Quando ti chiami Doug "WCGRider" Polk, di storie da raccontare a proposito del poker ne hai parecchie, specie dopo esserti presentato all'Aussie Millions: lo statunitense ha giocato sia i Super High Roller che una partita di cash game high stakes, dove ha perso ma con stile.
Si trattava di un tavolo 8-handed con bui $1.000/$2.000, dove dopo un inizio vincente "WCGRider" ha perso poco più di 300.000 dollari, soprattutto a causa di un bluff andato storto contro Patrik Antonius, che gli è costato un piatto da 700.000 dollari. Ed ecco com'è andata.
LA MANO CONTRO ANTONIUS - "Foldano tutti fino a me, che sono sullo small blind ed ho 74 offsuited - racconta Polk nel podcast di 2+2 - sul grande buio c'è Patrik Antonius, ed abbiamo uno stack effettivo superiore ai 400.000 dollari. Decido di completare e lui checka. Il flop è 7 5 4 rainbow. Io checko, lui punta ed io chiamo. Il turn è un cinque".
Qui Polk decide di puntare facendo una size bassa, subendo il rilancio di Antonius ma comunque chiamando. Il river è una donna. Qui Polk checka di nuovo, con Antonius che decide di puntare in overbet, ma "WCGRider" rilancia fino a 200.000 dollari, facendo sprofondare Antonius in mille pensieri: "Considerando che con la mia mano blockero sia 75 che 54, e che qualsiasi coppia l'avrebbe rilanciata preflop, il suo range al river è piuttosto cappato, mentre io gioco così tutti i miei full, anche se non sono sicuro che lui lo sappia".
"WCGRider" insomma sostiene che in questa occasione lui potrebbe benissimo nascondere anche un full di donne: "Alla fine lui chiama e vince con 86, ma paradossalmente per lui sarebbe più facile chiamare con un trips di cinque, perché in quel caso i miei possibili full sono minori. E' anche vero che quando check/raiso al river la mia linea può essere più bluffosa, perché se avessi una mano come A5 mi limiterei al call".
IO SONO ISILDUR1, TU CHI SEI? - Nonostante questo, Doug giudica molto positivamente la sua trasferta australiana, che gli ha permesso di conoscere di persona diversi professionisti di cui gli era noto soltanto il nickname. D'altra parte, ogni tanto anche lui è uno sconosciuto: "Mi sono avvicinato a Viktor Blom per salutarlo, ma quando l'ho fatto mi ha guardato ed ha detto, e tu chi sei? Anche per questo è difficile fare conoscenza con coloro che potrebbero permetterti di giocare a Macao, perché in pochi conoscono le facce di chi gioca il $200/$400". Una volta svelato il nickname, le pacche sulle spalle non sono mancate.
I SUPER HIGH ROLLER? UN FALSO PROBLEMA - A proposito dei Super High Roller, di cui si è parlato fin troppo, "WCGRider" sembra avere le idee chiare: "Dovete apprezzarne il lato folle, il fatto che qualcuno sia pronto a spendere 250.000 dollari per uno stack di poco più di dodici big blind - dice sembrando alludere a Negreanu - la realtà è che almeno la metà dei giocatori che li frequentano sarebbe pronta a pagare qualsiasi buy-in, ed egoisticamente queste non sono persone che giocano heads-up high stakes, quindi personalmente non mi cambia molto".
POT LIMIT OMAHAHAH - Infine, un pensiero rivolto agli high stakes online, dove a dargli azione in heads-up sono rimasti ormai in pochi nel No Limit Hold'em: "Sto cercando di imparare il Pot Limit Omaha, ma non è facile per più motivi. Il primo, è che quando raggiungi un certo livello in un gioco è dura affacciarsi ad un altro ed accettare l'idea di dover far schifo per un po'". Ma le ragioni non si fermano qui.
Doug Polk, "in orbita" Full Tilt Poker (photo courtesy Kenneth Lim and PokerNews.com)
"Nessuno dei top player sarebbe disposto a farmi coaching, ma a me sta bene perché mi fido più del mio thinking process che di quello di qualcun altro, così seguo i migliori e cerco di imparare da solo. Il problema è che fino a un paio d'anni fa mi concentravo solo sul giocare, adesso devo gestire anche altre cose. Inoltre un sacco di giocatori si mettono in sit-out contro di me nel Pot Limit Omaha, nonostante sappiano che non è il mio Main Game. Questo significa che per fare esperienza devo confrontarmi con i migliori". Un'esperienza affascinante, ma non sempre divertente.
Infine, "WCGRider" spiega che ormai l'azione ai tavoli high stakes sia cambiata: "In passato si era molto più propensi a sfidarsi a vicenda. Questo significa che in heads-up potevi anche vincere qualche decina di buy-in, mentre ora dopo che qualcuno perde 5 o 6 buy-in tende ad andarsene, tornando ore o giorni dopo". Per professionisti del suo calbro, insomma, a volte sarebbe meglio trovarsi di fronte dei samurai, piuttosto che giocatori di poker...