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Poker online: il mercato mondiale non cresce, i motivi

poker-online-mondialeIl poker online mondiale ha perso - negli ultimi 12 mesi - circa il 24% in termini di traffico (senza contare l’Italia) secondo i dati e le statistiche fornite dal sito specializzato PokerScout. Il nostro mercato è uno dei pochi in controtendenza,  grazie soprattutto all’introduzione del cash game. Non è escluso che il recente ampliamento dell'offerta della rete gestita da AAMS, abbia in parte (per qualche punto percentuale) penalizzato i grossi network internazionali con parecchi players italiani che hanno lasciato le piattaforme .com.

Black Friday
Italia a parte, da una prima analisi superficiale, si può riconoscere che la causa principale della vistosa contrazione sia dovuta al black-friday. E su questo punto è difficile dissentire: le due principali rooms, PokerStars.com e FullTiltPoker avevano circa il 50% della loro clientela proprio negli States.

Inutile negare che il mercato nord americano è sempre stato il polmone di tutto il settore e gli utili record, maturati a quelle latitudini, sono serviti a finanziare la promozione del gioco in Europa e non solo. Con gli Usa bloccati, l’industria mondiale rimane inevitabilmente ingessata ed anche gli investitori finanziari sono scettici ma la regolamentazione in alcuni stati (Nevada, Iowa, New Jersey) potrebbe essere un punto di svolta per l’egaming. Non è un caso che le azioni di Bwin-Party, allo Stock Exchange di Londra, hanno iniziato a recuperare terreno, a seguito dell’annuncio della joint-venture con il colosso di Las Vegas, MGM, in vista del possibile ingresso nel Nevada.

Spiegare la crisi del settore, concentrando le nostre attenzioni solo al 15 aprile 2011, sarebbe però un grave errore. Senza black-friday, con ogni probabilità, dopo anni di boom, il 2011 non avrebbe presentato – in tutti i casi - un tasso di crescita significativo a livello globale, in termini di traffico e di rake.

UIGEA
poker-onlineLe cause sono insite a fatti precedenti al maledetto venerdì nero. Bisogna risalire addirittura al 2006, quando l’amministrazione di George Bush jr. fece approvare al Congresso la legge UIGEA che ostacolava le transazioni bancarie verso i siti di gioco. La normativa federale, sottovalutata da molti, ha mutato le politiche e gli equilibri dell’industria dell’e-gaming.

Innanzitutto players come PartyPoker (PartyGaming), Ladbrokes, 888 e William Hill (per citare i più noti) sono fuggiti dagli States per evitare gravi conseguenze legali. Ed il tempo gli ha dato ragione. Stiamo parlando di multi-piattaforme che non offrivano, e non offrono, solo poker ma anche altri giochi (scommesse, casinò, bingo etc) e che perseguivano politiche di marketing orientate non solo a professionisti, ma soprattutto a giocatori occasionali e gamblers.

Sono rimaste Full Tilt Poker, PokerStars e le rooms del network Cereus (UB e Absolute Poker) che in questi ultimi cinque anni hanno fatto il bello ed il cattivo tempo negli USA prima dello stop imposto da Preet Bharara, Procuratore di New York. Altre rooms e network come Doyles, Bodog, CakePoker etc. sono rimasti ai margini.

Dal 2006 al 2011, l’applicazione graduale ma sempre più stringente dell’ UIGEA ha però legato le mani ai quattro siti, costretti a concentrare l’offerta di gioco soprattutto su players che avevano un approccio tutt'altro che occasionale al gioco.

Boom Zynga Poker
Fatto sta che l’UIGEA non ha permesso alle rooms di poter promuovere al 100% il gaming online nel primo e storico mercato mondiale (con circa il 50% dei volumi). A testimonianza della difficoltà nell’accedere al settore real money per molti potenziali clienti, è necessario osservare il boom registrato da Zynga Poker, la piattaforma gratuita del social network Facebook.

La room play for fun può contare su 8 milioni di visitatori unici al giorno (seppur si è registrata una lieve flessione negli ultimi mesi del 2011), gran parte dagli USA. Questo dato può far capire il potenziale non “valorizzato” dall'industria del gioco online dal 2006 ad oggi (torneremo nelle prossime settimane ad analizzare il modello Zynga).

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L’utenza media delle rooms statunitensi era considerata ’esperta’ nell’uso della moneta elettronica, con un discreto potere di spesa e che già conosceva il poker. E’ rimasta tagliata fuori invece una fascia consistente di potenziali giocatori casuali, anche perché le rooms in questione non potevano pubblicizzare i loro prodotti in eventi di massa, come le manifestazioni sportive più in vista (in particolare dal 2008 in poi).

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Di conseguenza, il mercato cardine dell’industria mondiale è rimasto fermo per 5 lunghi anni, senza registrare impennate degne di nota, nonostante siano stati spesi milioni nel marketing: Full Tilt Poker ne destinava 20 al mese, gran parte negli USA ma sono per aggredire target ben definiti ed obbligati (alcuni network televisivi non permettevano neanche la pubblicità del siti di gioco).

Guerra a Las Vegas
Sono in molti a sostenere che la migliore e più efficace promozione del gaming su internet sia attraverso punti promozionali live, necessari anche per la raccolta: in Asia -  ad esempio - non si può prescindere da tali strumenti per garantirsi buoni volumi su internet. E ragionando in tale direzione, per il futuro italiano, sarà fondamentale l’apertura delle prime rooms live sul territorio, proprio in ottica promozionale per avvicinare al poker nuovi giocatori.

Una pratica impensabile negli States a causa della mancata regolamentazione del settore e soprattutto dal fatto che i casinò e le card rooms hanno sempre osteggiato lo sviluppo del gioco sul web fino al 2010, anno della svolta. Ma a Las Vegas sono divisi: Caesars e MGM vogliono l'online, Steve Wynn sogna un'altra joint-venture con PokerStars ma alcuni boss come Sheldon Adelson si sono dichiarati contrari. Il proprietario di Las Vegas Sun è il principale finanziatore della campagna per le presidenziali di Newt Gingrich, uno dei candidati forti repubblicani che ha già dichiarato pubblicamente la sua avversione al gioco su internet.

L’UIGEA ha inoltre complicato tutto: dal 2006 per i siti è diventato sempre più difficile poter gestire canali di pagamento sicuri ed immediati (pensiamo agli ammanchi milionari registrati dagli intermediari di Full Tilt), restringendo inevitabilmente l’offerta solo ad un’utenza esperta che da anni familiarizzava con certe dinamiche. Gli analisti sono convinti che tutto questo non ha favorito l’affiliazione di un numero consistente di players (dai 4 ai 5 milioni minimo), seppur siano stati spesi milioni nel marketing.

casual-playersNuove strategie
Dopo il black-friday vi è stata una svolta nella politica di molte case da gioco internazionali che hanno cercato di ‘catturare’ i cosiddetti casual players: senza i clienti USA, il field si era drasticamente ridotto. Per alcuni siti, il processo è in corso da qualche anno ma con politiche non del tutto corrette per il medio-lungo termine (analizzeremo in separata sede questo problema).

Allargare la base è senza dubbio un percorso obbligato per garantire un futuro al settore ma tale approccio doveva iniziare già molto tempo fa e soprattutto era necessario impostarlo con un atteggiamento diverso. Vedremo in seguito che incentivare l’arrivo di fish per attirare gli squali (i players più esperti) può portare vantaggi alle case da gioco ma solo nel breve periodo; il rischio è quello di compromettere la crescita futura dell’intero settore.

Altre cause
Logico che la partita più importante per l’industria dell’egaming si gioca sullo scacchiere di Washington (seppur negli USA in un primo step il poker online sarà regolamentato a livello statale) ma non è solo un problema politico ma anche di mercato. La mancata crescita merita una seria riflessione su problematiche tecniche di non secondaria importanza, come il tempo medio di deposito dei casual players, l’accessibilità dei siti, la concorrenza pressante dei social games e non solo. Tutte tematiche che meritano riflessioni ed un’analisi più profonda che andremo ad affrontare nei prossimi articoli dedicati al futuro del poker online.

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Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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