La Commissione Europea ha convocato il primo epocale incontro a Bruxelles per il 27 febbraio tra i rappresentanti degli enti regolatori del vecchio continente e gli esperti di gioco che hanno contribuito alla raccolta dei dati sul Libro Verde, nota consultazione – in ambito comunitario – sul gaming online.
L’organo di governo europeo coglierà l’occasione per presentare gli esiti della ricerca e soprattutto sondare il terreno sul probabile interesse degli Stati Membri di contribuire ad un’armonizzazione normativa sul gambling in rete ed – in particolare – sul poker online che potrebbe essere valorizzato in un mercato di liquidità internazionale in ambito comunitario. Non a caso AAMS insieme con l’Arjel stanno discutendo di un futuro mercato comune tra i due stati ed anche la Spagna ha dichiarato il proprio interesse.
Il principale obiettivo da parte del Commissario del mercato interno Michel Barnier, è quello di individuare un nucleo di norme comuni indirizzate verso la tutela dei consumatori. Una normativa che introduca inoltre disposizioni di trasparenza anche nei confronti degli operatori di gioco.
Barnier è inoltre intenzionato a chiarire alcuni nodi e motivi di contrasto emersi in questi anni: in particolare, il Commissario spinge per l'armonizzazione in modo da evitare che un operatore legittimato ad operare in uno Stato sia considerato illegale fuori dai confini di esso. D'altronde la costante giurisprudenza della Corte di Giustizia europea va in tale direzione.
Gli Stati Membri vivono una situazione paradossale ed hanno le mani legate perché la Suprema Corte li ha di fatto, esautorati e diffidati dall’introdurre norme a tutela dei giocatori che però limitano la libertà di stabilimento e di servizi all’interno dell’Unione.
Le recenti sentenze nei confronti dei monopoli austriaci e il precedente “Costa-Cifone” hanno ammonito i Governi in tal senso. Il messaggio dei giudici europei è chiaro: se lo Stato persegue una politica di espansione dell’offerta del gioco per incrementare le entrate fiscali, deve rimanere coerente nella sua strategia e non può penalizzare la libera concorrenza.
I giudici europei hanno voluto ribadire: “il settore dei giochi d’azzardo in Italia è stato per lungo tempo caratterizzato da una politica di espansione finalizzata ad aumentare gli introiti fiscali. Per la tutela dei consumatori residenti i mezzi impiegati per la realizzazione dell’obiettivo invocato devono essere coerenti e sistematici”.