Per quale motivo, dopo oltre quattro anni, non è stato pubblicato il regolamento per il texas hold’em dal vivo? Ci sono ragioni tecniche e "politiche", andiamole a scoprire, facendo un piccolo passo indietro per capire le reali difficoltà del settore.
Nel 2009, l’articolo 24 della Legge “per gli adeguamenti degli obblighi comunitari” (meglio conosciuta come “Comunitaria") prevedeva un bando di gara per l’assegnazione delle prime concessioni per il poker sportivo live.
La stessa norma annunciava l’emanazione di un regolamento da parte di AAMS. Una prima bozza era stata presentata all’esame del Consiglio di Stato ma era stata parzialmente respinta.
Rispettando le indicazioni del supremo organo di giustizia amministrativa, nel 2011 l’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti, aveva previsto nella Legge di Stabilità, nuove norme che andavano ad abbattere alcuni limiti della precedente legge e che davano slancio ad una nuova disciplina che avrebbe dovuto garantire nelle casse dell’erario 80 milioni di euro nel primo anno di attività (in teoria il 2012).
La crisi – al tempo - del Governo Berlusconi però ha rallentato il progetto del live e, con il passare dei mesi, le critiche dell’opinione pubblica si sono fatte sempre più forti e marcate, al punto da creare una vera e propria opposizione bipartisan nel dicembre del 2012, quando l’Esecutivo guidato da Mario Monti sembrava intenzionato a dare il via alla prima gara pubblica, nonostante le resistenze di alcuni suoi ministri.
L’ultimo “Decreto Milleproroghe” prevedeva la pubblicazione del bando entro il 31 gennaio del 2013: il termine è giunto a scadenza e dopo mesi non si hanno più notizie sul fronte del live. Per quale motivo è finito tutto nel cassetto?
Ci sono svariati problemi tecnici, ma una delle ragioni principali riguarda il fatto che per l’Erario – secondo gli analisti – il poker dal vivo non rappresenta un “business” attrattivo.
Il Ministero dell’Economia ha preventivato, con 500 sale a pieno regime nel primo anno di attività, circa un miliardo in volumi di gioco e circa 30 milioni (il 3% sul buy-in) per il fisco, più altri 50 milioni per le concessioni (come entrate straordinarie).
Secondo una parte dell’opinione pubblica, alla fine sarebbero più i costi che i benefici, considerando i controlli che dovrebbero essere predisposti per monitorare la rete in tutta la Penisola. Ma il problema è anche un altro: quando nel 2011 era stata pensata la nuova rete (con la creazione teorica di 1.000 sale con base d’asta da 100.000 euro), le slot dovevano essere un quid per dare slancio a tutto il settore e aumentare in maniera vertiginosa i volumi destinati alle casse erariali.
Il “Decreto Balduzzi” (approvato lo scorso dicembre) prevede una redistribuzione degli apparecchi da intrattenimento su tutto il territorio con una graduale e forte limitazione. A piazza Mastai, a Roma, stanno lavorando proprio su questo progetto e il trend sarà quello di circoscrivere l’utilizzo delle macchinette solo in determinate zone. Bisognerà capire se il poker rientrerà in questa pianificazione. Non farlo sarebbe un grave errore.
La disciplina sportiva del texas hold'em live è una realtà che non può essere più ignorata, un fenomeno sociale che coinvolge più di un milione di persone che dovrebbero essere maggiormente tutelate dallo Stato. Disciplinare il settore sarebbe una garanzia per l’ordine pubblico sotto tutti i punti di vista. Ci sono però difficoltà tecniche che devono essere superate (le analizzeremo in seguito), molto probabilmente con un’ulteriore modifica delle norme in vigore.
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