Giovanni Carboni di EGLA (European Gambling Lawyers & Advisors) ed esperto consulente sul gioco, sul quotidiano "Il Tempo" ha ribadito con fermezza quali sono i costi sociali sul gioco, rispondendo ad un attacco mediatico guidato dal Senatore Endrizzi.
"Si sostiene - afferma Carboni - che lo Stato con il gioco ci rimette. Il senatore Endrizzi dichiara nel settembre scorso: “In base ad uno studio dell’Università di Neuchâtel i costi sociali e sanitari per l’Italia ammonterebbero a circa 6 miliardi. ”. E sostiene: “Lo Stato perde per mancati consumi circa 3,8 miliardi di entrate IVA.”. Applica ai 18 miliardi della spesa del gioco 2012 l’IVA del 21% allora vigente. È ora di mettere le cose in chiaro".
"L’Università di Neuchâtel ha condotto uno studio sui costi sociali del gioco in Svizzera, non in Italia. I dati di Endrizzi sono del Conagga che proietta quelli della Svizzera sull’Italia, in base al rapporto tra le stime dei giocatori patologici nei due Paesi. Il Conagga dimentica che il PIL pro-capite italiano è il 42% di quello svizzero. Avrebbe dovuto calcolare i costi rapportandoli al diverso reddito pro-capite. Lo studio svizzero nell’introduzione menziona altre ricerche che adottano modelli diversi e stimano costi sociali anche molto più bassi. I ricercatori svizzeri non contestano le altre ricerche, propongono il proprio modello e le stime con prudenza e danno atto che altri opinano diversamente. Nel merito, lo studio svizzero individua tre tipi di costi: “costi diretti”, cioè spese sostenute per la salute (1,3%), “costi indiretti”, cioè minori prestazioni lavorative (69,7%) e “costi umani”, per peggioramento della qualità della vita (29%)".
"Riguardo ai costi indiretti lo studio svizzero rileva che a parità di sesso, età, scolarità, nazionalità svizzera/straniera, stato lavorativo dipendente/indipendente, la prestazione di lavoro dei giocatori patologici è inferiore. Dà per scontato che il gioco patologico sia la causa antecedente la minore prestazione. Ma non c’è prova che il gioco sia la causa e non l’effetto. C’è una sorta di comorbilità tra gioco patologico e minore prestazione lavorativa ma non sappiamo il senso della relazione. Il Conagga nella stessa presentazione dei dati accusa il gioco di spingere a comportamenti patologici soprattutto i soggetti con difficoltà economiche, come i disoccupati. Prima sostiene che la minore prestazione lavorativa è causa del gioco patologico poi facendo propria la ricerca svizzera afferma il contrario. Inoltre, la ricerca svizzera monetizza la minore qualità della vita del giocatore patologico e dei familiari".
"È un esercizio con forti convenzioni metodologiche e quantitative che, infatti, la ricerca svizzera palesa. Comunque a fronte del recupero di qualità della vita dei giocatori patologici (0,8% in Italia secondo il Conagga) si dovrebbe computare la perdita di qualità della vita del 99,2% dei cittadini obbligati a rinunciare a una sana e legittima attività di gioco e costretti a una limitazione della libertà se fosse adottato il divieto del gioco preteso da Endrizzi. Senza contare che i giocatori patologici, per i quali il gioco è una dipendenza, un bisogno incoercibile, si rivolgerebbero all’offerta illegale. Infine, questi costi non gravano sul bilancio dello Stato. Se cessano, non diventano entrate e non rimpiazzano le imposte dei concessionari. Le affermazioni di Endrizzi non reggono neppure sull’IVA. Assume - ribadisce Carboni - che gli importi sottratti al gioco legale sarebbero utilizzati solo per acquisto di beni con IVA massima. Dovrebbe considerare un mix sulle 3 aliquote”.
“Sfugge -sostiene Carboni - poi al senatore che se il gioco è esente IVA non lo sono i beni/servizi che gli operatori acquistano per produrre il gioco. Per tali beni e servizi il consumatore finale è la filiera del gioco. Subisce l’IVA e non può detrarla. L’IVA per gli operatori è un costo. A parte il personale, i costi di produzione pagano l’IVA, quasi esclusivamente al 22%. Lo Stato incamera. Senza il gioco magari lo Stato ci rimette sull’IVA. In conclusione, l’affermazione secondo la quale lo Stato perde per costi sociali e per mancato introito IVA più di quanto incassa per imposte del gioco legale è sbagliata e irresponsabile".