Il poker live è stato messo in stand by, il regolamento perso nei meandri della burocrazia e osteggiato da una parte dell’opinione pubblica: il Consiglio di Stato l’ha esaminato nel lontano maggio 2011, data antecedente all’intervento normativo voluto dall’ex Ministro dell’Economia Giulio Tremonti che – proprio su suggerimento dei giudici amministrativi – apportò delle modifiche sostanziali alla legge del 2009.
Da quel momento l’iter è rimasto bloccato e il CdS non ha più ricevuto alcun testo aggiornato, seppur gli sia stato fornito parecchio materiale in via ufficiosa anche in questi ultimi mesi.
La bozza del regolamento è ancora bloccata in AAMS e al Ministero dell’Economia e Finanze. Come mai?
Gli esiti sono paradossali: si continua a giocare, vengono riaperti circoli in tutta la Penisola senza alcun controllo con un rischio crescente e tangibile di pubblica sicurezza, ma ad una parte dell’opinione pubblica (basta leggere i giornali per farsi un’idea) non interessa: per alcuni “attenti” osservatori esterni al settore, l’importante è che non siano attivate le 1.000 sale da poker previste da Tremonti, a prescindere da tutto. Magari non conoscono neanche la differenza tra videpoker e texas hold’em live ma non importa e la crociata mediatica è oramai in essere da parecchio tempo.
D’altronde con il poker lo Stato ricava risorse quasi inesistenti (80 milioni previsti nel primo anno di attività) rispetto ad altri giochi (le slot garantiscono quasi 4 miliardi) e può essere sacrificato per accontentare una parte dell’opinione pubblica, in modo da stemperare la pressione in altri settori (secondo il Sert vi sono quasi 700.000 italiani che hanno problemi di dipendenza dovuti a giochi compulsivi e di pura fortuna).
Il Governo Monti ha più poche settimane di vita e con una pressione mediatica così accentuata, la pubblica amministrazione non può far altro che attendere le elezioni e un nuovo esecutivo che dovrà farsi carico di scelte politiche definitive per il settore.
E’ una vera guerra mediatica e non importa se il mercato sia oramai finito nell'anarchia, senza più alcuna regola. Le parole di Magistro di una settimana fa, alle domande pressanti dell’Avvenire, devono essere ben interpretate: non è vero che il live è stato messo in naftalina, bensì il direttore dei Monopoli ha previsto tempi di attuazione molto lunghi.
Ma dov’è la novità? Avevamo svelato in anteprima - con qualche giorno d’anticipo -che l’avvio della rete sarebbe stato previsto per dicembre 2013. Magistro conferma nell’intervista che si sta lavorando in un’ottica di medio-lungo termine.
Il vero nodo tecnico riguarda la sicurezza: ai Monopoli non sono ancora convinti delle soluzioni proposte. Magistro ha esternato i suoi dubbi: “Immaginare – ribadisce all’Avvenire - di poter offrire da un giorno all’altro un nuovo gioco, nel quale i concorrenti non si misurano con una macchina, ma tra di loro attorno ad un tavolo non è una cosa semplice. Si tratta di una situazione complicata da gestire. Bastano un paio di interrogativi: chi controllerà le giocate? Chi sorveglierà la regolarità delle partite?”.
Proprio per ragioni di sicurezza però i tecnici dovrebbero accellerre i tempi nel trovare una soluzione: come detto, si continua a giocare in tutta Italia senza alcun controllo; una rete legale presente nella Penisola potrebbe contribuire a ridurre l'offerta non autoizzata.
C’è inoltre un altro equivoco da superare: la legge riserva la partecipazione esclusiva al bando di gara solo ai concessionari già esistenti. Pertanto o la norma è finalizzata a garantire l’integrità del gioco e la serietà dell’offerta, oppure ha solo uno scopo di restringere senza motivo la concorrenza (con conseguenze drastiche in ambito soprattutto di diritto comunitario).
Pertanto, è giusto chiarire le posizioni: se rispondono ai requisiti di legge, i concessionari dovrebbero essere ritenuti all’altezza, al fine di garantire la regolarità degli eventi organizzati nei nuovi circoli autorizzati. Ed in caso di irregolarità riscontrate, dovrebbe essere prevista la decadenza di tutte le licenze in possesso.
Inoltre, sarebbe necessario creare figure super professionali riguardo ai dealer e ai direttori di sala, magari con uno specifico albo. C’è chi propone inoltre di escludere (in un primo momento) certe zone socialmente problematiche, dove si convive con problemi di pubblica sicurezza ogni giorno.
L’uso delle chips elettroniche potrebbe essere d’aiuto ma alcuni autorevoli esperti si spingono oltre e propongono addirittura i tavoli elettronici, almeno per una prima fase sperimentale, in modo tale da garantire l’avvio della rete, in modo tale da poter superare le iniziali perplessità dell'opinione pubblica.
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