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Snai Servizi chiede di operare senza concessione: è rivoluzione?

Storicamente il brand Snai è sempre stato identificato come leader delle scommesse in Italia. Inoltre il gruppo toscano si è sempre battuto – sotto il profilo politico e giudiziale - per difendere il sistema concessorio italiano di fronte all’apertura di numerosi punti di raccolta sul territorio, non autorizzati però dai Monopoli. 

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Alla luce di una corposa giurisprudenza europea e con il proliferare di Centri Trasmissione Dati, collegati a bookmakers esteri, Snai Servizi ha deciso di cambiare strategia, e tra lo stupore generale, ha presentato una storica istanza di autorizzazione alla raccolta gioco al Ministero dell’Economia e delle Finanze e all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, appellandosi al principio europeo di libertà di stabilimento.  Potrebbe essere l'alba di un nuovo assetto nel mercato italiano.

La linea di Snai è chiara: dal momento in cui operano in modo indisturbato nella penisola – in forza di parecchie sentenze della Corte di Giustizia Europea – diverse società prive di concessione italiana, la società chiede allo Stato di poter operare nello stesso modo, svincolandosi dai vincoli normativi attuali. 

Naturalmente l’iniziativa è solo in una fase preliminare, ma ha un significato politico a dir poco rivoluzionario per gli equilibri (molto fragili) del settore delle scommesse e del gioco pubblico in Italia, considerando che proprio Snai ha sempre difeso il modello concessorio. 

Se Snai sposa una politica simile a quella adottata negli ultimi 15 anni da StanleyBet e GoldBet (due bookies “autorizzati” dalla CGE, il primo con una sentenza e il secondo con un’ordinanza), è probabile che l'assetto del gaming italiano subisca un drastico cambiamento

D’altronde vi è una sorta di “discriminazione” (di fatto) tra chi opera con concessione italiana (e deve rispettare rigide regole normative e fiscali) e chi raccoglie gioco con licenza rilasciata da un ente regolatore “europeo” con aliquote diverse e maggiore libertà nei palinsesti e non solo.

In caso in cui l’istanza venga respinta, la strategia dei legali del gruppo sembra andare in un’unica direzione: provare tale discriminazione nei confronti degli operatori italiani che, paradossalmente, sono penalizzate sul mercato perché rispettano regole interne.

L'iniziativa sembrava una provocazione ed invece, a leggere i contenuti dell’istanza formale presentata al Ministero dell’Economia, si comprende che Snai Servizi è decisa ad andare avanti, appellandosi alla consolidata giurisprudenza europea.  

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L’agenzia di stampa Agimeg ha pubblicato l’istanza in versione integrale. Pubblichiamo alcuni estratti, a nostro avviso molto significativi per la storia normativa e politica del gaming italiano:

“L’assetto regolatorio nazionale dell’offerta di giochi e scommesse, è contraddistinto dalla presenza di una pluralità di prodotti gestiti da operatori che ne esercitano la raccolta in alcuni casi in forza di specifico titolo concessorio, ma in molti altri casi, numericamente molto significativi, anche in assenza di specifica concessione italiana, bensì derivandone legittimazione diretta sulla base della libertà di stabilimento e prestazione di servizi, riconosciute dall’Ordinamento dell’Unione Europea (Artt. 49 ss. e 56 ss. TFUE) con giurisprudenza consolidata della Corte di Giusta Europea a cui lo Stato italiano deve adeguarsi anche, del caso, disapplicando quelle misure che non siano conformi al diritto europeo”. 

Nella lettera inviata ai Monopoli vengono poi pronunciate tutte le sentenze dalla Zenatti (1999) fino alla Biasci (2012). 

“Ne consegue che il modello concessorio di gestione dell’attività di scommesse, pur se era stato riconosciuto potesse essere riservato allo Stato, nella sua concreta attuazione in Italia, di fatto si è reso incompatibile  con le condizioni che ne escludono legittimità se fonda il contingentamento sulla sola massimizzazione del gettito erariale: deve essere superato da un sistema a fonte abilitativa generale, nell’esercizio della libertà di stabilimento garantita dal diritto dell’Unione Europea”. 

“Pertanto, l’istante, interessata a svolgere l’attività di raccolta dei prodotti di gioco e di scommessa che la legge consente agli operatori nazionali di gestire, in forza di concessione, rivendica di esserne autorizzata dalle intestate Autorità in base ad apposito titolo abilitativo, in conformità alle medesime condizioni organizzative, economiche e fiscali imposte nell’applicazione della libertà di stabilimento europeo anche ai soggetti che non abbiano titolo concessorio,  ma dispongano di mero riconoscimento abilitativo rilasciato dallo Stato di appartenenza. Alla luce delle precedenti considerazioni, infatti, l’istante ha titolo per pretendere il rilascio di una tale analoga autorizzazione, non discriminatoria, trovandosi nella posizione analoga agli operatori transnazionali che non hanno potuto accedere ad una procedura selettiva effettivamente ispirata a condizioni di esercizio non discriminatorie, complessivamente sproporzionate e incongruenti con le superiori condizioni di legittimità imposte dall’ordinamento europeo, e che in base alla libertà europea di stabilimento raccolgono gioco lecito in Italia sula base di titolo meramente autorizzatorio rilasciato dallo Stato di appartenenza. 

D’altra parte, nella concreta situazione in cui si è venuto costituendo il murato assetto di mercato, l’autorizzazione qui richiesta non trova ostacolo nelle disposizioni legislative e regolamentari che hanno sino ad oggi attuato la possibilità di gestione delegata dell’attività di gioco mediante l’attribuzione di concessioni sottoposte a contingente numerico: la cogenza dei rammentati precetti europei, infatti,  ne imporrebbe evidentemente l’integrale disapplicazione, pena un effetto discriminatorio rovesciato penalizzante l’operatore nazionale nei cui confronti non sarebbero garantite quelle libertà di stabilimento di cui fruiscono in modo diffuso e generalizzato gli operatori transnazionali”.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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