscurare quanto la varianza positiva abbia un'incidenza in tutto questo.
Pensiamo ad esempio a Jake Cody. A ben pochi verrebbe in mente di pensare che si tratti semplicemente di un giocatore fortunato, ma davvero basta essere giocatori straordinariamente preparati per vincere un EPT, un WPT ed un braccialetto WSOP in appena un anno e mezzo?
Jason Mercier, giusto per scomodare uno dei migliori torneisti live al mondo, prima di vincere l'EPT di Sanremo era poco più che un perfetto sconosciuto: la sua carriera sarebbe stata la stessa se non avesse conquistato quell'evento ed i suoi 869.000 €, assieme alla pesante sponsorizzazione da parte di PokerStars?
Lo statunitense è un fenomeno, ma anche nel suo caso le vittorie ed i piazzamenti pesanti a stento si contano, con quattro anni di tornei live alle spalle in cui il risultato più magro è stato quello del 2010, con “appena” 1.065.000 $ vinti.
Discorso simile per Bertrand Grospellier, il cui talento non è in discussione ma che agli esordi della propria carriera arrivò secondo all'EPT di Copenaghen e primo alla PokerStars Caribbean Adventure nell'arco di un anno, affermazioni che evidentemente sono destinate a segnare in positivo una carriera.
Ci sono poi i casi di quella che potremmo chiamare “godrun” circoscritta: è successo a Jeff Lisandro, con tre braccialetti WSOP nel 2009, e quindi a Ben Lamb nell'edizione del 2011. Anche loro, giocatori straordinari che hanno vissuto momenti probabilmente irripetibili in quelle proporzioni.