Negli Stati Uniti, l’industria del poker online rischia di vivere per molti anni un clamoroso stallo. Dall'aprile 2010 gli States sono solo sulla carta il primo mercato mondiale, la leadership effettiva spetta alla Germania che – pur senza una regolamentazione – copre il 10% dell’action mondiale. Il baricentro si sta spostando verso il Vecchio Continente ma per l'intero settore è un grave danno, considerando che gli operatori devono rinunciare ai super utili del gambling a stelle e strisce.
Negli Usa, la situazione per gli appassionati di poker è sempre più complicata: sono scattati i preparativi per le ‘Presidenziali’ e per il rinnovo di una parte del Congresso. E’ in corso di svolgimento a Tampa, la Convention Repubblicana dove è prevalsa la linea dei conservatori. Mitt Romney, candidato alla Casa Bianca, ha sposato il programma caldeggiato dalla corrente di destra.
Ha prevalso l’ala dura e pura del partito e c’è il forte sospetto che sullo scottante tema ci sia la regia occulta di Sheldon Adelson (proprietario di Las Vegas Sands) disposto a donare ben 100 milioni di dollari per la campagna elettorale. E’ pubblica è la sua avversione per l’e-gaming.
Sul gioco online la posizione è a dir poco intransigente, almeno a leggere le linee programmatiche: “Milioni di americani soffrono di un problema molto grave e il gioco d'azzardo patologico può distruggere migliaia di famiglie. Sosteniamo il divieto di gioco d'azzardo su internet e la richiesta di inversione della decisione del Dipartimento di Giustizia sull'interpretazione del Wire Act che potrebbe spalancare la porta alle scommesse su internet. Internet deve essere sicuro per i minori. Chiediamo ai service provider la massima diligenza per evitare che la rete non diventi un rifugio sicuro per predatori, nel rispetto del Primo Emendamento...".
Il partito Repubblicano dal 2010 controlla la Camera con una larga maggioranza e lo farà anche nei prossimi mesi. Nelle future elezioni reciterà un ruolo di primo piano per la futura composizione del Congresso: dovranno essere rieletti tutti i deputati (e un terzo dei senatori) e quindi – in teoria – i giochi sono ancora aperti per i sostenitori del poker online.
In realtà l’intransigenza dimostrata dai Repubblicani è una cattiva notizia sotto il profilo politico e gli esperti analisti di Capitol Hill lo hanno capito: difficilmente ci sarà spazio per l'online. Il problema è che anche all’interno del Partito Democratico vi è una fortissima spaccatura sul delicatissimo tema e, senza una larga alleanza bipartisan, non potrà mai passare alcuna legge federale. Non a caso, nei primi due anni di presidenza Obama, quando i due rami del parlamento erano in mano democratica, ogni tentativo si è rivelato vano. Inoltre, i sondaggi parlano di un sostanziale equilibrio tra le due forze politiche.
Fine prima parte – continua
Poker online: verso la fine del sogno americano (2a parte)