Le recenti elezioni ci hanno consegnato scenari politici fumosi ed ancora da decifrare. Sarà compito del Presidente Giorgio Napolitano cercare di individuare la strada istituzionale più corretta per riuscire a nominare un nuovo Esecutivo, ma non sarà un percorso semplice.
Gli sforzi della futura coalizione di Governo, con ogni probabilità, saranno dedicati all’arginare le emergenze nazionali, come la crisi finanziaria ed economica, senza dubbio prioritarie.
Difficilmente, nei prossimi mesi, assisteremo ad una politica organica e sistematica nel settore dei giochi, seppur la nuova composizione politica del Parlamento (in particolare da parte del Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo) ci invita a ritenere che saranno intrapresi provvedimenti in linea gli intenti del precedente Governo Monti (vedi Dl Balduzzi): ovvero un’azione mirata ed ancora più insistente, nell’arginare il gioco patologico e le ludopatie.
Sul poker live oramai la storia è “vecchia”: esistono due leggi che hanno disciplinato il settore ma non sono state attuate in questi anni. E’ quasi scontato che la regolamentazione rimarrà nel limbo ancora per parecchio tempo. L’unico che – nel suo programma vedeva nel settore una risorsa per l’erario era il Popolo delle Libertà ma con forti contrasti all’interno della propria coalizione (vedi Lega Nord). Il Pdl non ha però la forza parlamentare e politica per portare avanti il programma presentato in queste settimane da Berlusconi (maggior gettito derivante dai giochi), pertanto il discorso sembra chiuso.
Pier Luigi Bersani è stato colui che ha “liberalizzato” le scommesse sportive in Italia, con il bando del 2006, ma i tempi sono cambiati ed il leader del PD sembra aver problemi ancor più impellenti a cui pensare. All’interno del suo partito inoltre sono contrari ad un riconoscimento legale delle sale da poker.
Tenendo ben presente gli attuali equilibri parlamentari, non è da escludersi che nella prossima legislatura, si arriverà ad un’abrogazione delle leggi già esistenti sul live.
Vi sono però altri aspetti, oltre al poker dal vivo, di non secondaria importanza che saranno affrontati nei prossimi mesi. Il primo tema riguarda la fiscalità e l’Esecutivo potrebbe dare il via libera all’Agenzia delle Entrate (che sta studiando il fenomeno) per ragioni di opportunità erariali.
Rileggiamo le significative dichiarazioni – risalenti a tre settimane fa - dell’autorevole Avvocato Stefano Sbordoni (legale e consulente di AAMS, molto vicino alle istituzioni): "l'Agenzia delle Entrate ha preso atto della questione dei giocatori professionisti di poker e sta valutando i criteri da seguire. In Italia non è stata ancora individuata la categoria del giocatore professionista e, di conseguenza, debiti e crediti ad essa collegati. Altro punto è l'individuazione di criteri classificatori della categoria stessa. L'AdE ha preso atto della questione e sta valutando i criteri da seguire. Vi è la ritrosia di una certa opinione pubblica nel riconoscimento di tale categoria. Ma senza un riconoscimento non si possono presumere i guadagni dei giocatori professionisti”.
Il Ministero delle Finanze ed il Governo potrebbero quindi sostenere una futura disciplina che è allo studio dell’Agenzia. Se verrà chiarito e disciplinato questo aspetto non secondario per i poker players, in un secondo momento, a cascata, potrebbe essere anche risolto un altro caso spinoso: la questione dei clienti italiani di Full Tilt Poker che ancora attendono di rientrare in possesso dei propri fondi.
Il problema – in questo momento – è lo spettro di un potenziale pericolo di contestazioni e multe, da parte della stessa Agenzia delle Entrate, in merito ai volumi che sono stati giocati sulla red room che non aveva alcuna concessione riconosciuta da AAMS, quando operava dal 2009 al 2011.
Una futura disciplina fiscale in materia, potrebbe chiarire la posizione di molti ex regular di Full Tilt Poker, senza scordarci che avrà un’influenza decisiva, l’esito del ricorso pendente presso la Corte di Giustizia Europea, per un caso simile.