La mano tra Kristen Bicknell e Alex Foxen al final table di un importante torneo del Venetian ha fatto il giro del mondo, scatenando le opinioni di centinaia di persone tra semplici appassionati di poker e famosi professionisti. Ovviamente non poteva mancare anche quella di Doug Polk, da sempre molto attivo su tutte le questioni mainstream nell'ambiente nel poker. Come era prevedibile, Doug ha detto ciò che pensa senza peli sulla lingua e utilizzando parole di accusa molto forti. D'altronde sappiamo bene che a Doug piace spararle grosse per attirare l'attenzione su di sé...
Per chi si fosse perso questa mano, in questo articolo abbiamo riportato tutto nel dettaglio. Ecco invece l'analisi di Doug Polk, come sempre tagliente ma molto interessante.
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Doug Polk: "Il soft-play è inevitabile in certi casi"
"Se ci sono fidanzato e fidanzata a 3 left in un torneo con le telecamere, è palese che siano incentivati a non farsi la guerra tra di loro. Ma cosa succede in situazioni meno ovvie?", si chiede l'ormai ex pro all'inizio del video. "Mettiamo che ci siano due amici allo stesso tavolo di un torneo oppure uno scenario sempre più comune: due giocatori che si sono scambiati le quote e si trovano di fianco in un high roller. Il modo in cui giocano crea sempre un edge, spesso molto grosso, nei confronti del terzo giocatore coinvolto. Tra di loro cercheranno sempre di diminuire la varianza".
Doug passa poi alla mano "incriminata", quella tra J-J e A-A.

L'analisi della mano tra Bicknell e Foxen
"Questa è una delle mani più sospettose di sempre", dice Polk. "Hanno circa 44 big blind effettivi e con questi stack si deve andare all-in preflop: J-J deve aprire dal bottone, A-A deve 3-bettare dal big blind e J-J deve pushare. Fine della mano. Quando hai J-J con 44 big blind, bottone vs big blind, devi andare rotto. Questo è il modo in cui dovresti giocare a poker".
La mano è andata invece diversamente: rilancio dal bottone di Foxen con J-J, 3-bet di Bicknell dal big blind con A-A e call di Foxen.
"Il semplice fatto che abbia flattato con J-J è un segnale nettissimo del soft-play: chiunque abbia ottenuto buoni risultati a poker lo capisce immediatamente. Non li posso biasimare per il soft play, capisco che non vogliano giocare tutto, ma questo ai miei occhi è più di un soft-play".
Sul flop 5 4 j la Bicknell punta e Foxen chiama. Sul turn k la Bicknell fa check e Foxen punta molto piccolo, 375.000 su 1.3 milioni.
"Sul flop è tutto standard, perché la Bicknell punta. Sul turn King, però, fa check. Con A-A in un 3-bettato, la linea più comune è bet-bet-push e il fatto che lei checki sul turn è strano. Un Re aiuta il tuo range più di quanto lo danneggi. Alex punta, che è totalmente standard, e lei chiama".
Doug Polk: "Più di un soft-play"
Al river, secondo Doug Polk, i dubbi di soft-play diventano quasi una certezza.
"Il river è un 3 ed ecco l'ennesima situazione sospetta: Kristen fa check e in questo spot chiunque andrebbe all-in. Guardate il pot e quanto hanno dietro: Alex ha 2/3 del pot e il secondo set più alto del board! Ovviamente devi pushare sempre qui, ma lui cosa fa? Punta 600.000 su 2 milioni. Lo fa affinché lei possa chiamare senza venire eliminata?"
Dopo aver analizzato la mano, Doug è sicuro: questa condotta è sicuramente classificabile come qualcosa di più del soft-play.
"Francamente, questa mano è strana sotto ogni punto di vista. Se fossi stato il terzo giocatore al tavolo mi sarei sentito pieno di rabbia. A mente lucida credo che avrebbe dovuto accettare il deal quando glielo hanno proposto (subito dopo l'eliminazione del quarto classificato Bicknell e Foxen hanno proposto deal e Burns ha rifiutato categoricamente, ndr), perché qui il soft play è davvero inevitabile. E so che è importante soppesare le parole, ma qui a me sembra più di un soft-play".