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Poker online: terremoto in GB e Francia, Spagna verso il crack

spagna-poker-onlineNel poker online è un momento di transizione in molti mercati europei e Spagna, Francia e Gran Bretagna sono i tre fronti aperti, in rapida evoluzione. Vediamo quali sono le principali novità che potrebbero condizionare la politica dei giochi continentale ed anche gli equilibri di mercato in Italia.

SPAGNA: OPERATORI IN FUGA. C’è un evidente problema di liquidità: a causa dell’eccessiva pressione fiscale, vi sono pochi giocatori, oltretutto concentrati in un numero ristretto di piattaforme (PokerStars.es spadroneggia). Al momento sono autorizzati 53 operatori dal DGOJ. Ma a meno di sei mesi dall’avvio del poker online iberico, alcune rooms stanno studiando una exit strategy legale. Hanno preannunciato l’intenzione di restituire le licenze decennali diverse società: la maltese GoalWin, il brand finlandese Paf, la potente multinazionale spagnola Cirsa e soprattutto IBapuestas, controllata di Ladbrokes, skin di punta del network Microgaming. Non proprio un grande inizio.

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FRANCIA: PRONTA AD ACCORDI DI LIQUIDITA’ INTERSTATALE. Se la Spagna piange, la Francia non ride. L’Arjel, l’ente regolatore, è seriamente preoccupato per il trend di mercato: i ricavi nel cash game hanno presentato un calo annuale del 5% mentre c’è stato un boom dei tornei e sit and go (+21%), anche se i poker tournaments rappresentano meno del 20% delle entrate totali. Questa diversità di risultati notevole è dovuta a due differenti metodi di tassazione applicati nei giochi. Il presidente dell’Arjel, Jean-François Vilotte, ha ammesso le sue personali preoccupazioni sul “potere attrattivo del poker”. Per il numero uno transalpino “sono prioritari accordi interstatali per garantire ai players francesi nuove sfide con giocatori stranieri”. L’Arjel sta spingendo in Parlamento per modificare la normativa attuale. Gli emendamenti serviranno per siglare accordi esclusivi di liquidità comune con Spagna e Italia nei prossimi mesi.

GRAN BRETAGNA CAMBIA LA TASSAZIONE. Chi guarda tutti dall’alto verso il basso è la Gran Bretagna: i giocatori non hanno problemi di liquidità, potendo giocare sulle piattaforme internazionali dot com. Come più volte annunciato però cambierà il sistema di regolamentazione. Nella giornata di ieri, il Governo britannico ha ribadito che sarà obbligatoria la licenza per tutte le poker rooms che raccoglieranno gioco in UK. Sarà introdotto un nuovo criterio rivoluzionario per la normativa britannica: quello del ‘punto di consumo’ . Dal 2014, le poker rooms, i casinò online ed i bookmakers dovranno operare con una licenza rilasciata dalla Gambling Commission di Londra e sulla raccolta nel Regno Unito, dovranno versare il 15% sugli utili (rake nel poker) all’Erario di sua Maestà. Con ogni probabilità, come avviene in Danimarca, i players continueranno a giocare sulla rete internazionale, ma dovranno accedere dai siti autorizzati (co.uk).

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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