Phil “OMGClayAiken” Galfond è un giocatore assolutamente vincente al cash game high stakes. Negli ultimi tre anni e mezzo, dopo Phil Ivey e Patrik Antonius ci sono lui e gli 8.300.000 dollari che ha saputo guadagnare. Ben più di quanto fatto da Tom “durrrr” Dwan o Ilari “Ziigmund” Sahamies, per citare due volti noti.
Eppure, Phil Galfond non è famoso quanto loro, né ha mai saputo scrollarsi di dosso una certa reputazione che lo vuole nitty: una sorta di peccato mortale per un nosebleeder, che secondo una certa idea non dovrebbe aver paura di niente e nessuno.
“OMGClayAiken” non è dello stesso avviso, e spiega la sua posizione nel proprio blog: “E’ da un po’ di tempo che volevo parlare di questa fama che mi sono creato, circa l’essere un nitty nella gestione del bankroll o nella table selection, credo che questo sia stato frainteso”.
Galfond spiega di trovarsi in una situazione molto particolare, dove potrebbe giocare regolarmente al livello $25/$50 – che ha un traffico sostenuto – oppure agli high stakes, dove il traffico è molto più scarso, e quindi le situazioni possono essere profittevoli oppure pessime.
“Mentre ai livelli inferiori salire significa incontrare un gioco sempre un po’ più duro, il salto dal livello $25/$50 agli high stakes in termini di difficoltà è molto inferiore se paragonato a quello che esiste ad esempio fra NL100 e NL2000”.
Questo per “OMGClayAiken” significa che, essendo in grado di battere i nosebleed, la differenza di soldi in ballo giocando il $25/$50 non sarebbe compensata da un aumento di edge tale da rendere questo salto profittevole. In poche parole vincerebbe meno, perché giocherebbe contro avversari appena un po’ più deboli ma per cifre sensibilmente inferiori.
“Con gli swing che sono possibili a quei livelli devo stare molto attento a giocare quando sono in forma e contro i giusti avversari. Non posso giocare in tavoli dove il mio edge è molto ridotto o addirittura incerto nel lungo periodo, perché mi esporrei ad una varianza terribile”.
Phil crede che giocare contro avversari duri sia indispensabile per diventare migliori, e lui stesso ammette di averlo fatto, ma che essere professionisti a questi livelli richieda anche meno spettacolo e più pragmatismo: “Potrei ancora giocare partite HU dure, ma non credo sia una buona scelta per la mia carriera, anche se capisco che c’è chi crede non sia una cosa figa. Ho un infinito rispetto per giocatori che accettano azione da chiunque, a costo di sacrificare fette importanti del proprio bankroll, gente come Gus Hansen o Isildur1. Probabilmente sono più coraggiosi di me”.
Eppure, nonostante lo spettacolo tenda tutto da una parte, sono in diversi a credere che sia molto più “poker player” un giocatore come Phil Galfond piuttosto che lo spericolato Isildur1…