Paul Phua è il grande boss delle partite high stakes in Asia. Il businessman malese ha la parola finale su qualsiasi questione riguardante il Big Game orientale, motivo per cui tutti i professionisti che vorrebbero sedersi al tavolo con le whale cinesi devono cercare necessariamente di entrare nelle sue grazie. Ci sono riusciti Phil Ivey e Tom Dwan grazie al loro gioco estremamente aggressivo e la propensione a gamblare, mentre altri noti pro non hanno avuto la stessa fortuna.
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Paul Phua: il boss del Big Game asiatico
Per partecipare alla partita di Phua sono necessari alcuni requisiti. Il giusto bankroll, innanzitutto, ma anche e soprattutto una certa personalità per intrattenere i fish al tavolo e soprattutto uno stile di gioco particolare. Phua, infatti, non vuole nitty al suo tavolo ma al contrario vuole solo avere intorno a sé giocatori spericolati e iper-aggressivi.
Per questo il suo protetto è Tom Dwan, ma se tutti conosciamo bene il gioco di "durrrr" non è certamente noto il modo di giocare di Paul Phua, uno che si siede al tavolo quasi quotidianamente con milioni di dollari davanti a sé. Come gioca Paul Phua? Lui stesso ha ammesso di avere uno stile simile a quello di Dwan (il quale in passato gli insegnò a bluffare in cambio dell'invito al tavolo più alto di Macao) ma ci sono alcune mani tratte dagli high roller che mostrano quanto il businessman malese non sia un semplice LAG.
La mano che stiamo per raccontarvi, ad esempio, sembra giocata da un vero e proprio maniac.

Una mano da vero maniac di Paul Phua
Siamo in un high roller tenutosi quest'estate sull'isola di Jeju. La variante non è lo Short Deck ma il No-Limit Hold'em tradizionale con il mazzo intero. Il buy-in è altissimo: due milioni di Hong Kong Dollars, pari a circa 260.000 dollari americani. Un fattore importante per capire quanto siano "infinite" le risorse economiche di Phua e quanto sia certamente un giocatore spericolato.
Il video della mano inizia direttamente sul flop, pertanto non conosciamo l'action preflop. Considerando però che ci sono 18.000 chips in mezzo su blinds 1.000-2.000 è probabile che preflop ci sia stato il rilancio di Rui Cao dall'hijack e il doppio call di Tang dal bottone e Phua dal big blind.
Il flop è 6 4 2 e Rui Cao esce in puntata a 6.000 (1/3 pot) con in mano 5 k , quindi non nient'altro che un progetto di scala a incastro. Tang chiama con 5 4 , ovvero con una coppia di quattro e un progetto di scala a incastro.
Raise a 40.000 di Paul Puha sulla bet di 6.000
Phua ha il progetto di scala bilaterale e con un 8 o un 3 chiuderebbe il nuts. Per questo motivo rilancia ma il suo non è un rilancio normale: di fronte alla puntata di 6.000 di Rui Cao rilancia a 40.000. Lex Veldhuis in telecronaca non trova le parole per commentare questa giocata ma ancora di più il call di Tang con la second pair.
Il pot è di 104.000, più di 50 big blind. Il turn è un 10, Phua non ha chiuso il suo draw e la sua equity è ora molto più bassa (c'è una carta più alta del suo 7 e c'è un potenziale progetto di colore). Ciononostante, il businessman malese si inventa una mossa davvero spericolata, specialmente se consideriamo il buy-in di questo torneo: va all-in.
Una overbet per vincere il pot di prepotenza
Proprio così: sul pot di 104.000 chips, Paul Phua mette in mezzo tutto lo stack di 260.000 chips, una overbet assurda. Tang ha un progetto di scala, un progetto di colore e una misera coppia di 4. Non senza fatica, alla fine il giocatore asiatico decide alla fine di passare la sua mano.
Con una prepotenza inaudita, Paul Phua ha quindi vinto un piatto enorme bluffando in all-in con 7-high. Una giocata iper-aggressiva che dimostra bene quale sia lo stile di gioco dominante nella sua partita high stakes.