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Las Vegas: i casino sul piede di guerra con PokerStars

harry-reidIl conto è aperto dal black friday: in molti sostengono che la nota inchiesta condotta con estrema attenzione dal Dipartimento di Giustizia di New York sia stata sollecitata – in maniera informale – dalla potentissima lobby dei casinò di Las Vegas, guidata da Caesars e MGM. L’obiettivo è sempre stato quello di sottrarre il duopolio (o quasi) del primo mercato mondiale a PokerStars.com e FullTiltPoker

In tutti i casi, dopo due anni dallo tsunami giudiziario che ha messo in ginocchio il poker online statunitense, le sale da gioco del Nevada vogliono fare piazza pulita e blindare il futuro mercato statale, da intrusioni più o meno gradite. 

Assegnate le licenze (anche la multinazionale italiana Lottomatica fa parte di questo esclusivo club), il Nevada è pronto a proteggere i propri investitori ed interessi locali. Oltre alla tassazione degli MTT online ed un raddoppio dei costi di licenza (ed anche di rinnovo) sono stati proposti diversi emendamenti al regolamento di gioco già approvato.

Uno di questi ha una portata politica significativa: il "Nevada Assembly Bill 114" è volto a restringere il campo del numero di operatori. Tra le modifiche sollecitate vi è una nuova clausola che prevede l'esclusione delle poker room che hanno accettato clienti statunitensi dopo il 31 dicembre 2006, data nella quale è entrata in vigore la legge federale UIGEA che vieta le transazioni bancarie e finanziarie verso i siti di gambling. In questo caso, se dovesse essere approvata tale regola, PokerStars e Full Tilt Poker rischierebbero di rimanere fuori dal mercato del Nevada per molti anni (è la durata di standb-by prevista). E non è un caso che tale proposta sia già stata presentata in Congresso, in un precedente progetto di legge federale sul gioco online da parte del Senatore di Las Vegas Harry Reid.

Un discreto inconveniente per Rational Group, la multinazionale proprietaria delle prime due rooms mondiali che sarebbero costrette a rimanere, almeno in Nevada, fuori dai giochi. Come noto, Stars al momento di siglare l'accordo con il DoJ ha ottenuto il lasciapassare dalla Procura Generale. In poche parole, non vi è nessuna pregiudiziale alla sua presenza negli States ma il Dipartimento di Giustizia non può certo sostituirsi al potere del Congresso o delle Assemblee Statali, come quella del Nevada.

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Il gruppo dell'Isola di Man comunque si è tutelato, acquistando un casinò ad Atlantic City, in modo tale da poter avere una strada privilegiata, in vista dell’ottenimento di una licenza per il gioco remoto in New Jersey (che ha una popolazione che è quasi il quadruplo rispetto a quella del Nevada), in modo tale da poter promuovere il proprio brand negli States e garantire la sua presenza all'interno del futuro mercato interstatale a stelle e strisce.

poker-online-nevadaLa sensazione è che tra i casinò di Las Vegas e PokerStars-FullTiltPoker vi sia comunque un conto aperto da molto tempo. I primi disegni di legge in Nevada sul gioco online negli ultimi mesi del 2009, furono proposti da membri dell'Assemblea statale che erano finanziati alla luce del sole dalle due poker rooms (i finanziamenti ai politici negli States sono pubblici) e si parla di un periodo antecedente al black friday. 

Da quel momento la lobby di Las Vegas si è compattata, sotto la guida di Caesars e MGM che hanno sostenuto il senatore Harry Reid a conquistare la leadership dei democratici in Senato. Nonostante le alleanze tra Steve Wynn con PokerStars e FullTilt con i fratelli Fertitta, con pressioni politiche di tale portata vi è stata un'offensiva giudiziaria pesante nei confronti delle rooms che operavano offshore, senza alcuna licenza. Il resto della storia la conosciamo bene... ma la guerra sembra sempre in atto.

Non c'è da meravigliarsi se in questo contesto di voci ed illazioni, si siano spese questa settimana accuse molto pesanti da parte dell'imprenditore-truffaldino Jeremy Johnson che avrebbe rivelato al vice procuratore generale dello Utath, John Rondine, di un clamorso tentativo di corruzione della vecchia Full Tilt Poker nei confronti di Harry Reid per più di un milione di dollari, con il chiaro obiettivo di indurlo ad insabbiare l'inchiesta sul gioco offshore. Naturalmente la notizia non ha ancora trovato alcun riscontro e va presa da una fonte tutt'altro che attendibile, anche perché alla fine gli investigatori di New York hanno fatto il loro 'dovere' ed hanno messo in ginocchio la red room...

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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