Sapere che fine abbia fatto Tom "durrrr" Dwan al giorno d'oggi è roba da indovini o quasi, e se nessuno può dire di avere sul comodino la sfera di cristallo un giocatore che certo conosce meglio di altri i destini dello statunitense è un suo amico di vecchia data, ovvero David "raptor517" Benefield.
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RAPTURRRR - I due sono cresciuti assieme nel mondo del poker, essendo anche coinquilini anni fa, e malgrado col tempo si siano parzialmente persi di vista a tutt'oggi rimangono ancora in contatto: "Quando ho cominciato a giocare online mi dedicavo soltanto ai sit&go, quindi parlavo molto con Phil Galfond che faceva lo stesso - ha raccontato Benefield ospite di Joe Ingram - ma poi mi sono spostato sul cash game 6-max e quindi sull'heads-up, imparando molto da Tom".
Come ricorda infatti lo stesso "ChicagoJoey" a chi segue il suo podcast, David Benefield è stato una delle leggende del cash game high stakes, malgrado oggi lui sia il primo a dire "penso sia dura definirmi un giocatore di poker ormai". Un po' come ci si aspetterebbe dai veri campioni, o forse solamente da dei pazzi scatenati, nel momento del suo massimo splendore "raptor517" esce volontariamente di scena, e non perché stesse perdendo denaro.
L'ABBANDONO DEGLI HIGH STAKES - "Credo di essere un caso piuttosto anomalo in questo senso - ammette - nel 2009 giocavo contro tutti in heads-up, ma poi ho deciso di riprendere gli studi e lasciar perdere il poker, anche se mi rendo conto possa suonare molto stupida come cosa, e probabilmente da un punto di vista razionale è così".
Consapevole che spiegare una decisione simile, quando si può vantare un successo di quel tipo, sia tutt'altro che semplice, Benefield ci prova comunque: "Per arrivare a quel livello devi vivere una vita monodimensionale dove ci sia soltanto il poker - ammette - devi avere una passione viva, la volontà di battere chiunque, e per riuscirci non puoi che studiare più degli altri, in continuazione. Andavo fuori a cena, e pensavo che in termini di EV mi stava costando 5.000 dollari, non era più un genere di vita che mi desse degli stimoli".
Troppo insomma per lui, che comunque evidentemente grazie al poker aveva già raggiunto una solida posizione economica, specie per un ventenne.
"Abbiamo avuto fortuna, a cominciare quando tutto era più facile e quando anche noi stessi avevamo l'età giusta - ammette - se avessimo avuto 15 anni sarebbe stato troppo presto, mentre se ne avessimo avuti 24 probabilmente sarebbe già stato troppo tardi". Ma malgrado questo sarebbe tornato a giocare cash game high stakes, e non soltanto a Las Vegas durante le WSOP ma anche e soprattutto a Macao, dove non era mai stato: ad invitarlo, ovviamente, Tom Dwan.
UN ANNO A MACAO - "Mi disse che le partite erano molto buone, inizialmente pensavo di rimanerci una decina di giorni - rivela - poi mi resi conto che quella fosse un'opportunità da non lasciarsi sfuggire, così accantonai nuovamente gli studi e rimasi per un anno. Si tratta di una vita monotona, io mi alzavo al mattino, mi mettevo in lista per giocare, cominciavo la sessione qualche ora dopo poi andavo a letto e ricominciavo". Ma curiosamente, proprio in quel frangente Tom Dwan non poteva essere con lui.
"Ha avuto problemi con il visto in quel periodo, è dovuto stare lontano da Macao per un anno, inoltre le partite non sono più così buone - rivela - Tom in questo momento credo sia a Las Vegas, ma mi ha anche parlato di una bella partita a Londra con un milione di buy-in, che non so se abbia giocato".
Quanto alla sua situazione, David Benefield può soltanto immaginare quale sia: "Potrebbe essere andato rotto come avere 50 milioni da parte, non ne ho idea - afferma - ma comunque non penso bazzichi più Macao come un tempo. Ne vale ancora la pena, puoi giocare il $100/$200 con regolarità, ma le partite veramente ambite sono strettamente private". Forse, inaccessibili anche ad uno che ha (o aveva) i giusti contatti come "durrrr".
Infine, David Benefield parla del suo futuro, che immagina lontano da New York ("questo posto è troppo freddo e costoso, vorrei andare ad Austin") ma anche dal poker online: "Non credo che saprei essere competitivo ad alti livelli, non ho fatto il duro lavoro che invece hanno messo in atto i migliori. In passato non mi sono mai fatto problemi ad aggredire con degli shot i livelli superiori, ero a mio agio anche a giocarne di molto inferiori quando le cose andavano male, e penso si potrebbe fare ancora oggi. Se in una partita ci fossero due giocatori amatoriali e tre regular, non esiterei a mettere sul tavolo anche il 20% del mio bankroll". Ma in fondo, lui è (ancora) "raptor".