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Patrik Antonius e la leadership di miglior giocatore del 2009

Patrik AntoniusAncora lui, ancora i tavoli 7-Game, ancora lo stesso risultato. Patrik Antonius sembra proprio non conoscere avversari, e se questo sembrava già vero ai tavoli di Pot Limit Omaha, appare ancora piu’ evidente adesso che l’azione si è spostata tanto spesso ai Mixed Games.

L'altra notte infatti, il finlandese ha fatto registrare l’ennesima sessione positiva da 352.000 dollari, portando a 5 milioni e 400.000 dollari il suo profitto dall’inizio dell’anno.

Numeri che immeritatamente rischiano di perdere significato, vista la costanza e la consistenza delle sue vincite, che sembra quasi non fare piu’ notizia. Eppure, a tavoli in cui il denaro si vince e si perde a fiumi nell’arco di una sola notte, è proprio la costanza di chi sta al vertice – e contro i migliori al mondo – a rendere tutto questo davvero straordinario.

Quando sul forum di 2+2 si parlava della famosa querelle tra Antonius e Vos, un utente in vena di scherzi ebbe a dire: “Non dev’essere bello, sapere che Dio è contro di te”. Una frase fortemente provocatoria ed ironica ovviamente, ma che ben sottolinea la stima sconfinata che questo giocatore ha saputo far crescere attorno a sé in tutto il mondo del poker.

Stavolta, a fare le spese dello sguardo di ghiaccio e dei nervi d’acciaio di Patrik sono stati soprattutto Richard Ashby, che si è ritrovato alleggerito di 275.000 dollari, ma anche David Benyamine e Gus Hansen hanno avuto qualche colpo a vuoto, lasciando sul terreno alcune decine di migliaia di dollari a testa.

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Per quest’uomo dunque la varianza non esiste, la statistica per lui non vale? Naturalmente, anche Antonius è soggetto come chiunque altro ai capricci delle carte, ma non dobbiamo dimenticare come quelli che noi chiamiamo downswing sono spesso il risultato dell’insana unione fra la sfortuna ed un cattivo gioco dettato dalla frustrazione. Probabilmente, l’ex maestro di tennis ha un autocontrollo invidiabile che gli consente di fronteggiare al meglio anche i momenti più duri. E soprattutto commette pochi, pochissimi errori.

Quest’ultimo aspetto è certamente importante sempre, ma acquista un peso ancora maggiore in tavoli in cui viene richiesta a chi è seduto l’abilità di spaziare fra giochi anche molto diversi fra loro. Inevitabilmente, anche i top players hanno varianti in cui riescono ad eccellere ed altre in cui sono più deboli, e cosi’ chi è un giocatore completo fino in fondo acquista un ulteriore vantaggio.

Vedremo se uno dei giocatori piu’ letali dei tavoli verdi saprà mantenere questo ritmo anche negli ultimi scampoli del 2009. Di certo, strappargli la leadership di giocatore piu’ vincente dell’anno ai tavoli cash high stakes non pare essere alla portata di nessuno, e se assieme a Phil Ivey risulterà il migliore del 2009 nessuno ci troverà poi nulla di strano. In fondo, chi puo’ essere tanto ottimista da sperare di riuscire davvero a spodestare gli dei?

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